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Celebrazione di Chanukkah

Nel Cortile delle Api, il cuore del Complesso Ebraico

 

C’è un piccolo miracolo che si compie ogni anno nel Cortile delle Api, il cuore del Complesso Ebraico di Casale Monferrato. Non può essere diversamente, visto che da un miracolo scaturisce anche l’origine delle celebrazioni di Chanukkah, quando nel 164 a.e.v. la lampada del tempio di Gerusalemme ha brillato per 8 giorni con l’olio bastante per uno. Ma è un’impresa notevole anche riuscire a radunare qui, da oltre 20 anni, per questa festa, persone di ogni confessione che in questo giorno vedono un messaggio di speranza. Questo miracolo si è compiuto di nuovo il 29 dicembre, quando almeno in 200 hanno raccolto l’invito della Comunità Ebraica Casalese: sono autorità, rappresentanti religiosi del territorio o semplicemente amici da ogni parte d’Italia e da Israele, accolti dalla presidente della Comunità monferrina Daria Carmi.

 

Chi partecipa sa bene che l’evento è in due parti. la prima è dedicata all’arte con la presentazione della nuova lampada destinata ad entrare in quella straordinaria collezione che è il Museo dei Lumi di Casale, dove si conservano le più diverse Channukiot (lampade di Chanukkah) realizzate e donate alla Fondazione Casalebraica da grandi artisti internazionali. Una collezione di 254 pezzi, fino ad ora, perché la 255ma, fa bella mostra di sé in Sala Carmi. Opera di Giorgio Griffa esposta in un allestimento suggestivo, dove la Chanukkia del maestro torinese diventa protagonista del sito insieme alla sua ombra. La presentano Roberto Gabei, Presidente della Fondazione, e Marco Porta, artista tra i curatori della collezione. “E’ un lavoro che è un unicum nell’opera di Griffa – spiega quest’ultimo – l’artista torinese che oggi ha 88 anni, ha sempre lavorato con una tela per terra e segni elementari. Ci aspettavamo che realizzasse un’opera pittorica, e invece ci ha dato una lampada utilizzabile, ma che ha mantenuto le caratteristiche del suo lavoro: una grande pulizia formale. Un’opera che è inscritta in un quadrato, dove una semicirconferenza occupa la metà superiore e definisce gli spazi per le otto candele e dello shamash al centro”. Il messaggio però nella sua essenzialità è chiaro e lo ricorda Diletta Carmi a nome della Comunità, “La luce di questa lampada è il simbolo del nostro compito di portare la luce in un’oscurità che diventa sempre più incombente”.

 

Quella di Griffa non è la sola lampada che si presenta oggi, nella sala attigua ce ne una piena di papaveri, opera del gallerista e artista casalese Ivaldo Carelli che l’ha ultimata poche settimane prima che una lunga malattia lo portasse via nel novembre del 2024. Un’altra chanukkia è di Stefano Tonti ed è dedicata a Elio Carmi, di cui era amico e collega, il Presidente della Comunità e fondatore del Museo dei Lumi che ci ha lasciato nel gennaio del 2024. “E’ una lampada lineare: ‘da grafico’, bidimensionale, dove gli stoppini delle lampade si intrecciano, trasformandosi in rami, tronco e radici. Mi sembrava una simbologia efficacie per ricordare l’opera di Elio per questa Comunità”.

 

Nel cortile Claudia De Benedetti, direttore del Museo di Arte e Storia Ebraica di Casale ha radunato le autorità civili e religiose e i rappresentanti delle forze dell’ordine per la seconda parte della cerimonia. A dare il via agli interventi Giovanni Battista Filiberti, Presidente del Consiglio Comunale casalese, in rappresentanza della città. Anche lui ha parole commosse in ricordo di Elio Carmi e di Giorgio Ottolenghi, presidente onorario della Comunità, scomparso nello scorso ottobre: “Li voglio ricordare come due illustri concittadini”, conclude ricordandone l’opera grazie alla quale viviamo momenti come questo. La lista degli interventi continua con il reverendo Shōryō Tarabini del centro buddista di Cereseto, il dottor Abd al-Tawwab Colucci responsabile del Coreis Piemonte che ricorda le comuni radici di ebraismo e Islam e ancora Marco Cavallero della Chiesa Evangelica e Stefano Calà in rappresentanza della Chiesa Avventista del Settimo Giorno. Per il primo anno mancano i rappresentanti della Diocesi Casalese, ma è anche il primo anno in cui la giornata coincide con i festeggiamenti dell’Anno Santo a cui i sacerdoti monferrini non possono mancare. C’è tempo anche per un intervento di Ernesto Berra, alla guida di una nutrita rappresentanza della locale sezione degli alpini, e di Gilat Makmel, Presidente del Maccabi Women’s Forum di Torino che, come altri, ricorda la speranza che la luce si accenda anche sulla sorte dei 100 cittadini ebrei israeliani rapiti da Hamas il 7 ottobre e ancora lontani dai propri cari.

 

Arriva il commovente momento della preghiera: sul grande candelabro del cortile Daniele Carmi accende il primo dei cinque lumi di questo quinto giorno di chanukkah, due spettano simbolicamente a Leone ed Edna, gli ultimi nati in seno a questa realtà casalese. Poi arrivano i canti, che ormai anche i casalesi più digiuni di ebraico hanno imparato a memoria e, infine, il momento che forse sottolinea più di ogni altri quanto questa festa sia per tutti. Mentre girano per la Comunità Krumiri e croccante preparato dalla vicepresidente Adriana Ottolenghi (che in questo modo fa sentire la sua dolce presenza anche se assente per infortunio), ognuno con un lume in mano corre ad accendere con entusiasmo le tante chanukkiot sparse per il cortile. Ci sono i bambini, ma anche adulti commossi, perché non c’è persona oggi che non bisogno di luce.

a.a.