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Dante in Filarmonica

Grande partecipazione

“Nessun uomo ha il diritto di privarsi di questa felicità” diceva Borges a proposito della Divina Commedia; quindi, perché stupirsi se una serata dedicata a Dante registra il tutto esaurito. E’ capitato anche a quella organizzata dall’Accademia Filarmonica giovedì 20 febbraio, contribuendo al successo di una stagione letteraria che, come quella musicale, si avvale del contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.

Anzi, tutto esaurito è riduttivo: nella sala di Palazzo Treville chi non ha trovato posto è rimasto in piedi un’ora e mezza, partecipando all’entusiasmo del pubblico come si trattasse della presentazione di un best seller o di una star della musica. In effetti la serata è un po’ tutto questo: Dante non passa mai di moda, ed è evidente quando sul leggio ci sono il Quinto canto dell’Inferno, ossia quello di Paolo e Francesca, e il XXVI dove troviamo Ulisse. A leggerli c’è la voce profonda di Marco Pagani, attore e doppiatore, ormai adottato dal Monferrato, ma dietro di lui, con le mani sullo Steinway della Filarmonica, c’è Esther Flückiger, pianista e compositrice che ha scritto un testo musicale appositamente per questo contesto.

Letteratura e musica che vengono ancora più apprezzati grazie alle riflessioni di Paolo Anselmi, docente all’Università Cattolica di Milano, che è qui per ricordarci, oltra alla citazione di Borges, anche la profondità poetica e la modernità di questi canti. Versi capaci di raccontarci quanto le passioni umane possono divenire causa di perdizione se non governate. Senza pedanteria ci porta attraverso la storia dei loro protagonisti, evoca la bellezza di similitudini e allegorie, ma ci restituisce anche lo sguardo di Dante, carico di pietà su queste anime sì dannate, ma infinitamente grandi.

La musica di Flückiger che accompagna la declamazione di Pagani, merita un discorso a parte. Soprattutto per la sua funzione: non d’ambiente o di accompagnamento, ma piuttosto una vera scenografia sonora che essendo all’inferno è tutta giocata tra dissonanze e percussioni. Più vicina alle avanguardie del Novecento la parte dedicata a Paolo e Francesca, si fa decisamente più contemporanea per Ulisse, con la pianista che suona le corde dello strumento come un’arpa, le percuote e le sfrega. Dopo che il mare si richiude sul capo dell’eroe greco arriva, però, Debussy a rischiare le tenebre infernali e non sarebbe sbagliato dire che la musica è più potente persino del creatore dell’universo, perché in grado di salvare persino chi Dio relega nell’abisso.

Alberto Angelino

-Prossimo appuntamento allla Filarmonicagiovedì 27 febbraio alle ore 18,30  Raimonda Lanza di Trabia racconterà i giardini di Russell Page, il più grande paesaggista del ventesimo secolo.