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Anniversari: Luigi Gabotto

Di Aldo Timossi - La scomparsa 50 anni fa - Un’impronta netta nel campo dell’agraria nazionale e della storia locale.

Uomo eclettico, la sua cultura spaziava dalla pedagogia alla storia, dalla botanica all’enologia. Se molte furono le benemerenze nel campo dell’agricoltura, non meno importanti sono i suoi scritti sulla storia casalese. Da Uomo monferrino cercava attraverso avvincenti opere divulgative di avvicinarsi ai conterranei con bonaria e sincera semplicità”. Con queste parole, il medico e storico Gabriele Serrafero sintetizzava, mezzo secolo fa, la figura di Luigi Gabotto, che aveva appena concluso la giornata terrena.

Di tanta figura, poco o nulla di biografico si trova oggi sul web. Eppure ha percorso da protagonista una lunga epoca del secolo scorso, lasciando un’impronta netta nel campo dell’agraria nazionale e della storia locale.

Luigi Germano Pietro Maria Gabotto nasce a Mirabello Monferrato il 28 maggio 1880, “da Pietro fu Giuseppe da San Germano e Filomena Patrucco fu Francesco da Madonna del Tempio”; l’ottimo archivio storico on line della Parrocchia, aggiunge anche il nome del padrino, Angelo Manfredi organista (e maestro), e della madrina, Petronilla Provera vedova Luparia.

La laurea in Scienze naturali è il primo passo verso una carriera dedicata alla patologia vegetale ed in particolare al settore della vite e del vino, di tutta rilevanza nella terra monferrina, dove da tempo sono ben noti protagonisti come Edoardo e Ottavio Ottavi (direttori del “Giornale vinicolo italiano”, fondato dal padre Giuseppe nel 1855 con il titolo “Il Coltivatore” e uscito fino al 1931 ) e Arturo Marescalchi (docente universitario, enologo, editore del periodico “L’enotecnico” e fondatore della Cattedra ambulante d’agricoltura per il Circondario di Casale, Sottosegretario all’Agricoltura nel periodo 1929-1935).

Mentre insegna scienze nella Scuola Tecnica Leardi, prosegue studi e ricerche nelle scienze agrarie, interessandosi da vicino alle sorti della viticoltura. Le prime pubblicazioni fin dall’inizio del ‘900: “Note e appunti sulle principali malattie che colpirono le nostre colture nell'annata agricola 1905”, specie la fillossera della vite che in Piemonte ormai sta dilagando su 400.000 ettari, dopo che nell'Alessandrino i primi vigneti sono stati attaccati a Valmadonna, Valenza e San Salvatore nel 1898; nel 1907, “Contributo alle ricerche intorno all'aureo-basidium vitis”, un fungo che secca le foglie delle viti pur lasciando sana la pianta; “Come vivono le piante coltivate”; “La flora dei prati stabili di collina”; “L'afelino del melo”, piccola vespa alleata dell’uomo perché parassitizza il nocivo pidocchio; “Guida al perito estimatore dei danni della grandine”; “La partecipanza delle sorti di Trino”.

Nell’estate 1914 arriva la nomina a direttore della Leardi, e “Il Monferrato” (il cui ampio archivio storico è stato quanto mai essenziale per costruire queste note biografiche) scrive: “Dato il suo carattere fermo e leale egli non potrà mancare di fare e fare bene nella sua nuova carica”. Lascerà il posto nel 1921, “per dedicarsi più liberamente ad altre attività professionali”, ma vi tornerà dieci anni dopo, per sostituire temporaneamente Umberto Fisso che lascia Casale per ricostituire il Magistrale di Bobbio (PC).

Fondatore dell’Osservatorio fitopatologico di Casale e direttore dell’Osservatorio Provinciale di fitopatologia, nel 1917 è insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia. Nello stesso anno, anche in qualità di sottotenente del Genio viene incaricato di far dissodare i terreni presidiari situati in riva al Po, a testa di ponte e alla Cittadella, e di coltivarli a ortaggi. Sono tempi di guerra, la produzione alimentare per i soldati va comunque garantita. Gabotto in due mesi riesce far mettere in produzione ben quattro ettari, con avena, fagioli, piselli, cipolle, cavoli, pomodori, patate; quindi passa alle coltivazioni invernali: cavoli, rape, carote.

Prosegue la stesura di manuali e opuscoli: “Tartufi e tartuficoltura”, “Come vivono le nostre piante coltivate”, “Contro la malattie e gli insetti delle piante agrarie”, di ben 462 pagine; “I risultati di un esperimento di lotta collettiva contro le tignuole della vite”. Di attualità, le “Nuove constatazioni sugli innesti a dimora delle viti americane”; quella pianta d’oltreoceano, che portò in Europa la piaga della fillossera, ora vi resiste e sul ceppo vengono innestati vitigni nostrani come barbera, freisa e grignolino; negli anni 1910-1915 sono nati vivai consorziali di viti americane a Casale Popolo, Mombello e Montiglio.

Nel Dicembre ’36, l’Accademia Filarmonica di Casale, che sta per compiere i 110 anni di vita, lo propone quale suo presidente, accetta, “avendo in animo di rinnovare la secolare istituzione e di renderla sempre più degna del suo illustre passato”. L’anno successivo, colleghi e amici, e tanti agricoltori, lo festeggiano a Madonnina di Serralunga; per l’occasione “Il Monferrato” stampa il titolo “Onoranze al Prof. Gabotto”, che potrebbe suonar funereo, in realtà sintetizza un momento di attaccamento ed affezione sincera al festeggiato, “per i molteplici suoi meriti di scienziato, di maestro e di valorizzatore della sua terra”.

Divenuto anche presidente della Pia Casa di San Giuseppe, nonché membro dell’Accademia della vite e del vino, da Roma giunge la “promozione” a Cavalier Ufficiale, cui si aggiungerà nel ’59 quella a Commendatore, su proposta del senatore Paolo Desana, E’ ormai tempo di repubblica, un monferrino doc, il gabianese Giuseppe Brusasca, lo chiama nella lista della Democrazia Cristiana per l’elezione della Costituente; non risulta eletto, ma raccoglie ben 14.597 voti. La vicepresidenza della “Fondazione per la collina italiana”, di cui è presidente Desana, sarà l’ultimo dei suoi tanti impegni per il mondo dell’agricoltura e la sua gente, ai quali rende omaggio con un libro del 1965, “Un povero uomo”, protagonisti il tenace agricoltore Giuanin, agricoltore monferrino che combatte giorno per giorno la dura lotta per l’esistenza contro la terra e gli uomini, e il Monferrato, “la terra tanto amata e conosciuta”.

Al Monferrato, ha dedicato molte altre opere di carattere storico, fin dagli anni Venti, da “Crea”, luogo cui era molto legato, ad una illustratissima “Guida di Casale e dintorni” in collaborazione con Vittorio Tornielli e Giuseppe Ottolenghi, da “Monferrato” con belle foto d’epoca e incisioni, ad una “Guida turistica della città di Casale”.

Luigi Gabotto se ne va il 14 febbraio 1973. I funerali partono dalla abitazione di via Caligaris, la tumulazione alla tomba di famiglia di Mirabello.

“Il Monferrato”, che lo annoverò quale prezioso collaboratore, e del cui direttore Mario Verda fu a lungo amico, pubblicherà a puntate i racconti contenuti in “Storie d’altri tempi”, edito nel 1950.

aldo timossi

FOTO. La copertina di una guida di Gabotto (1963)