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Da una foto di Ugo Cavallero...

Il futuro maresciallo d'Italia alla conferenza interalleata a Pietrogrado - Di Roberto Coaloa

Lo storico Roberto Coaloa (nato a Casale Monferrato il 6 febbraio 1971), che da tempo studia la storia russa, basandosi su nuove e originali ricerche d’archivio, ha ripercorso le vicende meno note della Rivoluzione d’ottobre e di quelle del suo leader Lenin in una serie di recenti saggi. La scorsa settimana, a Parigi, Coaloa ha partecipato al colloquio internazionale «Qui était Lénine?» Proponiamo del nostro apprezzato collaboratore parte del suo intervento, che si apre con il racconto di una sconosciuta fotografia del 1917. (l.a.)


Lenin, esiliato, alla Volkshaus di Zurigo chiosava melanconicamente in un comizio di lavoratori svizzeri nel gennaio 1917: «fra pochi anni dovranno scoppiare in Europa sommosse di popolo… noi più anziani forse non vedremo le battaglie decisive della rivoluzione che si avvicina».

A Pietrogrado, nel gennaio 1917, lo Zar viveva il suo ultimo momento di gloria. C’è una fotografia da raccontare, scattata alla conferenza interalleata a Pietrogrado.

Alcuni anni fa, in un castello nel cuore del Monferrato, mi accorsi di una curiosa fotografia, appesa nello studio di Ugo Cavallero (1880-1943). E mi sorprese vedere che raffigurava il giovane Cavallero con lo Zar Nicola II. La fotografia è del 29 gennaio 1917. Poco tempo dopo scoppiava improvvisa la Rivoluzione di febbraio. È impressionante vedere la calma del sovrano, l’ambiente sfarzosissimo. Cavallero è il secondo in piedi sulla destra della fotografia. In quella foto, in primo piano c’è lo Zar. Accanto a lui, alla sua sinistra, sorridente c’è l’ambasciatore italiano, Andrea Carlotti di Riparbella. A destra dello Zar, a sinistra della fotografia, con le feluche appoggiate sulle gambe, ci sono gli ambasciatori di Francia e Regno Unito: Maurice Paléologue e Sir George William Buchanan.

A capo della delegazione alleata c’erano Lord Milner per l’Inghilterra, Doumergue per la Francia e Scialoja per l’Italia.

Se non ci fosse stato Lenin, e il famoso treno che lo riportò dall’esilio svizzero alla Russia nell’aprile 1917, la Russia avrebbe avuto un altro destino. Agli storici piacciono i giochi dell’ucronia. Cosa sarebbe accaduto se Lenin fosse rimasto a Zurigo?

Ad ogni modo il successo di Lenin con la rivoluzione d’ottobre durò pochi anni. Egli morì qualche mese prima di compiere cinquantaquattro anni.

Cento anni fa, infatti, il 21 gennaio 1924, Lenin, tra le figure più influenti della storia perché considerato leader della rivoluzione d’ottobre, moriva a Gorki.

Lenin fu un vero “mostro” come leader della rivoluzione: per un suo preciso ordine fu sterminata l’intera famiglia imperiale russa e si costruirono i primi lager per annientare i nemici del comunismo. Nell’agosto del 1918, Lenin fu vittima di un attentato in seguito al quale decise di intensificare la repressione. Il 5 settembre 1918, il decreto «Sul Terrore Rosso» istituì il terrore di massa che avrebbe portato a guerre civili inaudite, carestie atroci, esecuzioni sommarie. Alla morte di Lenin esistevano già tutte le istituzioni del nuovo impero russo-sovietico ed erano in uso quasi tutti i sistemi del futuro stalinismo.

Lo storico, finalmente, dovrebbe chiarire alcuni aspetti chiave, quasi leggendari, della vita di Lenin, a partire del ritorno di Lenin in Russia dopo l’esilio e notare, poi, che il vero leader della rivoluzione fu in realtà Lev Trockij.

Roberto Coaloa



Una fotografia che si pubblica per la prima volta: vi troviamo il casalese Ugo Cavallero, futuro maresciallo d'Italia, alla Conferenza interalleata di Pietrogrado (futuro San Pietroburgo) 29 gennaio 1917. Al centro lo zar Nicola II con gli ambasciatori di Italia, Francia e Inghilterra. Dietro di loro gli addetti militari. Cavallero è il secondo in piedi da destra.  

Ulteriore articolo di Coaloa sul giornale in uscita martedì 13 febbraio.