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Santi e beati, ricerca di A. Timossi (11)

Gerardo Cagnoli, originario “de Valentia ad Padum”; San Lorenzo da Brindisi a Casale; san Pio V
santi e beati 11
Valenza può vantare due figure di frati della famiglia francescana, morti “insignis sanctitate”, entrambi di nome Gerardo. A cavallo fra ‘200 e ‘300 vive il beato Gerardo Cagnoli. Di lui, originario “de Valentia ad Padum”, nei secoli si è scritto molto. Qualche opera lo nomina come “de Panormo”, da Palermo, città nella quale svolge l’ultimo periodo del suo ministero. La più recente biografia è del 2007, a cura del diacono Felice Augusto Rossi, ma la prima fonte è un repertorio redatto in latino a fine Trecento da Bartolomeo Pisano.
Gerardo nasce a Valenza nel 1267. A dieci anni viene a mancare il padre, qualche anno più tardi muore anche la madre. I parenti vorrebbero fargli prendere moglie, ma lui rifiuta. Lascia Valenza da pellegrino, mendicando e visitando chiese e santuari. E’ a Roma, quindi a Napoli, poi passa in Sicilia, stabilendosi alle falde dell'Etna o presso Erice. Grande ammiratore di san Ludovico d'Angiò, nel 1307 entra nell'Ordine di S. Francesco come converso, “frater laicus”. Assegnato al convento di Randazzo (Catania), essendosi diffusa la fama dei miracoli è trasferito a Palermo, dove gli sono affidate le incombenze più modeste. Per trentacinque anni, sino alla morte, nel 1345, conduce vita di penitenza e preghiera, secondo gli ideali di povertà della Regola francescana. Il Pisano elenca con precisione ragionieristica il numero di miracoli avvenuti nei dieci anni post mortem: 116 liberati dal demonio, cinque salvati da annegamento, otto riacquistano l’udito e tredici la vista, diciotto guariscono da mal d’ossa, tre folli rinsaviscono, un’ottantina vengono sfebbrati, sette liberati dal mal caduco, e altri ancora.
Il processo di canonizzazione aperto nel 1622, si conclude nel 1908 con Pio X che riconosce Gerardo Cagnoli come beato. Oggi è ricordato, oltre che in Sicilia, nella città natale, dove il “Volontariato valenzano” lo ha come protettore. La sua figura fisica è rappresentata in un affresco, già presente nella parrocchiale di Monticchiello di Pienza (Siena): un uomo anziano, capelli bianchi e barba corta, attorniato da angeli. Un altare è a lui dedicato in Santa Maria Maggiore di Valenza.
Del venerabile fra Gerardo di Valenza s’ignora il casato, ma si sa che trentenne, nell’Ottobre 1568 veste il saio dei Cappuccini a Moncalieri. Della sua missione si hanno poche notizie. In una Storia di Alessandria, scritta da Carlo Avalle a metà ‘800, si legge che “si mostrò uomo di tanta sincerità, che era passato in proverbio; visse novant’anni fra le pratiche religiose e la cura degli infermi”. E al tempo i malati non mancano, anche per le gravi pestilenze che imperversano tra Cinque-Seicento. Ha il beato Cagnoli quale modello. Muore nel 1627 nel convento dei Cappuccini, situato “un quarto di miglio circa fuori di Valenza presso la strada che conduce in Alessandria, compianto e desiderato”. Ai solenni funerali partecipano tante personalità e il governatore.
Prima di un rapido cenno alle vite sante del sud-ovest alessandrino, merita citare perché ben legata a Casale la figura di san Lorenzo da Brindisi (1559 – 1619). Le cronache del De Conti ricordano che “dimorò in Casale e predicò in cattedrale”, ospite nel convento dei Cappuccini. In realtà – si legge in una “Vita” edita nel 1783 – “annunciò più volte il Vangelo” anche nel Casalese, e bastava la notizia del suo arrivo “che tosto si vedevano in moto le intere popolazioni tanto dei vicini che dei più remoti paesi; (…) in Casale Monferrato sono rinomate ancora al presente le apostoliche sue fatiche e le luminose istruzioni”, specie rivolte agli Ebrei “che vi erano allora in gran numero”, almeno da fine ‘500. Altra fonte degli stessi anni aggiunge che addirittura in un’occasione è tanta la ressa di fedeli vocianti, che deve intervenire una “banda di soldati” per evitare sia abbattuta la porta del vescovado, e il frate “benché con somma sua ripugnanza” deve affacciarsi con il vescovo “Carrette” per impartire la benedizione. Il vescovo è Jullius-Tullio (o Giulio) del Carretto, a Casale dal 1594 al 1614, che una biografia del 1863 indica come “venerabile servo di Dio”, mentre altra fonte ricorda un “piccolo processo d'iniziativa privata avviato per la sua canonizzazione”. Processo forse mai concluso!
Tornando all’Alessandrino, in primo piano il papa Pio V, al secolo Antonio Ghislieri. Nasce a Bosco Marengo nel 1504. “Elevato nel 1566 dall’Ordine dei Predicatori alla cattedra di Pietro, rinnovò, secondo i decreti del Concilio di Trento, con grande pietà e apostolico vigore il culto divino, la dottrina cristiana e la disciplina ecclesiastica e promosse la propagazione della fede”. Si “addormenta nel Signore” il 1° maggio 1572. Beatificato nel 1672, canonizzato nel 1712. Baudolino, patrono della diocesi, santo e martire, nasce a Villa del Foro (oggi frazione di Alessandria, comune all’epoca non ancora esistente) nei primi anni del 700, sale al Cielo intorno al 740. Vita, morte e miracoli sono ben descritti nel 1600 dal francescano Arcangelo Caraccia. “Fin dalla pueritia dimostrò che gran fabbrica di santità dovesse alzarsi sopra quel debole fondamento”. Ancora giovane inizia vita da eremita, costruendosi una “picciola e povera casetta” accanto alla vecchia chiesa della Beata Vergine, alla periferia di Villa. Avrà contrasti con i vescovi di Acqui e Tortona, uscendone sempre indenne. Il beato Guglielmo nasce ad Alessandria dalla famiglia Zucchi. Molto giovane conduce vita eremitica. Ordinato sacerdote, è noto per zelo e grande carità. Muore il 7 febbraio 1377. Paolo della Croce, al secolo Paolo Danei, nasce a Ovada nel Gennaio 1694. Nel 1720 è ispirato a fondare una nuova congregazione detta dei Poveri di Gesù, e ne scrive la Regola; ha un primo placet di Papa Benedetto XIII, che nel 1727 ordina presbiteri Paolo e il fratello Guglielmo. In età avanzata fonda le Claustrali Passioniste, ultimo impegno prima della morte nel 1775. Proclamato santo nel 1867. Gregorio Maria Grassi, al secolo Pierluigi, nasce a Castellazzo Bormida nel 1833; novizio nei frati Minori, è ordinato sacerdote. Nel 1861 parte per la Cina. Vescovo dal 1876. Cura la costruzione di chiese, oratori, un grande ospedale. Massacrato durante la ribellione Boxer nel 1900, è dichiarato beato nel 1946, santo nel 2000.
Di Castellazzo Bormida è nativo anche Ugo Canefri (1148 - 1233). Famiglia nobile, partecipa alla crociata del 1189 - 1192 con il marchese Corrado del Monferrato. Cavaliere giovannita, è maestro della Commenda di Genova; noto per “bontà e carità verso gli indigenti”. Beatificato poco dopo la morte, poi santo. Bruno (1040 - 1112) è definito come Bruno di Segni per via della cattedra vescovile a Segni, diocesi laziale attigua alla citta papale di Anagni, ma nasce a Solero. Ricordato nel Martirologio come “vescovo che molto lavorò e soffrì per il rinnovamento della Chiesa e costretto per questo a lasciare la sua sede trovò rifugio a Montecassino”. Francesco Faà di Bruno nasce ad Alessandria nel 1825. Ufficiale dell’esercito sabaudo, lascia la divisa per dissapori con l’ambiente anticattolico militare. Sacerdote dal 1876, unisce “alla competenza di matematico e fisico l’impegno nelle opere di carità” fino alla morte nel 1888. Beatificato un secolo dopo.
aldo timossi (11 – continua)
In preparazione mons. Moietta