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Prelati monferrini di Aldo Timossi (53)

Vicario generale della diocesi casalese, nel 1932 nominato vescovo a Susa - Nato a Valdengo, primo incarico a Oropa

Con la nomina vescovile di Umberto Ugliengo nel 1932, è la sesta volta in una dozzina d’anni che la diocesi evasiana vede porre la mitra sul capo di suoi presbiteri. Dopo Umberto Rossi nel 1921, Ernesto Coppo l’anno successivo, Evasio Colli 1927, Giovanni Sismondo 1930, Giuseppe Rossino 1931. “Fatto raro nella storia delle diocesi, inconsueto nella nostra; motivo perciò di particolare considerazione e di generale riconoscenza a Dio ed al Vicario di Gesù Cristo il Sommo Pontefice; ragione di unanime santa esultanza”, commenta “La Vita Casalese” del 13 agosto 1932.

Nasce a Valdengo, paesino ai piedi dei colli biellesi, il 2 luglio 1883, da Erminio, segretario in Comune, e Olinda (o Clorinda) Guala. “Distinta famiglia”, un fratello sarà notaio, l’altro medico veterinario. Lo zio Celestino, arciprete, lo segue nella vocazione religiosa, indirizzandolo al seminario di Biella. “Amatissimo dai compagni pel suo carattere gioviale e franco”, è uno dei primi della classe, appena ordinato diacono si laurea in teologia a Torino e diventa insegnante nel ginnasio seminariale. L'ordinazione sacerdotale gli è conferita dal vescovo biellese Giuseppe Gamba, il 7 gennaio 1906. Primo incarico al Santuario di Oropa, nella Casa della Madonna, al servizio spirituale dei pellegrini.

Due anni dopo, essendo stato nominato vescovo di Calvi e Teano il suo compaesano monsignor Albino Pella, lo segue nel ruolo di vicario generale. “Assiduo nelle sue mansioni, con distinta pietà e rara sapienza”, pur se nel numeroso clero locale non aleggia molta simpatia: avrebbero preferito come vicario uno di loro, addirittura passa la voce che il vescovo abbia “commesso un’imprudenza nel premiare un proprio nipote”, parentela del tutto inventata! E’ un periodo non facile. “Si tratta di diffondere un modello di vita cristiana più maturo - si legge oggi sul sito web della diocesi - alla devozione popolare sostituire una regolare pratica cristiana, illuminata dalla luce del catechismo. Le opere sociali, la Cassa rurale cattolica contro l’usura e la Società di mutuo soccorso fra gli operai, furono anch’essi tentativi di razionalizzare e di guidare l’attività pastorale”.

Nell’aprile 1915, Pella è trasferito a Casale, Ugliengo lo segue, sempre come vicario generale, e viene incardinato nella diocesi evasiana. Scriverà il canonico Luigi Baiano che “non era la più facile delle posizioni quella di cooperare al governo di una diocesi senza esservi originario; difficilissimo poi sapersi conquistare, oltre le menti, i cuori; riuscire cioè oltreché rispettato, amato. Ma mons. Ugliengo superò felicemente l'una e l’altra prova, perché qui spiegò, in tutta la sua potenza, la bontà di cuore, una radice la quale è per un Sacerdote, la Carità di Cristo”. All’incarico di vicario aggiunge dal 1922 quello di direttore del seminario, nel quale tiene anche l’insegnamento di diritto canonico. Nello stesso anno il Pontefice gli attribuisce il titolo onorifico di prelato domestico (oggi prelato d’onore) di Sua Santità.

Con il passar degli anni, nominato nel frattempo canonico, occupa altri incarichi, nell’Azione Cattolica e nell’Opera trasporto ammalati a Lourdes. Il 24 giugno 1932 arriva da Roma la nomina a vescovo della diocesi di Susa. Solenne consacrazione a Casale in cattedrale, la mattina del 14 agosto, dalle mani del vescovo Albino Pella, assistito dai titolari di Asti, Umberto Rossi (casalese), e Biella, Giovanni Garigliano: le cronache descrivono nei particolari i doni: due mitre, tre anelli, due croci d’oro con catena, diversi preziosi paramenti. Il giorno successivo, il nuovo vescovo è al Santuario di Crea per una celebrazione “alla quale convenne una folla enorme”.

Primo grande impegno a Susa - nove vicarie, oltre sessanta parrocchie - il Congresso eucaristico nell’autunno 1934, con ben 12mila partecipanti. Ne seguiranno altri due, oltre al sinodo diocesano e a due congressi mariani. Gli è accanto come segretario un giovane sacerdote di Mirabello, don Mario Falaguerra, futuro monsignore.

Sono anni difficili, che culmineranno nella tragedia della seconda grande guerra. Ugliengo è annoverato in Piemonte tra i vescovi impegnati nella difesa delle popolazioni dall’occupante tedesco. Impegno anche negli anni della Resistenza, favorendo con le associazioni parrocchiali di Azione cattolica la sensibilizzazione ai temi sociali, ciò che porterà alla decisione, assunta a livello piemontese, di favorire l’invio di propri iscritti e simpatizzanti presso le compagini partigiane amiche. C’è anche il tentativo di costituire sulle montagne di Condove una brigata di partigiani cattolici, la “Divisione giovane Piemonte”, che dopo qualche mese di attività confluirà in altre formazioni locali.

Quando Susa viene liberata, a fine aprile 1945, il vescovo si rivolge ai diocesani con un messaggio intitolato “Eleviamo al Signore l’inno della gioia e della riconoscenza”. Scrive tra l’altro di essere “particolarmente vicino a voi, come lo fui sempre anche nelle ore più dolorose della prova e del pericolo, per condividere la gioia dell’animo vostro, per innalzare con Voi al Signore il doveroso inno della lode e della riconoscenza”. Infine l’esortazione ai fedeli: “Lasciate che raccomandi a Voi di dedicare tutte le vostre energie alle opere di ricostruzione morale e sociale, a quelle opere che devono garantire fra noi il mantenimento della pace e della libertà, ricordando che per la rapida rinascita della patria nostra martoriata è necessario che si deponga ogni odio, che cessi ogni ingiustizia, che rifiorisca in ogni ceto sociale la purezza dei costumi, in una parola che si torni alla piena osservanza della legge cristiana, alla pratica del Vangelo”.

La gratitudine a Domineddio per la protezione della Valsusa durante la guerra viene espressa attraverso l’erezione di un monumento al Sacro Cuore, per il quale lo stesso Ugliengo traccia le linee e designa il sito, durante un’escursione a Rocca Bianca, verso la vetta del monte Fasolino, “da dove si abbraccia con lo sguardo la conca di Susa dall’Ambin al Musiné, avendo dirimpetto l’imponente piramide del Rocciamelone al centro di un trionfo di vette e di giogaie”. Inaugurazione il 6 giugno 1948, preceduta da una grande “peregrinatio Mariae”, con la statua della Madonna del Rocciamelone.

Il transito celeste, venerdì 2 ottobre 1953, a Valdengo, dove monsignor Ugliengo torna ogni anno per un periodo di riposo e per incontrare familiari e amici. E’ atteso per la Messa mattutina ma tarda ad arrivare. Il fratello medico sale in camera e lo trova riverso a terra, già con in abiti vescovili; “il santo vescovo era morto per attacco cardiaco, era morto pregando, in un supremo atto di adorazione a quel Signore che fedelmente servì durante la sua preziosa esistenza”

Solenni funerali a Susa, presente tra gli altri il Presidente del Consiglio, Giuseppe Pella, legato al vescovo da “profonda amicizia e sentimenti di alta venerazione”. La salma è collocata nella cripta sotto l’altar maggiore.

aldo timossi

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