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Da Nervi Cesare Pavese
Prezioso contributo di Padre Giuseppe Oddone
Da Padre Giuseppe Oddone dall'Emiliani di Genova riceviamo due foto inedite (qui ne pubblichiamo uno, in cartaceo domani entrambe) un interessante articolo (che qui riassumiamo). Padre Oddone, che ha occupato alte cariche nella congregazione dei Somaschi, è un sincero amico di Casale fin dalla posa della targa al Trevisio che ricorda la permanenza di Cesare Pavese, poi i convegni su Padre Baravalle, Vacca, Ferro e le cerimonie per i 400 anni dei Somaschi a Casale.
Nel mese di maggio del 1941 Cesare Pavese visitò il Collegio Emiliani di Nervi. Sono state ritrovate nell’archivio della Congregazione dall’archivista P. Maurizio Brioli due foto inedite che ritraggono lo scrittore nel cortile del Collegio assieme ad alcuni religiosi ed al prof. Ferrarotti, allora commissario governativo per gli esami anticipati a maggio a causa della seconda guerra mondiale.
Così registra l’attuario della Comunità dell’Emiliani: “21 maggio 1941 Cominciano gli esami di ammissione presieduti dal Commissario prof. Ferrarotti. - 27 maggio 1941 Fine degli esami”. Gli scrutini si tennero invece il 29 maggio 1941, come risulta dai registri. Il Prof. Ferrarotti doveva godere allora a Genova di una certa notorietà se la sua presenza ed il suo nome vengono registrati sul libro degli Atti della comunità religiosa.
Le foto furono pertanto scattate in questo periodo, tra il 21 e il 29 maggio. Lo conferma la sottoscrizione a penna dello stesso attuario P. Marco Tentorio con la sua inconfondibile grafia “Maggio 1941”.
Non sappiamo per quale motivo Cesare Pavese sia venuto in Collegio. Probabilmente per salutare il Ferrarotti che doveva essere una sua conoscenza. Non si tratta tuttavia dell’omonimo Franco Ferrarotti, celebre sociologo, nato a Palazzolo Vercellese il 7 aprile 1926 (nel 1941 aveva 15 anni) e morto a Roma il 13 novembre del 2024 all’età di 98 anni, al quale Cesare Pavese indirizza due lettere l’una il 28 luglio 1948 e l’altra il 6 agosto 1948, quando il ventiduenne Ferrarotti, ancora studente universitario, collaborava con Pavese presso l’editore Einaudi.
La prima foto, con il Prof. Ferrarotti sulla cinquantina d’anni, sottoscritta con maggio 1941, presenta un Cesare Pavese, elegante nel suo completo scuro, con giacca e cravatta, aitante e sorridente con i neri capelli corvini, sempre un po’ arruffati come era sua consuetudine, contento di posare accanto a quattro religiosi: il sac. Edoardo Volpi, aggregato somasco e valente musicista, ospite in questo periodo della comunità dell’Emiliani, il giovane P. Silvio Ronzoni (1910-1966) professore di lettere nel ginnasio, il P. Achille Marelli (1879-1967) rettore del Collegio, il P. Luigi Landini (1892-1981) preside delle scuole; chiude il gruppo Ferrarotti, con gli occhi chiusi, serio e composto nel suo completo con giacca a doppio petto.
Nella seconda foto Cesare Pavese è leggermente di profilo con un sorriso abbozzato a bocca chiusa, accanto ad un sorridente e soddisfatto preside P. Landini; seguono il P. Marelli al centro sempre consapevole del suo ruolo di superiore, il Prof. Ferrarotti elegante, concentrato, forse persino un po’ preoccupato, ed il giovane e sorridente P. Ronzoni.
Pavese conosceva quindi i Padri Somaschi prima ancora di trovare rifugio, perché ricercato, al Collegio Trevisio di Casale Monf.to da loro diretto: questo avvenne dal dicembre del 43 all’aprile del 45, con qualche intermezzo in questo periodo a Serralunga di Crea presso la sorella Maria.
Nel periodo 1940 - 1942 Pavese si era dimostrato particolarmente attivo e creativo ed era quasi del tutto sopito in lui quel “vizio assurdo” di autodistruzione presente negli scritti della sua adolescenza e nell’ultima fase della sua vita, che lo condurrà al suicidio. Proprio nel maggio del 1941, dopo un’intensa attività di traduttore di romanzieri americani, era uscito il romanzo ‘Paesi tuoi‘ che ottenne un notevole successo di diffusione e di critica; inoltre Pavese aveva da poco terminato anche un altro romanzo ‘La spiaggia’... Le riflessioni presenti nel suo diario ‘Il mestiere di vivere’ del 22, del 24 e del 27 maggio 1941, (periodo delle due foto) sono di carattere letterario e riguardano l’analisi del Romanticismo italiano ed europeo, del sogno, della scoperta dell’inconscio, del simbolo. Ci sono tuttavia, staccate dalla riflessione letteraria e dal contesto, due brevissime annotazioni che si possono interpretare come un atteggiamento antifemminista e che possono rimandare al suo fallimento nel campo sentimentale, tradito dalla donna dalla voce rauca (Tina Pizzardo) che intendeva sposare e che lo aveva abbandonato per un altro uomo durante il suo confino. A lei aveva dato tutto il suo amore e con lei voleva costruire la sua vita.
La prima annotazione pare riflettere un atteggiamento di violenza e di vendetta ed è del 22 maggio: “Ci sono dei vestiti femminili così belli che si vorrebbe lacerarli”; la seconda del 27 maggio rimanda a una esperienza personale: “Una beffarda legge della vita è la seguente: non chi dà ma chi esige, è amato… Il dare è una passione, quasi un vizio. La persona a cui diamo, ci diventa necessaria”.
L’epistolario di Pavese del maggio 1941 è particolarmente positivo, tutto preso dalla pubblicazione del suo ‘Paesi tuoi’, che inaugurava la “Biblioteca dello Struzzo”... Il suo entusiasmo ed anche la sua soddisfazione come scrittore è significato nella lettera indirizzata a Giulio Einaudi del 2 maggio 1941 in cui così si esprime: “Accetto le condizioni che mi fate per l’edizione del mio racconto Paesi tuoi. Gradirei che simbolicamente mi fosse versata in anticipo n.1 pipa, onde fumarmela e preparare in serenità altri e più seducenti racconti”...
In quel maggio 1941, quando venne al Collegio Emiliani a Genova , Pavese era in momento particolarmente creativo e positivo della sua vita.
Cesare Pavese e Genova
Nei primi anni Quaranta del Novecento Cesare Pavese venne spesso a Genova, sia per incontrare degli amici che avevano rapporti con l’editrice Einaudi, sia per trovare una pausa dal suo lavoro assillante e cercare spunti per le sue opere. Anzi Genova finì per diventare per lui una città mitica, la città dell’oltre, dell’oltre Santo Stefano e Canelli e le colline delle Langhe, la città del mare, luogo da cui si parte per emigrare in America, e poi ritornare e rientrare nel proprio paese, perché “un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”v.
Delle sue visite genovesi troviamo conferma nel breve romanzo “La spiaggia” terminato l’8 gennaio 1941 come è annotato ne “Il mestiere di vivere”vi, e pubblicato successivamente a Roma in quello stesso anno. La vicenda si svolge in tre luoghi distinti: Genova, le Langhe, la villa in riviera.
Un giovane professore, proveniente dalle Langhe, nel quale possiamo riconoscere lo stesso Pavese, narratore e osservatore, incontra l’amico Doro, recentemente sposato e residente a Genova. Verso di lui prova una sottile forma di gelosia. I due prima si ritrovano insieme per una scorribanda trasgressiva sulle colline delle Langhe, ove Doro è nato, poi nella villa di Doro in riviera, ove è presente anche la sposa dell’amico, Clelia, donna attorno alla quale ruotano gli altri personaggi tutti affascinati dalla sua bellezza, compreso il narratore, e dal suo imprevedibile carattere. I due sposi sono fedeli l’uno all’altro, ma il narratore vuole scoprire quel “qualcosa che non va”, che rende opaca la loro vita. Molte le giornate che i personaggi trascorrono sulla spiaggia, altro luogo mitico ove gravita la vita nell’ozioso trascorrere del tempo, in chiacchiere inutili, in tormentati intrighi sentimentali. Ma Clelia ama isolarsi e prendere il sole sugli scogli; altrettanto fa il marito che preferisce dipingere scialbi paesaggi marini. Pavese, deluso dai suoi fallimenti sentimentali, pare significare quasi con un sentimento di vendetta che non esiste una vera felicità coniugale....Genova appare subito nella prima pagina del romanzo: “Di passaggio a Genova, mi presentai a casa sua e facemmo la pace…. Diverse volte in quell’anno capitai a Genova e sempre andavo a trovarli”....
Padre Giuseppe Oddone
Foto del maggio 1941