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Prelati monferrini di Aldo Timossi

Tra gli illustri figli che la città di Moncalvo Placido Maria Tadini.

Tra gli illustri figli che la città di Moncalvo può vantare, ai primi posti un cardinale d’inizio ‘800, Placido Maria Tadini. Nasce l’11 ottobre 1759 nel palazzo di famiglia, in pieno centro (fra l’omonimo vicolo e l’attuale via Capello) a fianco della chiesa di sant’Antonio. Viene battezzato con il nome di Luigi Placido.

I Tadini, originari del Novarese, giunti a metà Settecento in Monferrato, hanno messo insieme un buon patrimonio terriero a Penango, intorno alla cascina Possavina. Luigi non è primogenito di quattro maschi, non è sua la primogenitura necessaria per mantenere indiviso il patrimonio, decide per la carriera religiosa, ed è in buona compagnia di un fratello che sarà monaco cistercense.

Entrato nell’Ordine dei Carmelitani Scalzi, cambia il nome in fra Placido Maria. Riceve il suddiaconato il 12 novembre 1780, e il 21 settembre di due anni dopo è sacerdote. Poche le informazioni sul primo decennio di attività, sempre dedicato allo studio e all’insegnamento della teologia; nelle scarne cronache del tempo si cita la sua presenza a Parma, Bologna, Piacenza. A fine ‘800, con la soppressione dei monasteri voluta dal Bonaparte, torna per qualche tempo in famiglia. C’è anche notizia del suo arresto e di un passaggio in prigione nella rocca di Verrua, ma senza nessun particolare. Chiusa la parentesi napoleonica, Tadini è di fatto conteso da molte scuole per il suo sapere e la capacità di docente, “dottissimo nelle lingue latina, greca, ebraica”. Lo troviamo a Padova “da lui osservata quasi una seconda patria”. E’ sempre legato ad Alessandria, dove “l’animo del vescovo D’Angennes gode dell’aver tal uomo consigliero suo”, e in città “ha continua abitazione per trenta e più anni”, tanto che nel dicembre 1828 il Comune gli conferisce la cittadinanza onoraria, annoverandolo “tra i nobili cittadini, con tutti gli onori, diritti e prerogative di cui godono i veri originari” alessandrini. Ottimo teologo e predicatore, “molti Vescovi del Piemonte non credono di poter meglio provvedere a questa difficile parte della istruzione del Clero, che invitando a sé il giovane Carmelita”.

Nel 1823 i superiori lo chiamano a Roma, come docente di teologia morale alla Sapienza, inizia così una non breve salita verso la porpora. I primi gradini: “penitenziere straordinario, socio dell'Accademia di Religione Cattolica, esaminatore del clero e dei vescovi per la promozione alle cattedre accademiche, consultore della S. Congregazione dell'Indice”, assistente generale dell’Ordine. Il re di Sardegna Carlo Felice lo nomina vescovo di Biella il 13 agosto 1829, carica confermata dal Pontefice il 28 settembre seguente.

E’ consacrato a Roma nella Chiesa di Santa Maria in Transpontina il 18 ottobre dal cardinale Francesco Bertazzoli, protettore del suo Ordine, assistito dal futuro cardinale Luigi Bottiglia Savoulx, arcivescovo titolare di Perge, e da Giovanni Soglia Ceroni, arcivescovo titolare di Efeso e decano della Camera Apostolica. Il 29 ottobre dello stesso anno è nominato assistente al soglio pontificio. Fa il solenne ingresso in diocesi il “lunedì grasso del 1830, e montando a cavallo nella prospettiva della pittoresca lucente calca, che lo attendeva per fargli onore, egli bisbigliava ironicamente nell'orecchio ad un prete famigliare: comincio io il carnevale”!

La permanenza nella giovane (creata nel 1772) diocesi biellese, all’insegna del motto “Servire Domino in laetitia”, è destinata a durare poco. Monsignor Tadini lascia comunque la propria impronta. Una delle prime proposte riguarda la realizzazione di un educandato per fanciulle di “civile condizione” - il Santa Caterina, che aprirà nel 1832 - dove “avrebbero studiato religione, lettura, scrittura, aritmetica, lingua italiana e francese, principi di geografia, storia sacra e, su richiesta, musica e clavicembalo". Si preoccupa di migliorare la cattedrale, sia nell’aspetto pittorico sia negli arredi (tra l’altro, saranno realizzati sei nuovi confessionali opera dello scultore Lorenzo Vigliani).

Il 28 ottobre 1831, la premessa per la promozione: amministratore apostolico dell'arcidiocesi di Genova. Il 24 aprile dell’anno successivo, l’indicazione come arcivescovo, il 2 luglio la conferma. La nomina porta con sé anche quella di abate di Sant’Andrea di Borzone, nella media Val Sturla, entroterra chiavarese, che la tradizione vuole posta sulla cosiddetta “linea Sacra di San Michele“, la direzione che collega, a partire dall’Irlanda sino alla Terrasanta, diversi santuari e monasteri.

Il già attempato presule si trova a guidare la Chiesa genovese in un momento difficile. Anche nell’ambiente del clero si fanno strada le idee del mazzinianesimo, che professano una fede vaga e indeterminata, a ragione definita rivoluzionaria (un esempio, la lettera del Mazzini a Pio IX: “Qualunque s’arroga in oggi di concentrare in sé la rivelazione e piantarsi intermediario privilegiato fra Dio e gli uomini, bestemmia”). Tadini guarda oltre le polemiche, restaura ed amplia il seminario, fornendolo di nuovi e ben preparati docenti, e affiancandogli un convitto per sacerdoti vecchi e bisognosi, Compie un’accurata visita pastorale in ogni angolo della vasta diocesi. Svolge il sinodo. Approva non poche istituzioni benefiche. Ha un legame particolare con il santuario della Madonna della Guardia, dove celebra sovente.

Ha modo anche di occuparsi del problema di non poche condanne a morte per reati politici, eseguite nel Regno di Sardegna con l’assenso del pur mite re Carlo Alberto. Si reca a Torino, cerca invano una sponda nella regina Maria Teresa, quindi si rivolge direttamente alla Commissione per i delitti politici, arriva il difficile colloquio con il Re - ne tratta diffusamente Giovanni Faldella in “I fratelli Ruffini, storia della giovine Italia”, 1895 - ed al termine Tadini “erigendo la bella persona apostolica, allarga le braccia… e Carlo Alberto si abbandona sul petto dell’arcivescovo”. Cesseranno le esecuzioni.

Papa Gregorio XVI lo eleva al rango di cardinale nel concistoro del 6 aprile 1835, riceve il cappello rosso il 9 aprile, e il titolo di S. Maria in Traspontina il 24 luglio. Per la salute ormai malferma, non può partecipare al conclave del 1846 nel quale viene eletto papa Pio IX. L’”amatissimo e munificentissimo” cardinale fra Placido muore a Genova il 22 novembre 1847. Dopo un lungo corteo in città - sul feretro la mitra, stranamente non il cappello cardinalizio - le esequie nella cattedrale ligure, dove viene sepolto.

aldo timossi