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Comunità Ebraica: Giorno della memoria

E parole che hanno ricostruito gli ultimi attimi di diversi deportati casalesi...

 

Una cerimonia partecipata, commossa, quella che ha stretto centinaia di persone attorno alla Comunità Ebraica di Casale Monferrato domenica 26 gennaio per le celebrazioni del Giorno della Memoria. Un modo per ribadire una vicinanza culturale e sociale tra una città e una parte così importante del suo vissuto. Come se la folla arrivata in vicolo Salomone Olper sentisse di dover difendere quel baluardo di convivenza rappresentato da Casale che, mai come oggi, tra antisemitismo dilagante e polemiche, sembra essere diventato prezioso.

Un legame profondo che è stato ribadito durante le due ore passate tra portici e stanze attorno alla Sinagoga, grazie anche a un programma iniziato con la proiezione del documentario dedicato a Bruno Segre. La storia di uno spirito indomito che per 105 anni è andato tenacemente verso i valori della libertà e della coerenza. Perseguitato perché ebreo, poi partigiano, giornalista, politico impegnato contro la corruzione, avvocato in prima linea per i diritti civili: dal divorzio all’obbiezione di coscienza. Il regista Daniele Segre lo ha intervistato in una casa strapiena di libri da cui Bruno estrae poesie di Brecht e fotografie di Torino anni ‘20. Spiega di discendere dal generale della breccia di Porta Pia e da un padre che corrispondeva con Lenin: la resistenza contro ogni ingiustizia sembra nel suo DNA.

Quell’impegno per una memoria condivisa senza paura è stata parte delle emozioni di questa giornata a cominciare dalle parole di Daria Carmi, Presidente delle Comunità Casalese che si è abbandonata alla commozione nel ricordare le persone perse dalla Comunità in quest’anno: Elio Carmi, Giorgio Ottolenghi e Roberto Gabei, quest’ultimo, Presidente della Fondazione Casalebraica, mancato pochi giorni fa. “Presenze che hanno rivestito un ruolo fondamentale per l’intera comunità casalese – sottolinea il sindaco di Casale Emanuele Capra - motivo per cui oggi esprimiamo tutta la vicinanza e affetto a voi che portate avanti questo testimone, lo dovete fare con ancora più coraggio e fermezza perché vi è stata lasciata da grandi persone una responsabilità importante, ma so che questo seme continuerà a germogliare”.

“Oggi commemoriamo i caduti della Shoah, ma anche chi negli ottant’anni successivi si è prodigato perché questa memoria venisse conservata. Si è eroi anche nella vita quotidiana”. Ha proseguito il primo cittadino nell’altro momento toccante della giornata: la lettura dei nomi dei 63 casalesi e dei quattro cittadini di Moncalvo deportati nei campi di sterminio.

“Il ricordo è un atto individuale - ha spiegato Daria Carmi - la memoria, invece, qualcosa di collettivo che si elabora per ricavarne i valori della società. Dall’orrore della Shoah devono formarsi i mattoni con cui costruire una strada da percorrere perché non accada mai più. A questo momento storico in cui l’odio appartiene alla cultura di massa, dobbiamo contrapporre i valori dell’uguaglianza della dignità umana, i valori della democrazia, uno spazio dove costruire un bene collettivo all’interno di una società educante, capace di tenere insieme persone diverse. Noi dobbiamo essere quei mattoni di democrazia, diventare acqua e non benzina sul fuoco”.

Dopo la lettura dell’Yizkor a ricordo di tutte le vittime della Shoah, la tradizione casalese vuole che si accendano sette lumi, uno per ogni milione di ebrei, più uno per tutte le altre vittime uccise nei campi di sterminio. Quest’anno a farlo sono stati oltre al sindaco di Casale, i rappresentanti delle forze dell’ordine, e ancora Aldo Fara, per il Comune di Moncalvo, Giovanni Bosco in rappresentanza dell’ANPI, Gianni Ravera per l’associazione Alpini Casalesi in rappresentanza delle Associazioni di Volontariato e una giovane studentessa: Alice Russo scelta come testimone ideale del futuro di questa città.

 

Quest’anno, inoltre, la cerimonia è stata arricchita da una piccola sorpresa che ha contribuito non poco alla commozione e ad approfondire il concetto del perpetuare collettivamente la memoria: la lettura in diversi punti del complesso ebraico di cinque testi di Massimo Biglia interpretati dal Collettivo Teatrale. Parole che hanno ricostruito gli ultimi attimi di diversi deportati casalesi. Voci che hanno acquistato una fisicità concreta, per ricordarci quanto quelle presenze siano ancora così vicine, emotivamente e geograficamente ai cittadini di oggi.

La cerimonia al cardine del ghetto

 

Le cerimonie per il Giorno della Memoria che hanno coinvolto la Comunità Ebraica casalese sono poi proseguite lunedì 27 gennaio, in via Alessandria, con la deposizione della corona d’alloro al cardine del cancello del vecchio ghetto. Un momento di ricordo realizzato in collaborazione con il iComune di Casale Monferrato avvenuto alla presenza del Sindaco Emanuele Capra, dei sindaci di Camino, Moncalvo e San Giorgio , delle autorità del territorio e di tanti studenti delle scuole casalesi. Agli interventi del Sindaco di Casale, del presidente del Comitato Unitario Antifascista avvocato Giovanni Battista Filiberti e del rappresentante della Diocesi, Monsignor Mancinelli, si è aggiunta la testimonianza di Adriana Ottolenghi, vicepresidente della Comunità Ebraica che ha ricordato la propria esperienza delle leggi razziste e delle persecuzioni subite dalla propria famiglia. “Se non avessi trovato qualcuno che non si è voltato dall’altra parte e a rischio della propria vita ha salvato la mia, non saremmo qui a testimoniare quello che è successo”.

a.a.