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Prelati monferrini di Aldo Timossi (42)

Monsignor Luigi Lasagna, vanto della comunità di Montemagno

Una vita purtroppo breve, stroncata da un disastro ferroviario, spesa quasi tutta nell’America Latina, “per la gloria di Dio, a bene della Chiesa e della Congregazione salesiana e per la salvezza delle anime”. Questa la figura di monsignor Luigi Lasagna, vanto della comunità di Montemagno, dove nasce il 3 marzo 1850, da Sebastiano (priore dell’Arciconfraternita di San Michele, scomparso nel 1859) e da Teresa Bianco di Castagnole, entrambi contadini.

"Quando le trombe risuonarono in quel pomeriggio del 9 ottobre 1862 per le vie di Montemagno, Luigino stava giocando nei pressi del santuarietto della Madonna di Valinò. Scalzo com’era, senza giacca e senza cappello, partì di scatto, salì in paese, ed a furia di gomitate, si fece largo tra la folla, e si piantò davanti a Don Bosco che si era fermato sulla piazza”. Cosi racconta l’inizio di una storia missionaria don Luigi Deambrogio, salesiano nativo di Borgo San Martino e scomparso prematuramente nel 1976 a 63 anni, autore di una robusta opera (ben 540 pagine) su “Le passeggiate autunnali di don Bosco per i colli monferrini”. Durante un colloquio il giorno dopo nella canonica di Vignale, don Bosco assicura alla madre che “quegli dei capelli rossi (il Lasagna) farà buona riuscita”. Poche settimane dopo è già a Torino. Vivacissimo di indole, scappa a Montemagno, poi è ricondotto in comunità. Il futuro santo ne intuisce “le doti di franchezza, generosità, ingegno, straordinario buon cuore e fin dal primo incontro ne ha profetizzato l’elevazione alla dignità episcopale”.

Ultimati gli studi al piccolo seminario di Mirabello, la professione salesiana a diciotto anni, quindi la laurea in Lettere. Professore al ginnasio di Lanzo, poi nel liceo di Alassio, non è quella la sua strada. Nel giugno 1873, a soli ventitré anni, è ordinato sacerdote salesiano a Casale.

La partenza per l'Uruguay nel 1876, direttore della prima casa salesiana a Villa Colón, periferia nord della capitale Montevideo, nata da pochi mesi per iniziativa della prima missione salesiana, guidata dal futuro cardinale Giovanni Cagliero. Inizialmente viene quasi frenato, pur con scarsa esperienza Lasagna cammina veloce e intanto affina la capacità organizzativa. Quando ha mano più libera, con il ruolo di ispettore programma l’apertura di nuove opere in città di una certa importanza, tra l’altro dovendo barcamenarsi tra poteri pubblici ballerini, in un Paese reduce da guerre con gli stati vicini e conflitti interni tra i conservatori Blancos e i progressisti Colorados.

Sfumato un accordo con la San Vincenzo de’ Paolo per la gestione di alcune loro scuole, guarda al vicino Brasile per ampliare gli orizzonti dell'apostolato salesiano e al tempo stesso creare una base economica più solida che quella di cui può disporre in Uruguay. A Rio fa nascere un collegio religioso maschile, quindi acquista un cascinale alla periferia di Niterol e, tornato a Villa Colón, cerca fondi per ristrutturarlo e personale per gestirlo. In terra brasiliana prende in gestione anche un nuovo collegio di arti e mestieri, con annessa chiesa, a San Paolo, “punto strategico che permette di soccorrere più facilmente il maggior numero possibile di bisognosi, ed è propizio vuoi alla propagazione della fede, vuoi al maggior sviluppo” delle missioni salesiane. Scorrono periodi di incomprensione con la casa madre a Torino, superati nel 1885 con l’aiuto di monsignor Cagliero, vescovo da pochi mesi e vicario apostolico della Patagonia. Altre difficoltà negli anni successivi, allorché pare si voglia ridimensionare l’opera salesiana in America, destinando personale e risorse alla missione in Patagonia e nella Terra del Fuoco. Lasagna trova una forte sponda nel contatto con il superiore generale salesiano don Michele Rua, successore dal gennaio 1888 di don Bosco, e le cose restano al loro posto.

Quando nel settembre 1891 muore il vescovo di Asunción, si avvia l’iter per dargli un successore. Si apre una parentesi molto lunga, con scambi di relazioni a livello anche diplomatico. I Salesiani, con Cagliero e Lasagna, propongono come base un piano per ricominciare l'evangelizzazione degli indigeni del Brasile. Finalmente, il 10 marzo 1893, mentre Lasagna è a Torino, arriva dalla Santa Sede la sua nomina a vescovo titolare della diocesi di Oëa, l’odierna Tripoli. Una settimana più tardi, a Roma, nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, la solenne consacrazione nelle mani del cardinale Lucido Maria Parocchi, assistito dai vescovi Cagliero e Alessandro Grossi. Si supera con il dialogo un inizio di crisi con il vescovo di San Paolo, che teme la creazione di un vicariato apostolico a Botucatú, fiorente centro dello Stato di San Paolo, e la possibile nomina di Lasagna a quella sede. Ha inizio un fecondo tempo di missione nelle terre del Minas Gerais, sud-est brasiliano, dove prende vigore un collegio salesiano a Cachoeira do Campo, vicino alla capitale Ouro Preto; Lasagna percorre quelle terre montagnose, “predica tutte le volte che se ne offre l'occasione, amministra la cresima, celebra diverse funzioni”. Guarda quindi al Mato Grosso, a capo di una spedizione missionaria che a Cuiabá (oggi capitale dello Stato) prende in consegna la chiesa di San Gonzalo e l'attigua casa: serviranno da sede alla comunità salesiana.

Quelli che saranno gli ultimi giorni di vita, li trascorre preparando una “straordinaria” spedizione nel Minas Gerais, che comprende anche alcune suore “Figlie di Maria Ausiliatrice”. La sera del 7 novembre 1895, un laconico telegramma raggela don Rua: “Mons. Lasagna, Segretario, quattro Suore morirono disastro ferroviario – ZANCHETTA”; la firma è del direttore della comunità salesiana di Nictheroy. Nei giorni successivi i giornali brasiliani precisano la tragedia: “Nello scontro di due treni tra Mariana e Procopio sulla linea di Ouro Preto, furono schiacciati Monsignor Luigi Lasagna, Vescovo Titolare di Tripoli e Superiore delle Missioni Salesiane nel Brasile; il Sacerdote Bernardino Villaamil, suo segretario, Suor Teresa Rinaldi, Superiora Maggiore delle Suore di Maria Ausiliatrice del Brasile; le Suore Petronilla Edvige Braga e Giulia Sarmento, brasiliane, ed un fuochista. Rimasero ferite gravemente due Suore di quella Congregazione, leggermente quattro e molte altre persone. Viaggiavano in carrozzone speciale vicino alla macchina, la quale fu sfracellata. L'impressione prodotta da questa disgrazia è profonda”.

Le vittime portate nel convento dei Padri Redentoristi di Juiz de Fóra, hanno il giorno seguente solenni funerali nella chiesa di Nostra Signora della Gloria, con la partecipazione di autorità, rappresentanze giunte da tante città vicine, grande affluenza di popolo. I poveri corpi vengono sepolti nel locale cimitero. In Italia, la trigesima sarà celebrata in numerose città, da Torino a Roma e Palermo. A Casale, nella cattedrale stracolma e con “numerosa deputazione di Montemagno”, solenne pontificale officiato dal vescovo Paolo Maria Barone.

Cosi ricorda la figura del vescovo Lasagna, il Bollettino salesiano del dicembre 1895: “All'età di soli 45 anni, robustissimo di tempra, adorno di virtù a tutta prova, di zelo instancabile, di eminente pietà e di non comune cultura filosofica, teologica, scientifica e letteraria, il nostro amatissimo monsignor Lasagna era ricco di tutto ciò che forma gli Apostoli potenti in opere ed in parole; perciò, nelle vaste ed importanti Missioni che il Sovrano Pontefice Leone XIII aveva affidato alle sue ardenti sollecitudini, le più liete, le più sante speranze sorridevano certamente all'apostolato del giovane ed intrepido Vescovo. La nostra fede si compiace nel pensare che il sacrifizio magnanimo di tante speranze soprannaturali fu l'ultimo pensiero, l'offerta suprema del venerato defunto”

aldo timossi

FOTO. Il vescovo Lasagna (da  Viaggi d'autore - 18 aprile 2014 pag 21)