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Sinagoga: il libro di Paolo Salom

Insieme allo storico monferrino Sergio Favretto

Il dramma collettivo degli ebrei italiani, nel periodo tra le leggi razziste del fascismo e la fine della Seconda guerra mondiale, è un’immagine che emerge dall’intrecciarsi di tante storie individuali, vicende che vedono protagonisti costretti a scelte dalle conseguenze imponderabili, bivii che determinarono la vita o la morte. La stessa Adriana Ottolenghi, Vicepresidente della Comunità Ebraica di Casale ha ricordato la sua introducendo la presentazione letteraria ospitata domenica 19 novembre in sala Carmi.

Poche di queste tragiche storie possono vantare l’intreccio di quella di Marcello Salom che, giovanissimo, catturato dai soldati della Repubblica di Salò mentre cerca di riparare in Svizzera, si salverà grazie a uno stratagemma che lo porterà ad indossare la divisa dei nemici fino a ridosso della Linea Gotica. Basterebbe questo a rendere la sua vicenda raccontata da suo figlio Paolo in Un Ebreo in camicia nera” (ed Solferino) un romanzo più che una autobiografia. E in effetti il libro si legge con lo stesso gusto della narrativa.

 

In una sala piena, insieme allo storico monferrino Sergio Favretto, Paolo Salom ha ripercorso la storia della sua famiglia: del nonno Galeazzo e nonna Golditza (figlia di ebrei religiosi e tradizionalisti), per poi arrivare all’illusione che la conversione li avrebbe messi al sicuro (“Italiani tra gli Italiani”, insisteva il nonno), delle persecuzioni, del viaggio rocambolesco del padre in fuga, fino alla liberazione dell’Italia. Ma insieme ad essa arrivano a Marcello anche le prime notizie sullo sterminio degli ebrei messo in atto dai nazifascisti durante la guerra. Ed è qui che si sviluppa un altro confronto: quello con il senso di colpa per aver seguito, anche solo esteriormente e per necessità, la bandiera, chi aveva compiuto un genocidio del Popolo a cui apparteneva.

Per tanti anni mio Padre non ha mai parlato volentieri di quel periodo – spiega Paolo Salom - intuivo che c’era qualcosa che pesava sulla famiglia, ma solo negli ultimi tempi della sua vita si era aperto. Quella storia è stata, in un certo senso, sempre un ostacolo tra noi e solo raccontandola mi sono potuto riconciliare con la sua figura e liberarmi anche io di un peso. Un peso ingiustificato, peraltro, visto che le circostanze lo avrebbero condannato a morire solo per quello che era. Scrivere questo libro è stato un modo per dire al mondo che la sua non è una colpa e che ho accettato questo suo passato”. Per una conoscenza e ricostruzione storiche non sono sufficienti archivi, documenti, atti, - ricorda Favretto - ma servono anche diari, memorie, testimonianze. Quello di Paolo Salom è un incontro diretto con la storia di una famiglia, attraverso il velo della storia di un popolo.

E' stata annullata la presentazione letteraria di  “Una racchetta da tennis racconta - Ricordi familiari della Ferrara ebraica” di Ermanno Tedeschi (Editore Zamorani) che avrebbe dovuto tenersi domenica in sala Carmi.  

FOTO. Favretto e Salom domenica in sala Carmi