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Santi, beati, venerabili... (5)

Oglerio, nato a Trino nel 1136, abate a Santa Maria di Lucedio

In questa collana per il 550° anniversario della Diocesi monferrina da  Cavagnolo (Torino, ma Diocesi di Casale) con il beato Barello e Tronzano (VC) con il beato Abbondo, ci avviciniamo a Trino.

Nasceva 900 anni orsono, tra le grange, l’abbazia di Santa Maria di Lucedio, polo di enorme importanza che arrivo ad avere collegamenti fin in Tessalonica.

Nella seconda metà del secolo settimo, tal Gauderio o Gauderith, soldato longobardo fattosi poi sacerdote, aveva fondato in zona un primo cenobio benedettino (“monaci neri”, dal colore dell’abito, inizialmente bianco) dedicato a San Michele, poi definito anche come San Genuario per ospitarvi reliquie del santo martire, probabilmente uno dei sette fratelli figli di santa Felicita, già sepolti a Roma. Quel primo monastero annovera tra gli abati un santo, Bononio, nativo di Bologna. L’attuale complesso abbaziale di Lucedio, a poca distanza dal primitivo, risale al 1123, realizzato da un gruppo di monaci cistercensi (“monaci bianchi”) chiamati dal marchese monferrino Raineri e arrivati dall’abbazia francese di La Ferté.

Eccoci a raccontare di Oglerio, nato a Trino nel 1136, abate a Santa Maria di Lucedio dal 1205. Scorrendo la monumentale storia scritta da Giovanni Andrea Irico a metà Settecento, per Tridinum troviamo ben sette personaggi che avrebbero fatto “cose meravigliose”. Tre definiti come santi: con Oglerio, Attilio martire e Giordana imperatrice. Quattro beate: Maddalena de Panateriis e Arcangela de Girlanis con le sorelle Maria e Scolastica. Ne vedremo l’esatta “gerarchia”.

Oglerio - che l’Irico inquadra storicamente nella dissertazione “De tempore quo sanctus abbas Oglerius locediensi monasterio praefuit” - entra giovane nel cenobio lucediense, probabilmente indirizzato da San Bernardo, a Vercelli nel Giugno 1148 per accogliere Papa Eugenio III. “Fin dagli inizi si dedicò tutto a Maria, Madre di Dio, e se ne mostrò molto devoto”. Una “Istoria della vercellese letteratura” d’inizio ‘800 ne riporta la descrizione fisica: “Bello di volto ed ilare, di portamento grave, liberale co’ poveri, piacevole cogli amici, clemente co’ peccatori, rigido verso se stesso”. Aggiunge che esisteva anche un suo ritratto, “sopra la porta della camera consolare nel vecchio palazzo della città di Trino (…) copiato nell’atto che si stava atterrando quel gotico edifizio, che ha tutti i caratteri del XII secolo”. Dopo aver governato l’abbazia con piglio forte, ottenendo anche robuste donazioni e rilevanti privilegi con diplomi imperiali e bolle papali, finisce il cammino terreno, ormai molto anziano, il 10 settembre 1214. Quel povero corpo non ha quiete! E’ sepolto nel monastero, secondo una cronaca di metà ‘600 “in un deposito di pietra, che anco adesso si può vedere nel canto tra la porta della sacristia e la porta della chiesa”. Più tardi, le reliquie sono trasferite “in un armario piccolo dentro il muro a cornu epistolæ del altar maggiore in una cassetta di legno inargentata fatta fare dall’Ecc.mo Sig.r D. Ferdinando Gonzaga abbate comendatario”: errore di persona, si tratta evidentemente di Francesco Giacinto Gonzaga. Le reliquie vengono infine traslate nella parrocchiale di San Bartolomeo, a Trino; è il 1792, dal 1874 l’abbazia è secolarizzata e i beni trasferiti all'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro.

Per il “servo di Dio” Oglerio, il 20 marzo 1875 arriva il decreto che ne riconosce il culto “da tempo immemorabile”, definendolo dunque non santo, bensì beato, con ricordo il 10 settembre. In Vaticano la Congregazione per i sacri riti ha preso atto anzitutto degli episodi miracolosi che lo avrebbero visto - sia in vita, sia per sua intercessione da defunto – scacciare i demoni da persone e comunità, tanto da essere definito “immundorum spirituum terrorem”, terrore degli spiriti immondi.

Seguendo l’indice dell’Irico, ecco Attilio, definito santo: “a Trino viene ricordato, in data 28 giugno, un sant'Attilio, soldato della Legione Tebea e martire, che appare anche su numerosi calendari italiani”. La sua figura tuttavia non è segnata nel Martirologio Romano edito dalla Santa Sede (ultima edizione 2004), né citata negli Acta Santorum o in altri repertori agiografici. L’unica cosa storicamente sicura riguarda l’esistenza di una legione Tebea. Che Attilio ne facesse parte si legge in qualche fonte dei secoli passati, ma sembra affermazione campata in aria, al pari di analoga fantasia, riguardante l’appartenenza a quella unità di militari quali Ottavio, Avventore e Solutore, che la Diocesi di Torino ricorda come santi martiri, ma definendoli come semplici “cittadini torinesi, vissuti nella seconda metà del terzo secolo, martirizzati nella persecuzione di Massimiano intorno al 300”.

Se per “Atilius” si può escludere la santità, altrettanto per quella che Irico presenta come Sancta Jordana imperatrix graecorum. Si è forse basato sulle cronache scritte nel ‘300 dal frate domenicano Jacopo d’Acqui, che imbastisce un curioso racconto sui rapporti tra Marchesi monferrini e Oriente. Scrivendo di Ranieri, figlio di Guglielmo il Vecchio e sposo nel 1180 di Maria, figlia dell’imperatore Manuele Comneno, aggiunge che una sorella, appunto Giordana, avrebbe sposato Alessio, fratellastro di Maria. Nelle fantasie dello storico, Giordana diventerà imperatrice e sarà “santa, e per sua intercessione Dio farà miracoli”. In realtà la storia di Giordana pare leggenda, per almeno tre motivi: è un nome strano in Monferrato per quel tempo, Guglielmo non ebbe una figlia con quel nome, nessun Imperatore d’Oriente ebbe in moglie una Giordana! Una spiegazione sull’origine di quella “Santa Jordana” ebbe a darla lo storico Walter Haberstumpf: si tramandava che a Lucedio “ancora nel secolo XVII, a sinistra dell’altare maggiore, vi fosse una tomba, assai venerata dalla pietà popolare poiché in essa si credeva sepolta una regina, ove i monaci nel giorno dei Defunti recitavano la colletta Quaesumus Domine pro tua pietate”!

Detto di figure immaginate/venerate come santi, ecco i beati. Anzi, le beate trinesi, reali o come tali venerate.

aldo timossi (5 – continua)

Ultimo publbicato: Casimiro Barello e Beato Abbondio (venerdì 29). in preparazione   le beate trinesi Arcangela Girlani e Maddalena Panatieri. Foto: Oglerio. Questo articolo è stato pubblicato in cartaceo venerdì 5 gennaio con due immagini.