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Storia e retroscena dell'ULS 76 di Casale
Di Aldo Timossi (presidente dell'assemblea)
A proposito di Comprensorio (V. edizione del 21 giugno) Carlo Baviera, che ne fu ultimo presidente e, suo malgrado, commissario liquidatore nel 1986, commenta oggi via facebook, con amarezza: “E’ stato l’ultimo periodo in cui pensavamo come se fossimo una provincia, e le amministrazioni dei comuni sapevano lavorare insieme”. Ecco in sintesi lo spirito di un sogno realizzatosi ma svanito in fretta, nonostante che la speranza fosse resa più robusta dal concomitante avvio di un secondo organismo consortile, l’ULS-Unità Locale dei Servizi.
L’ULS 76 di Casale nasce, come le altre, con legge regionale 41 del 1976, che ne definisce i confini e in generiche parole i compiti, in sostanza la gestione del “complesso integrato di tutti i servizi di base”. Dalle linee politiche della nuova Giunta regionale, presieduta dal socialista Aldo Viglione, emerge non trattarsi solo di sanità e assistenza sociale, e lo conferma l’assessore alla Sanità Ezio Enrietti, citando “le politiche della salute, della scuola, dei servizi per l’infanzia, gli anziani, gli handicappati, del tempo libero, della casa, ecc. …”.
I confini dell’ULS casalese, fissati nel febbraio ‘77 e confermati nel maggio dell’anno successivo, ricalcano quelli comprensoriali.
A Casale, primo partito a muoversi è il PCI, certo anche per assecondare/supportare la linea politica del governo piemontese, di sinistra dopo un quinquennio di presidenza democristiana. Un documento del maggio ’78, intende “aprire il dibattito affinché la riforma dei servizi socio-assistenziali non resti intuizione, ma sia tramutata in atti concreti”.
E’ il consigliere casalese Carlo Cavajano a illustrare nel dettaglio la proposta, con accuse di immobilismo nei confronti della Giunta comprensoriale “quasi laica” che ignorerebbe le proposte del PCI, escluso dalla maggioranza. Addebiti respinti sia dai socialisti, con riflessioni di un cauto e discreto Franco Rissone (“non è la sede per valutazioni politiche”, anche perché in Comune a Casale, PSI e PCI sono alleati), che dai democristiani, con la pungente franchezza di Riccardo Triglia (“è la Giunta di Casale ad essere spesso inadeguata come capacità e iniziativa”).
Con il 1° gennaio 1980 deve avviarsi la riforma sanitaria, e a fine dicembre ’79 l’ULS tiene la prima assemblea, con 68 consiglieri in rappresentanza di 48 Comuni.
Ai presenti – arrivati a Palazzo San Giorgio sfidando una vera e propria tempesta di neve – viene illustrata con poche cifre una prospettiva da far tremare i polsi: a pieno regime, considerando tutti i servizi e compreso l’ospedale Santo Spirito con i suoi 19 reparti e ben 740 letti, dovranno gestire oltre 2000 operatori, e un budget di 140-150 miliardi di lire! Per la nomina del primo presidente il clima è teso, ma infine si trova un accordo quasi unanime sul nome di Adriano Roggero, già presidente dell’ospedale. Si dice preoccupato perché a fronte di personale e portafoglio a venire, si parte senza collaboratori e “senza una lira”, manca una sede (si userà per le assemblee il teatrino dell’ospedale, e la posta in arrivo è sistemata “sopra una sedia”) e sono all’orizzonte le prime attribuzioni: tossicodipendenze, assistenza domiciliare anziani, consultori, guardia medica, igiene mentale, disabili.
Elezioni amministrative a giugno 1980, quindi vanno rinnovate le rappresentanze dei Comuni dove si è votato, Casale compreso (diviene sindaco il socialista Mario Oddone, il “Vichingo”, soprannome forse dovuto ai folti baffi, forse legato al nome del bar dei genitori in piazza Mazzini: ignoro se sia nato prima l’uno o prima l’altro). Mentre si raccolgono le candidature, a sorpresa Roggero, titolare di un’agenzia immobiliare, si dimette per “ragioni professionali”. Prende il suo posto Roberto Campese, DC dal carattere serio e piglio imprenditoriale (lo dimostrerà nel futuro), consigliere di Giarole.
Arriva subito le prime due patate bollenti. A Moncalvo suona a morto la campana dell’ospedale San Marco, troppo piccolo per restare tale (82 letti, 28 dipendenti), che si spera almeno di trasformare in sezione staccata del Santo Spirito. A Casale, alla richiesta di locali per una nuova sede operativa, l’INPS riceve risposte tipo “non sappiamo, ne parleremo” da Comune e ULS, e “Il Monferrato” a firma Luigi Angelino pubblica un neretto dal titolo esplicito, “autolesionisti”!
Nel giugno ’81 l’ULS ormai divenuta USL-Unità Sanitaria Locale, ha finalmente un governo stabile. Il giornale titola “Il democristiano Aldo Timossi eletto presidente dell’Assemblea USL”. Sottolineo che “sarò il presidente di tutti”, anche se il PCI non mi ha votato. Qualche tempo prima, erano venuti in casa, a Morano Po, gli amici Paolo Ferraris (futuro assessore regionale) e Riccardo Coppo (futuro sindaco di Casale), per dirmi che avrei dovuto lasciare il Comprensorio e passare all’USL. Obbedisco, pur sapendo poco di sanità! A capo dell’esecutivo il socialista Michelino Sassone, con vice il dc Carlo Mina, carattere riflessivo e cauto il primo, ben più schietto e impetuoso il secondo...
Negli uffici del Santo Spirito, nucleo centrale dell’USL 76, operano tra l’altro ottimi professionisti, destinati a traghettare le nuove strutture nell’ambito del SSN-Servizio Sanitario Nazionale. In primis il coordinatore amministrativo Ermanno “Nanni” Deregibus, pacato negli atteggiamenti quanto inflessibile nel rispetto della norma, il suo vice Pierangelo Bonzano, il direttore sanitario Giovanni Cavasonza cui subentrerà dopo pochi mesi il riflessivo Luigi Capello, l’ispettore sanitario Paolo Tofanini (destinato ad una lunga, prestigiosa carriera in asl e ospedali). Figure che, quasi tutte e con loro molte altre, si sono fatte buone ossa nella gestione dell’ente ospedaliero pre-riforma, con scrupolosi, lungimiranti consiglieri di amministrazione (un buon ricordo per Eliano Sassone, vicepresidente PSDI a fine anni Sessanta, che fu editore di questo giornale e in quanto tale mio primo datore di lavoro).
I rapporti con la Regione non sono idilliaci. Il maggior contrasto riguarda i lavori in corso per il nuovo padiglione destinato alla lungodegenza, un lungo compendio grigio su Strada Pozzo Sant’Evasio. L’assessore regionale Sante Bajardi – carattere perentorio nel dire e nel fare, costruito fin dai tempi della Resistenza nelle formazioni torinesi SAP - garantisce i 30 milioni necessari al completamento, ma esclude possa avere posti letto fissi, puntando invece sull’aspetto ambulatoriale. Aggiunge che il Santo Spirito dovrà scendere a 600 posti letto, mentre per il San Marco di Moncalvo si esclude attività di ricovero; a rischio per carenza di fondi la Scuola per infermieri professionali/generici e per tecnici di laboratorio/radiologia, che ogni anno diploma una cinquantina di giovani. Nel confronto, anche la convenzione con l’Infermeria Sant’Antonio Abate di Trino, destinata a poliambulatorio, con malumori della popolazione e proteste del presidente Sandro Patrucco che lamenta ritardi e incertezze; la nascita dei distretti; la guardia medica a Cerrina.
Nel passaggio 1983-84, l’USSL 76 (aggiunta dall’estate ‘82 una “S”, è diventata Unità Socio Sanitaria Locale) soffre di accordi e disaccordi tra i partiti. Ha un nuovo Comitato di gestione, composto da Carlo Mina, Pino Montarolo, Mario Bozzolino, Roberto Campese per la DC; Antonino Gagliano, Cesare Luparia, Domenico Oggiano e Michelino Sassone per il PSI; Gian Carlo Benzi per il PLI; Lorenzo Luparia, Ernesto Berra, Pier Anna Casalino e Vittorio Repetto per il PCI.
Con una maggioranza DC-PSI-PLI, Mina diventa presidente, una piccola rivincita per due candidature al Senato, nel 1972 e nel 1976, andate buche per una manciata di voti. Sassone è vice. Timossi lascia la presidenza dell’Assemblea: “non è corretto che due presidenze si concentrino in un solo partito”! Viene sostituito da Valentino Prati, sindaco di Murisengo, consorte della brava poetessa Nina.
Sono settimane di stanca, si guarda a ciò che capita nel Comune capoluogo, dove il sindaco Oddone ha dato le dimissioni, dopo aver guidato dal 1980 una giunta di sinistra(PCI-PSI), una minoritaria laica (PSI-PSDI-PLI-PR I), il pentapartito DC-PSI-PRI-PLI-PSDI, il quadripartito DC-PSI-PLI-PSDI. Di lì a poco arriva il monocolore comunista, con sindaco Mario Scaiola, destinato a durare meno di un trimestre. “Il Monferrato” scrive che nei patti tra partiti, “la presidenza del Comprensorio sarà probabilmente socialdemocratica, quella dell’USSL del partito socialista”. In effetti finisce in appena tre mesi anche la presidenza Mina, sostituito dal socialista Cesare Luparia, esso pure a vita travagliata perché sfiduciato dall’esecutivo e addirittura espulso dal partito.
Intanto premono alcuni grossi problemi di salute pubblica, oggetto di polemiche e discussioni. Due tra tutti, la presa di coscienza sulle drammatiche conseguenze dell’amianto che provoca il letale mesotelioma della pleura, la localizzazione a Leri Cavour della centrale elettronucleare “Trino 2”...
A questo punto, la vicenda dell’USSL è cronaca di trattative nelle stanze dei partiti. “Il Monferrato” del 7 maggio ’85 ben descrive, sintetizzando: Giorgio Mancassola del PLI a capo dell’Assemblea senza i voti di PCI e PSI, che però eleggono loro uomini nell’esecutivo, la presidenza dovrebbe andare al DC Bruno Raselli (bancario, gran bontà d’animo) che rinuncia in favore di Mina, il quale accetta come “provvisorio”, destinato a fare il vice di una eligenda presidenza per Cesare Luparia, e di lasciare poi il posto a Campese! Il tutto per pochi mesi, considerato che la cronaca del gennaio-febbraio ’86 racconterà di ampia spartizione di poltrone e strapuntini in ambito quadripartito DC-PSI-PSDI-PRI, con la conferma di Riccardo Coppo a sindaco del Capoluogo, ai socialisti i vertici USSL, Municipalizzata, Ente manifestazioni e Consorzio rifiuti, un dc alla Casa di riposo e ai Rifiuti speciali, un psdi ai Trasporti, nel dettaglio anche le vicepresidenze per accontentare i repubblicani del segretario Giuseppe Bazzani!
Certo, la Sanità non è messa da parte, bisogna prendere atto con rammarico della chiusura senza speranze per il San Marco di Moncalvo, e definire nei dettagli il passaggio dell’Infermeria di Trino da ospedale a “casa protetta” trasferendo comunque al servizio sanitario il personale, affrontare (maggio ’86) l’emergenza post-Chernobyl che ha lasciato al suolo non poca radioattività, monitorare la fase di chiusura dello stabilimento Eternit e il rispetto della coraggiosa ordinanza (2 dicembre 1987, a firma del sindaco Coppo) che vieta l’utilizzo di manufatti con amianto in tutto il territorio comunale, fissando obblighi per rimozione e smaltimento...
Dal marzo ’86, la presidenza dell’Assemblea è nelle mani di un giovane consigliere trinese, Roberto Rosso, già capogruppo DC. Temperamento gioviale, carattere dinamico, aperto e deciso, tanta voglia di fare, e lo dimostrerà in futuro, come deputato dal 1994 per cinque legislature (gran lavoro per far nascere l’UPO-Università del Piemonte Orientale) e per due volte Sottosegretario, oggi assessore regionale.
Al vertice dell’esecutivo, arriva il socialista Fedele Picco, sostituito a febbraio ’88 dal dc Gino Merlo (con simpatia, ricordo suo padre Marino, mio ottimo insegnante di musica al Magistrale), particolarmente impegnato, con il sindaco casalese Ettore Coppo, sui temi della bonifica dall’amianto. Il budget annuale dell’USSL 76 sfiora i 90 miliardi di lire, cifra che creerebbe qualche timore anche ad un esperto manager aziendale! Al Santo Spirito gli uffici occupano la nuova manica che avrebbe dovuto ospitare la lungodegenza.
Dall’autunno ’90 dovrebbe salire in sella alla presidenza USSL un maestro (mio ex compagno di scuola!), Gianni Calvi, indipendente nelle liste del PCI, persona squisita, sempre sorridente. L’avvicendamento è bocciato in presenza di un decreto governativo che congela i rinnovi di tutte le USSL, quindi anche le dimissioni di Merlo, che dunque resta al vertice – pur incompatibile con la carica di assessore all’urbanistica in Comune - e dovrà tra l’altro occuparsi dell’assistenza alle centinaia di profughi albanesi ospitati, con non pochi grattacapi di autorità civili e militari - nelle “Casermette” di Casale da inizio ’91.
Il 1° luglio dello stesso anno segna la fine......
aldo timossi
ARTICOLO COMPLETO NEL NUMERO IN EDICOLA MARTEDI'