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Prelati monferrini di AldoTimossi
Ignace-Dominique Grisella de Rosignan
Nella vecchia cronotassi diocesana di Sant Jean de Maurienne, dal 1966 accorpata nell’arcidiocesi di Chambéry-San Giovanni di Moriana-Tarantasia, appare nel 1741 il nome di Ignace-Dominique Grisella de Rosignan. Cognome ben noto a Casale, dove ancora oggi si può ammirare in via Garibaldi 22 l’omonimo palazzo, nato dalla ristrutturazione di un precedente edificio appartenuto ai Guiscardi conti di Villanova, con facciata rimaneggiata nell’Ottocento dall’Antonelli, l’architetto della Mole di Torino. Nel palmares della famiglia, le signorie di Pogliano e Moncucco e i feudi di Aramengo, Lignana, Rosignano, Cunico, Camagna e Montemagno. Dopo l’annessione sabauda del Monferrato, nel 1613, i Grisella sono stati pronti a schierarsi con immediatezza dalla parte dei Savoia.
Il marchese Giacinto Maria Grisella di Rosignano (1651-1720) ha pianificato le carriere dei suoi figli maschi in modo quanto mai classico. Al primogenito Ottavio (1685-1749) beni e feudi, ed il ruolo che la famiglia detiene sulla scena cittadina di Casale, all’interno del ceto dirigente. Al secondogenito Carlo Giuseppe (1688-1750) la carriera delle armi come ufficiale dei dragoni di Piemonte, che gli consentirà di essere figura di spicco delle corti delle tre mogli di Carlo Emanuele III. Al terzogenito Ignazio (1689-1756) un futuro con l’abito religioso. Per l’ultimogenito Antonio Maria (nato nel 1701), carriera nell’Ordine di Malta, sotto le cui bandiere entrerà al servizio dell’Impero.
Ignazio nasce il 28 luglio 1689. Laureatosi a Bologna nel 1716, è ordinato diacono il 28 ottobre 1720, presbitero due mesi più tardi. Nel 1729 Vittorio Amedeo II lo chiama a corte come proprio regio elemosiniere. Ottenuta la cittadinanza torinese, nel 1731 è nominato nella “Confraternita della catholica fede in Turino sotto l'invocazione di San Paolo”, fondata a metà ‘500 con scopi benefici e che diventerà l’odierna “Compagnia di San Paolo”. Svolge da subito un ruolo di primo piano, nel 1732 viene cooptato nel Consiglio, dove resta sino alla fine del 1736. E’ in sostanza l’elemosiniere dei Savoia. Nel 1737 arriva la nomina a rettore e maestro delle cerimonie del Supremo Ordine dell’Annunziata, e due anni più tardi torna in seno alla Confraternita, per sedere tra i protettori generali.
Il passaggio da “banchiere” a vescovo, il 15 febbraio 1741, con la notizia della nomina, da parte di Benedetto XIV su indicazione del re Carlo Emanuele, alla sede vescovile di Saint Jean de Maurienne, diocesi in territorio dei Savoia, dipendente dall’arcidiocesi di Torino. Consacrato il 23 aprile a Torino dall’arcivescovo Giuseppe Arborio di Gattinara, co-consacratori i vescovi di Casale, Pier Gerolamo Caravadossi, e di Alessandria, Giovanni Mercurino Arborio di Gattinara. Prende possesso della cattedra affidandone l’incarico al vicario generale, e suscitando peraltro forte malcontento nel Capitolo della cattedrale, abituato alla tradizione di non riconoscere deleghe. Da Torino, risponde ai canonici con una lettera dal tono pugno forte in guanto di velluto, nella quale sottolinea la propria indipendenza dal Capitolo, evidenzia le prerogative vescovili, infine assicura che sarà in sede il successivo 3 settembre. Quel giorno, domenica, come previsto è in città. Si legge nella “Histoire du diocèse de Maurienne” che “Il Capitolo e la cittadinanza fanno a gara nello zelo e nelle premure per accoglierlo con la necessaria solennità, ed esprimergli i sentimenti di rispetto e di fede con i quali il popolo religioso della Maurienne ha sempre accolto i suoi pastori”.
Passa giusto un anno. Mentre si annunciano scontri di eserciti fra sabaudi e spagnoli, il piglio decisionista di Grisella si cala in un regolamento di disciplina rivolto al clero diocesano. Non è stato oggetto di confronto con il Capitolo, che rivolge un appello al Senato sabaudo, chiedendone la sospensione sulla base di un diritto alla consultazione su simili atti, concordato nel 1620 con il vescovo (casalese) Carlo Bobba. Per la cronaca, la richiesta avrà un iter assai lungo, solo l’8 luglio 1750 il Senato respingerà la richiesta, ordinando la pubblicazione del regolamento!
Trascorrono anni di eserciti che vanno e vengono, distogliendo in qualche modo il vescovo dalla cura della comunità diocesana, in particolare rendendo molto difficoltoso spostarsi tra le diverse parrocchie. Finalmente nel 1754 può iniziare la visita pastorale. Inizia male, nel contrasto con il solito Capitolo, al quale inoltra disposizioni per il miglior funzionamento della Cattedrale. Temendo di trovare opposizioni anche dai sacerdoti della periferia, tergiversa qualche mese, poi si procura dall’Avvocato generale di Torino un’ingiunzione ai curati perché ben accolgano a loro spese il vescovo e il folto seguito (preti, camerieri, cuochi, stallieri, ecc.) per tutto il tempo dei ogni singola visita. Purtroppo il documento ingiuntivo viene notificato tardi, all’inizio del settembre 1756, ma nella notte del giorno 22 il vescovo soccombe ad un attacco apoplettico. Viene sepolto in Cattedrale, nella cripta fatta costruire dal cardinale de Gorrevod, che già ospita dal 1636 la salma del conterraneo vescovo Carlo Bobba.
Il testamento con il quale dispone il lascito dei propri beni a vantaggio della diocesi, viene contestato - si legge sulla citata “Historie” - dai parenti del testatore, e il Senato torinese lo dichiara nullo e di nessun effetto. Grisella sarà comunque ricordato per “l’abilità e la forza con le quali ha sostenuto i diritti della sua cattedra vescovile, conservandone intatta l’autorità spirituale”, e si ricordano “il suo amore per i poveri e la sua generosità nel sollevarne le sofferenze”.
aldo timossi
FOTO. Saint Jean de Maurienne, cattedrale