Notizia »
Lomellina medievale
A cura del giornalista Umberto De Agostino - Le presentazioni
"Lomellina medievale" è il titolo di un libro appena edito a cura del giornalista Umberto De Agostino. Queste le prossime presentazioni:
Mercoledì 4 dicembre, ore 17, biblioteca civica “Francesco Pezza”,
Mortara
Sabato 7 dicembre, ore 17.30, libreria “Le mille e una pagina”,
Mortara
Sabato 14 dicembre, ore 11, palazzo Strada, Ferrera Erbognone
Venerdì 24 gennaio, ore 21, ex chiesa di San Rocco, Lomello
Domenica 9 marzo, ore 15.30, ex abbazia benedettina di San Pietro,
Breme.
Sabato 15 marzo, ore 16.30, Spazio aperto di via dell’Arco, Santa
Margherita Ligure.
Cechiamo di sapere qualcosa di più riassumento dalla presentazione: "Questo libro è un cerchio che parte dai liguri e si chiude con i liguri. Dunque, vi chiederete voi, perché il titolo è Lomellina medievale e non Liguria medievale? Perché la Lomellina preromana, prima che le legioni della Città eterna conquistassero la ferace terra fra Po, Ticino e Sesia, era abitata da una tribù ligure denominata Levi. Stiamo parlando di una delle più antiche popolazioni italiche: secondo alcuni studiosi, sarebbe un popolo indoeuropeo arrivato nell’attuale Nordovest e nell’alta Toscana verso la metà del terzo millennio avanti Cristo, secondo altri sarebbe addirittura un antichissimo popolo pre-indoeuropeo, al pari dei baschi tanto per intenderci. Le più profonde radici della Lomellina sono dunque da ricercarsi in questa dimensione storica e anche linguistica, considerato che diversi termini del dialetto lomellino collimano ancora oggi, malgrado la netta predominanza del latino, con quelli parlati lungo le coste del mar Ligure....
Il fulcro indiscusso di questo cammino sarà Lomello, il centro abitato destinato a dare il nome all’intero territorio che, nel corso dei secoli, vivrà due momenti di autonomia amministrativa ben definita: la contea di Lomello nell’alto Medio Evo e la Provincia di Lomellina, fra il 1713 e il 1859, nel Regno di Sicilia prima e di Sardegna poi.
Tra la fine della Repubblica e l’inizio dell’Impero romano, Lomello comincia a prendere forma come luogo situato in una posizione strategica: un dosso sulle rive del torrente Agogna, lungo l’antica pista che da Roma, centro del mondo antico, conduce nelle vaste e rigogliose Gallie. L’abitato sfrutta questo indubbio vantaggio diventando una “mansio”, luogo in cui i dignitari, i diplomatici, i commercianti e anche i legionari possono sostare e cambiare i cavalli. Questo ruolo preminente sarà ricoperto da Lomello anche nel turbolento periodo delle invasioni barbariche e del conseguente crollo dell’Impero romano d’occidente.
Nel 568 i Longobardi guidati da Alboino s’insediano in Italia e, nel corso dei successivi due secoli, per Lomello si schiuderanno le porte del massimo splendore. Alla capitale longobarda Pavia farà da contraltare il borgo sulle rive dell’Agogna, prediletto dai sovrani del popolo barbarico a cominciare dalla regina Teodolinda. Ancora oggi alcuni dubitano del fatto che le nozze fra Teodolinda e il suo secondo marito Agilulfo, duca di Torino, si siano effettivamente celebrate nella basilica di Santa Maria Maggiore. Così scrive Paolo Diacono, storico del popolo longobardo, e così crediamo noi: va da sé che la basilica non era quella imponente che vediamo oggi al centro di Lomello, ma nel 590 un luogo di culto senza dubbio esisteva non foss’altro che, a pochi metri, era già documentata la presenza di un battistero intitolato a San Giovanni.
Il regno longobardo durerà fino alla seconda metà dell’VIII secolo, quando sarà conquistato dai Franchi di Carlo Magno. «Invece di abolire il regno longobardo, lo annette al proprio come un’entità autonoma e si fa incoronare re dei Longobardi – scrive Alessandro Barbero in “Carlo Magno. Un padre dell’Europa all’inizio del Medio Evo”, uscito nel 2006 – È questo un colpo di genio che, di fatto, getta le basi per la nascita dell’Impero carolingio». E qui il nostro percorso a ritroso nella storia lomellina si arricchisce di un altro luogo sorprendente: l’abbazia mortarese di Sant’Albino.
Siamo nei primi anni del V secolo, dunque agli albori del cristianesimo, quando Gaudenzio, vescovo di Novara, costruisce due cappelle campestri nell’area situata oltre l’attuale circonvallazione cittadina. L’unica superstite, quella intitolata ad Albino, sarà nota nei secoli a ogni singolo pellegrino proveniente dalle Gallie e diretto a Roma lungo il cammino della fede oggi universalmente noto come Via Francigena. E la devozione si accrescerà dopo la battaglia campale del 12 ottobre 773 tra i Longobardi di re Desiderio e i Franchi di Carlo Magno. ...
Si apre una fase nuova per la storia europea: l’età carolingia. Con il sovrano di quello che possiamo definire un ormai ex popolo barbarico rinascerà l’impero a più di tre secoli dalla deposizione di Romolo Augusto da parte di Odoacre. Il giorno di Natale dell'800, a Roma papa Leone III lo incorona “Imperator Augustus”, titolo che all'epoca designa l'imperatore dei Romani. L’Impero carolingio è da considerarsi la prima fase nella storia del Sacro Romano Impero...
In questo periodo anche la Lomellina acquista una specifica dignità politico-amministrativa. Già nel regno longobardo esisteva una iudiciaria laumellensis, sorta di distretto giudiziario, ma solamente dopo la fondazione del Sacro Romano Impero vedrà la luce il comitato, poi noto come contea, di Lomello. Dopo la morte di Carlo Magno, nel 814, nasce il fenomeno del feudalesimo e del conseguente incastellamento: il Capitolare di Meerssen invita esplicitamente gli uomini liberi a scegliersi un capo tra gli uomini più potenti del territorio per mettersi sotto la sua protezione. In Lomellina mette radici la prima famiglia comitale, di cui non ci sono giunti dati precisi: sappiamo solamente che un documento della seconda metà del IX secolo cita un “comitatu Olmello”, cioè Lomello. Attraverso il tumultuoso periodo dell’anarchia feudale, compreso fra l’887 e il 924, e la parabola della Marca d’Ivrea, in cui è inserita la Lomellina, si arriva a Manfredo, primo nome di “comes laumellensi” rinvenuto in documenti ufficiali.
Fra il IX e il X secolo, dunque, si delineano i contorni di un territorio consapevole di aver raggiunto una chiara identità: la Lomellina non è più un’espressione geografica. L’area d’influenza arriva a superare i confini naturali costituiti dai tre fiumi per abbracciare anche parti di terre limitrofe come il Casalese e l’Alessandrino. Sotto l’aspetto politico-amministrativo, il pallino è nelle mani di una nuova famiglia di conti del Sacro Palazzo di Pavia, il cui capostipite Cuniberto lascerà il posto al figlio Ottone, figura molto influente alla corte imperiale di Pavia. Sarà lui a riunire per la prima volta le prestigiose cariche di conte del Sacro Palazzo di Pavia e di Lomello: sono anni turbolenti, in cui Pavia, storica alleata del Sacro Romano Impero, instaura il libero Comune costringendo il conte Ottone II a rifugiarsi nella guarnita rocca di Lomello. Siamo nel 1024: cinque anni prima, la parola Lomellina aveva debuttato in un atto ufficiale. Stiamo parlando del diploma dell’imperatore Enrico II, che recita: «res etiam iuris ipsius monasterii de fortis ipsa civitate [Pavia] et in Laumellina».
Fra il X e il XII secolo la Lomellina attraversa un lungo periodo di splendore anche sotto l’aspetto religioso...
Mentre la reputazione di Gandolfo e della famiglia Lomellini cresce rapidamente sulle coste del mar Ligure, a nord del Po i loro parenti vanno incontro a giorni decisamente problematici. Nel 1140 il libero Comune di Pavia trionfa sui conti di Lomello costringendo Guidone a tenere la residenza nell’ex capitale longobarda, dove nella primavera del 1155 Federico di Svevia detto il Barbarossa diventerà re d'Italia. Il 18 giugno dello stesso anno papa Adriano IV lo incoronerà imperatore a Roma: secondo alcuni storici, è la nascita ufficiale del Sacro Romano Impero. Questi saranno anni cruciali per la contea di Lomello e per l’intera Lomellina, nemica di Pavia e, di conseguenza, alleata dell’antimperiale Milano. «Evidentemente il Barbarossa – scriveva nel 1975 da Langosco don Pietro Bodo – aveva ogni interesse a fare di Pavia un Comune alleato da contrapporre all’irriducibile Milano e si propose di rompere il fronte delle città nemiche largheggiando in favori verso quelle amiche. Perciò egli non esitò a concedere un governo autonomo alla città di Pavia eliminando ogni ingerenza dei conti. Anzi incorporò nel dominio pavese la stessa contea di Lomello annullandola di colpo». Nel 1158 il Barbarossa proibisce la ricostruzione di Lomello, alleato della ribelle Milano, e inizia la diaspora dei conti, che s’insediano in diversi paesi lomellini: Langosco, Mede, Robbio, Albonese, Nicorvo e Rosasco. Il ramo più influente sarà quello dei Langosco, la cui figura più autorevole sarà Filippone, figlio del conte palatino di Lomello Riccardo e di una Beatrice, di ignoto casato: tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo contenderà ai Beccaria il controllo della città di Pavia. Prima di passare ai Lomellini di Genova, ricordiamo solamente che, fra il XII e il XIII secolo, i conti di Langosco e i loro cugini sparsi in Lomellina cambieranno casacca alleandosi all’impero guidato da Federico II di Svevia, stupor mundi.In questi secoli i discendenti di Gandolfo Lomellino, dalla loro roccaforte di Pegli, acquistano gradualmente prestigio sia attraverso i matrimoni con le famiglie più influenti di Genova (una su tutte i Doria) sia attraverso le transazioni finanziarie con le più importanti città europee: dal XVI al XVIII secolo vari esponenti della famiglia ricoprono la massima carica politica, il dogato. Sarà però il mare, non poteva essere altrimenti, a rappresentare l’elemento vitale della loro fortuna politica ed economica: i Lomellini avranno modo di farsi apprezzare sia come valenti ammiragli...
Nel 1738 i discendenti dei pegliesi al servizio della famiglia Lomellini lasciano Tabarca per trasferirsi nella disabitata isola sarda di San Pietro: l’emigrazione è autorizzata da Carlo Emanuele III, sovrano del Regno di Sardegna di cui la Lomellina, da dove Gandolfo era partito sette secoli prima, è una Provincia con capoluogo Mortara.Tutto torna. È solo questione di tempo".