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Presuli monferrini (9)

Bonifacio Cocconato (1243 - 1260), fratello di Uberto, cardinale di S. Eustachio

 



Nella cronotassi dei vescovi di Asti, è citato semplicemente come “Bonifacio II (1243 - 1260 deceduto)”, per distinguerlo da un Bonifacio I del 1198 - 1206. Si tratta di Bonifacio Cocconato, patrizio della famiglia insediata nell’omonima località. Il Settia lo indica quale “fratello di Uberto, cardinale di S. Eustachio, e di Alemanno, Emanuele e Guido”.

Il suo nome appare fra i canonici di Asti nel 1227. Dall'8 settembre 1234 è citato con la dignità di prevosto del capitolo di Asti, nella cattedrale di Santa Maria Assunta, ricostruita e consacrata nel 1095 da papa Urbano II, di passaggio ad Asti nel viaggio di ritorno da Clermont per predicare la prima crociata.

Qualche incertezza sulla data di nomina a vescovo da parte dei canonici della Curia, ai quali spetta tale diritto. Per il Settia è sicuramente successiva all'aprile del 1242, quando egli figura ancora solo come prevosto, ma è precedente il 22 novembre 1244, quando viene definito esplicitamente "prevosto eletto a vescovo". Su “Gli antichi vescovi d’Italia” di Fedele Savio si legge del suo incarico quale procuratore della Chiesa di Asti già nel marzo 1245. In medio stat virtus, e la citata cronotassi recita 1243, tenuto evidentemente conto del fatto che il predecessore Catena era morto nel settembre di quell’anno.

Negli oltre tre lustri del suo governo, dedica non poco tempo e impegno alla conservazione del patrimonio vescovile e alla difesa dei propri diritti signorili, oggetto di robusti tentativi di erosione sia da parte del Comune di Asti quanto per le tendenze centrifughe di altre comunità diocesane; sono gli anni a cavallo della morte dell’imperatore Federico II, e continuano contrasti politici e religiosi tra Impero e Papato. Un episodio cui le cronache del tempo danno ampio rilievo è lo scontro con il Comune di Monteregale (Mondovì) e i nobili Bressano, già scomunicati nel 1240 dal predecessore Catena. Quando nell’estate 1251 gli Astigiani guidati dal podestà Oberto puntano su Carrù, s’impadroniscono del castello cacciandone Bonifacio. Interviene papa Innocenzo IV, ordinando al canonico vercellese Niccolò di Sala di ammonire Bressano e i Monregalesi a rispettare i diritti del vescovo e, in caso negativo, applicare la scomunica e rendere più rigido l'interdetto, ciò che Niccolò esegue dopo vani tentativi di indurre gli assedianti alla ragione, compreso il divieto di celebrazioni religiose e l’ordine di disseppellire i cadaveri degli scomunicati dai camposanti. La questione si trascina sino al 1258, quando si ha la parziale restituzione dei diritti usurpati e l'assoluzione dei colpevoli, ma si avranno ulteriori sviluppi della controversia. Non meno grave la lotta impegnata contro il Comune di Asti, che ha mire espansionistiche verso il Torinese, forte della sconfitta inferta a Tommaso II di Savoia. Deve intervenire ancora la Santa Sede, con Innocenzo IV e nel 1257 con il successore Alessandro IV.

Il governo di Bonifacio ha termine con il 1260. E’ dubbio se nei suoi confronti all’elezione abbia fatto seguito la consacrazione; un ultimo documento del 1260 è sottoscritto come “vescovo eletto”, altra fonte scrive che nel 1257 risulta già “vescovo consacrato”. Non lascia per decesso, come sostenuto da alcuni autori e riportato nella cronotassi astigiana. In realtà dal momento delle dimissioni mantiene l’incarico di “prevosto del capitolo e rimane accanto al nuovo vescovo, Corrado di Cocconato, probabilmente un suo cugino” - scrive il Settia – aggiungendo che “dopo l'agosto del 1268 depone la carica di prevosto e cessa di far parte del capitolo, proprio nel momento in cui compare tra i canonici di Asti un altro Bonifacio di Cocconato, un suo nipote; probabilmente si limita d'allora in poi a curare il patrimonio familiare”, decisamente in rigogliosa espansione. Il 1277 è l’ultima data di un documento nel quale appare il suo nome.

aldo timossi (9-continua)