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Tour delle chiese: Grazzano Badoglio
Guida Rosaria Lunghi, già sindaco di Grazzano, presentata da Raffaella Rolfo
Grande partecipazione sabato all’ultimo appuntamento di “Luglio tra l’arte e le colline”, ciclo di approfondimenti guidati sul territorio promosso da Antipodes e Diocesi, per questo tour delle chiese i partecipanti si sono guadagnati con un secca salita una visita approfondita (e ne valeva la pena) alla antica abbazia (monastero benedettino) oggi parrocchiale dei Santi Vittore e Corona sulla cima di quel bel paese che è Grazzano Badoglio. Perfetta e appassionata la guida, Rosaria Lunghi, già sindaco di Grazzano, presentata da Raffaella Rolfo, responsabile dei beni culturali della Diocesi casalese.
Primissima tappa a quella chicca nascosta che è la stele funeraria romana, di Titus Vettius Hermes, seplasiarius (profumiere, da Seplasia). Di qui ecco la luce sul primo cortile un hortus conclusus panoramico che permette di ammirare il poderoso campanile. Una porticina e volilà il secondo cortile, altrettanto panoramico. E’ giusto subito dopo tornare in chiesa in navata destra per rendere omaggio alla tomba di Aleramo il mitico fondatore del Monferrato con tre giorni di cavalcate; ci soffermiamo sul mosaico pavimentale bicromo posto sulla tomba che ci permette di citare uno studio del compianto Olimpio Musso (ne aveva in mano la sintesi sabato Mario Cravino) che data il mosaico al sec. II d. C., riconoscendo nel riquadro di destra un drago leonino aptero e nella figura di sinistra la sfinge drago descritta dal poeta cretese del sec. II Mesomede.
Altra chicca subito dopo il coro costruito nel 1591 per Santa Croce e ceduto a metà settecento all’abbazia in cambio di trenta messe; Santa Croce era una chiesa importantissima di Casale nata nel trecento ad opera degli Agostiniani. Importante la quadreria due sole citazioni: “Morte di San Francesco Saverio” opera di Andrea Pozzo probabile committenza del conte Mario Callori di Montemagno e “Immacolata”, la storica dell’arte Maria Daniela Lunghi, trovò affinità con un altro dipinto di Orsola Caccia in S. Giulia di Monastero Bormida.
Sull’altare ci hanno esposto un notevole braccio reliquiario di S. Vittore, con mano di marmo rosa, commissionato nel 1550 da mons. Scipione d’Este. In sacrestia un altro reperto ci porta al Medioevo e al Levitico la pietra-catino di una fonte di purificazione delle puerpere (da valorizzare, come i paliotti del Solari).
L’organo è un Luigi Lingiardi (1860), gemello di quello della parrocchiale di Calliano.
Gradito finale (grazie a Germana Penna e Rita Santi) nelle “stanze del vescovo” dove si può ammirare un’altra raccolta di memorabilia e dove i partecipanti hanno apprezzato i “ciapin” dolci a ferro di cavallo che evidenziano (c’è la pergamena scritta da Rosaria Lunghi) la leggenda aleramica. Chiudiamo ricordando che la chiesa è aperta a visite guidate (da confermare in comune) ogni prima domenica del mese.
Luigi Angelino
FOTO. Un momento della apprezzata visita guidata (f. ellea)