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Non è storia senza i vinti

Libro postumo di Pansa - La memoria negata della guerra civile

 Giampaolo Pansa: "Non è storia senza i vinti''. è in libreria dal 15, editore Rizzoli. Un libro postumo a due anni dalla scomparsa del giornalista e scrittore casalese che raccoglie i suoi articoli ma anche interviste e pareri a lui contrari. Il titolo spiega bene quella che fu una svolta storiografica in Italia e di conseguenza il grande e meritato successo che ebbero i libri di Pansa

 La presentazione ufficiale del libro -appena ricevuta- nasce da una domanda. «Se Giampaolo Pansa è stato un giornalista stimato per la sua onestà, un giornalista “democratico e di sinistra”, se i suoi libri e i suoi articoli sulla Resistenza gli hanno procurato persino il riconoscimento di Grande Ufficiale della Repubblica da parte del presidente Ciampi, come è possibile che, per aver completato la verità sul “biennio fatale 1943-45”, si sia trasformato in un falsario o, per i suoi peggiori detrattori, nientemeno che in un fascista?»

'Non è storia senza i vinti' nasce dalla volontà di trovare una risposta a questo quesito, espresso in modo quanto mai diretto nell’introduzione della moglie Adele Grisendi Pansa. Perché quanto accaduto nel dibattito storico-politico del nostro Paese in seguito al grande successo dei libri cosiddetti «revisionisti» di Pansa necessita di essere riproposto. In queste pagine si cerca di farlo pubblicando, insieme ad alcune pagine che compongono il suo «ciclo dei vinti», una parte delle recensioni e delle interviste che i maggiori giornali italiani – di diverso orientamento – hanno dedicato a I figli dell’Aquila (2002), a Il Sangue dei vinti (2003), a I tre inverni della paura (2008) e alle altre opere pansiane che, dai primi anni Duemila, hanno svelato per intero quanto accaduto nei due anni di guerra civile, dal 1943 al 1945.

Dopo aver scritto tanto sul fascismo e sulla Resistenza, Pansa ha raccontato la parte nascosta della storia: le vendette, le uccisioni, gli omicidi mirati compiuti dai vincitori persino nel 1948. La «lezione» di Pansa, così influente sotto il profilo storico quanto della memoria collettiva, trova qui la sua evoluzione a partire dai primi anni Duemila. Riusciamo così a seguire l’accendersi del dibattito sulle «scomode» verità di un giornalista decisamente antifascista, e le reazioni spesso veementi e sdegnate degli ormai ex «compagni» e dei movimenti che cercarono – inutilmente – di silenziarne la voce. Al tempo stesso, cogliamo la sintonia dei tanti, intellettuali e semplici lettori, che hanno trovato nel coraggio di Giampaolo Pansa la restituzione all’Italia di un pezzo di memoria fino ad allora negata.

 

GIAMPAOLO PANSA nato a Casale Monferrato (piazza Coppa, ndr) nel 1935, giornalista, inviato e editorialista dei principali quotidiani e settimanali italiani, ha pubblicato numerosi saggi e romanzi di grande successo. Tra questi ricordiamo: I figli dell’Aquila, Il sangue dei vinti, La Grande Bugia, I gendarmi della memoria, I tre inverni della paura, Il revisionista, I cari estinti, Poco o niente, Tipi sinistri, Carta straccia, I vinti non dimenticano, La guerra sporca dei partigiani e dei fascisti, La Repubblica di Barbapapà, Sangue, sesso, soldi, Bella ciao, Eia eia alalà, La destra siamo noi, L’Italiaccia senza pace, Il rompiscatole, Vecchi, folli e ribelli, Il mio viaggio tra i vinti, Uccidete il comandante bianco, La repubblichina, Il dittatore e, postumi, L’Italia si è rotta e Il sangue degli italiani.

La scomparsa il 12 gennaio 2020, Pansa riposa nel piccolo cimitero di San Casciano dei Bagni, Toscana, dove si era stabilito 23 anni fa.

L. Angelino