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Prelati monferrini di Aldo Timossi
Pio Bonifacio figlio del marchese Evasio Ottaviano II e della nobildonna Camilla Pretti
Dai Fassati, “famiglia di antica, generosa nobiltà casalasca”, nasce il 25 ottobre 1728 Pio Bonifacio.
Già dal secolo XII hanno la signoria di Coniolo (una fonte scrive addirittura che quel piccolo borgo ne fu la “culla”), e gli storici locali ricordano le consignorie di Salabue, Tomarengo (tra Moncalvo e Ponzano), Villanova, Torcello, Ozzano, Sala, Ottiglio. Un altro Bonifacio, governatore della cittadella di Casale e generale di cavalleria, nel 1619 ha ottenuto l'erezione in marchesato di Coniolo e di Balzola, paese nel quale erigono un grande castello, che progressivamente andrà ammalorandosi nel corso del ‘900.
Pio Bonifacio è figlio del marchese Evasio Ottaviano II e della nobildonna Camilla Pretti, quinto di ben sette fratelli, il primo dei quali, Bonifacio, sposerà Maria Vittoria di Savoja-Carignano, figlia del principe Filiberto e di Maria Catterina d'Este. Entra nell’Ordine domenicano, ed è ordinato presbitero il 18 settembre 1751. E’ considerato con “molta lode” nella predicazione e possiede “molta scienza delle cose divine”. Dopo aver ricoperto con onore diverse cariche dell'Ordine, durante il Pontificato di Pio VI è nominato segretario della Congregazione dell’Indice, creata un secolo prima per rilevare dall’Inquisizione la competenza sull’elenco dei libri proibiti. Per qualche anno è anche docente di teologia dogmatica all’Ateneo romano.
Il 6 aprile 1796 arriva l’indicazione a nomina per l’elevazione a vescovo, il 27 giugno la conferma pontificia con assegnazione della cattedra di Tortona, il 31 luglio dello stesso anno la consacrazione da parte del cardinale Giacinto Sigismondo Gerdil, assistito dai vescovi Nicola Buschi e Michele Di Pietro. Una corposa storia delle famiglie nobili, scritta a metà ‘800 da Vittorio Angius, così descrive l’attività del nuovo vescovo: “Fu assai procelloso il suo episcopato per gli scandali che si dovettero patire in quei tempi di disordine e di delirio, e per i mali che portò seco la guerra che traversò le terre della sua diocesi, dove passarono le truppe del Direttorio e le Austro-Russe. L'ottimo Prelato molto ancora soffrì da' provvedimenti del governo provvisorio del Piemonte, da' quali erano violati i più rispettabili ordinamenti della chiesa cattolica”.
Un episodio ampiamente citato nelle cronache del tempo è datato primavera 1799, durante il trasferimento in Francia di papa Pio VI, prigioniero per ordine del Direttorio rivoluzionario. I comandanti giacobini hanno vietato ogni manifestazione e la guardia civica a presidiare i paesi, ma la determinazione della folla e l’atteggiamento conciliante delle stesse guardie, che spesso fingono di non comprendere gli ordini, fa fallire l’intento. Già anziano e malaticcio, il Pontefice alloggia a Voghera il 18 aprile, che lascia il giorno successivo per raggiungere Tortona. Il comandante tortonese, forte del numero di soldati che presidiano la fortezza, si dimostra ostile, proibisce al vescovo Fassati di ospitare nel suo palazzo l’illustre ospite, ordinando che proseguisse per Alessandria. Ma lo Scrivia è in piena, non si può guadare, giocoforza sostare. Fassati accoglie “con venerazione” Pio VI in episcopio, dove “riceve benignamente il bacio del piede”. Grato per l’accoglienza, il Pontefice esaudisce la richiesta di “grazie per la Chiesa tortonese”.
Il 1° giugno 1803 l’antica diocesi di Tortona, attestata storicamente nel IV secolo pur se l’attuale cronotassi cita un vescovo Marziano negli anni dal 75 al 122, viene soppressa e le parrocchie aggregate prima ad Alessandria, quindi a Casale. Non è certo che in quella data termini anche il ministero di monsignor Fassati. In tal senso scrivono diverse fonti, ma la citata cronotassi porta la data delle dimissioni al 1805, e una cronaca ricorda il suo incontro con Pio VII, il 19 novembre 1804, e ancora il 30 aprile 1805, quando il Pontefice è di ritorno dalla Francia, dove ha incoronato l'imperatore Napoleone.
Pio Bonifacio Fassati termina il cammino terreno a Casale, il 23 dicembre 1817, quasi novantenne. Viene sepolto in duomo, “presso la cappella del Sacramento, dove vedesi una lapide inscritta del suo nome e de’ suoi meriti”.
aldo timossi
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pubblicato sul numerodi venerdì 9 agosto