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Rapimento Gancia: Curcio e Moretti indagati
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Avviso di conclusione indagini per i fatti della Spiotta. L'esposto dell'avv. casalese Favretto
Venerdì la Procura della Repubblica di Torino ha emesso l'avviso di conclusione delle indagini (ex art. 415 bis del c.p.p.) nel procedimento aperto dalla settssa Procura per i fatti compiuti dalle Brigate Rosse i giorni 4 e 5 giugno 1975 ad Arzello di Acqui Terme, presso la cascina Spiotta. Così sono emersi i nomi di quattro brigatisti che avrebbero in qualche modo saputo oppure avrebbero partecipato al fatto.
In quella circostanza, venne rapito l’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia, nel conflitto a fuoco fra carabinieri e brigatisti morirono Giovanni D’Alfonso carabiniere e Mara Cagol brigatista, feriti i carabinieri Umberto Rocca e Rosario Cattafi, partecipò al drammatico scontro il carabiniere Pietro Barberis.
Le indagini sono ripartite perchè a novembre 2021, Bruno D’Alfonso (assistito dal legale casalese Sergio Favretto) figlio della vittima Giovanni D’Alfonso, presentò un circostanziato esposto con quaranta documenti, chiedendo la riapertura dell'inchiesta alla luce di nuovi elementi, con lo scopo di individuare il brigatista che allora partecipò al conflitto a fuoco con armi e bombe e poi fuggì dalla Spiotta e non venne mai identificato.
Nel 2022, vi fu un esposto aggiuntivo da parte della figlia Cinzia D’Alfonso (assistita dall’avv. Nicola Brigida).
Da aggiungere che sulla vicenda della cascina Spiotta i giornalisti Simona Folegnani e Berardo Lupacchini hanno pubblicato due libri: il primo, titolato Brigate Rosse. L’invisibile edito da Falsopiano nel 2021, il secondo Radiografia di un mistero irrisolto, edito da Biblioteka nel 2023.
Ora, dopo due anni di serrate indagini, con coinvolgimento dei ROS di Torino e di Roma, dei RIS di Parma, della DIA di Roma, la Procura di Torino ha chiuso le indagini emettendo appunto l’avviso 415 bis del c.p.p. nei confronti dei capi storici delle Brigate Rosse Renato Curcio, Mario Moretti e dei militanti Lauro Azzolini e Pierluigi Zuffada. Rischiano insomma di finire alla sbarra anche se le posizioni di ipotetica responsabilità penale sono differenti.
Dichiara l'avv. Favretto: "Come difesa della parte offesa chiederemo nei prossimi giorni di poter conoscere puntualmente il materiale documentale e di fonte di prova utilizzato dalla Procura per tale epilogo. Prendiamo atto del grande lavoro svolto nell’indagine, dopo decenni di silenzio dal fatto storico e in presenza delle evidenti difficoltà ricostruttive della dinamica fattuale e dei ruoli dei protagonisti di allora. Speriamo che si apra una finestra di verità".