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Templari a Casale e a Santa Maria del Tempio

di Aldo Timossi - Prima puntata

  “…l’esultante di castella e vigne suol d’Aleramo”, così Carducci definisce il Monferrato nella sua ode al Piemonte. Ascoltando con attenzione, ci si accorge di avere intorno altre presenze, quelle degli antichi, misteriosi cavalieri Templari.

Un Millennio fa, Piemonte e Monferrato in particolare, svolsero un ruolo di primo piano nei rapporti tra Italia e Oriente latino. Erano i tempi delle crociate, che videro la presenza determinante dei Marchesi monferrini. Con Guglielmo V a metà del XII secolo, in posizione di forza come fedele alleato dell’imperatore Federico I cui doveva il feudo , con i successori (da Guglielmo Lungaspada,  a Corrado che fu Re di Gerusalemme nel 1190-92, a Bonifacio I Re di Tessalonica nel 1204-1207) alla ricerca di spazi di potere all’estero, dopo che i liberi Comuni avevano sconfitto a Legnano (1176) il Barbarossa,  iniziando rapidamente a prendere potere.

La premessa, per giustificare il motivo che portò gli ordini monastico-militari, nati in Terrasanta, a mettere ampie radici nella regione subalpina, creando una fitta rete di insediamenti, molti dei quali ancora oggi visibili almeno in alcune vestigia. Primi ad arrivare nelle terre tra Monferrato e Vercellese, gli uomini dell’Ordine cavalleresco-religioso del Tempio, i Templari, attivi dal 1119, riconosciuti nel 1138 dalla bolla “Omne Datum Optimum” di Papa Innocenzo II.

Studiosi ad ogni livello hanno trattato l’argomento. Dai due preziosi e dettagliati volumi del casalese Aldo Di Ricaldone su “Templari e Gerosolimitani di Malta in Piemonte dal XII al XVIII secolo”, ai lavori di Luigi Avonto “I Templari a Vercelli” e “Ricerche e studi per una storia dell’Ordine del Tempio in Italia”, al robusto “The Templar order in north-west Italy” di Elena Bellomo (Cardiff University), al più discorsivo “I Templari in Piemonte” di Massimo Centini. A scuola si studiano ben poco, forse con un poco di curiosità per il sigillo che li raffigura in due su di un solo cavallo: senza maliziosi pensieri, probabilmente una doppia allegoria dell’umiltà/povertà iniziale dei fratelli e della loro solidarietà.

Per il Casalese, sfogliando “Il Monferrato” con il comodissimo archivio storico on-line, si trovano decine e decine di articoli, interventi, resoconti di convegni; non mancano specifici “Viaggi d’autore” di Luigi Angelino-Dionigi Roggero e descrizione di “Chiese” curati dallo stesso Angelino con il compianto storico Idro Gignolio.

Non poche le “filiali” aperte dai Cavalieri solo nel territorio di Alessandria, Casale, Acqui e Tortona comprese nel Priorato di Lombardia. Si tratta di commende/precettorie e baliaggi. Decine i Comuni interessati dalle loro proprietà, considerando che i Cavalieri costruirono architetture civili, chiese, qualche ospedale destinato ad accogliere anche pellegrini infermi (la via Francigena o Romea, da Canterbury a Roma, scendeva da Vercelli verso la Lomellina, l’itinerario burdigalense correva lungo il Po da Torino, a Casale si ricorda l’ospizio Santo Spirito, sulla sinistra del fiume). 

Disponevano inoltre di non trascurabili proprietà terriere. Non è breve, ma merita, un viaggio alla scoperta di tante presenze.

E’ l’associazione Vivant ad offrirci un rapido panorama della presenza templare in tutta la provincia alessandrina.  In un atto del 1096 è menzionata a Valenza una “terra Sancti Iohannis” situata nello scomparso borgo di Astiliano (verso Monte), probabilmente il più antico insediamento piemontese. A Felizzano i cavalieri gestivano fin dal 1160 l’ospedale di San Pietro. Nel capoluogo, il quartiere Bergoglio ospitava la Commenda di Santa Margherita, mentre la precettoria di San Giovanni era presso la Porta Asti; nel quartiere Gamondio, Porta Genova, amministravano la precettoria di San Giovanni Piccinini. Tutte realtà scomparse da tempo!

Gli archivi dell’Ordine, oggi a Malta, menzionano quindi le precettorie di Bassignana, Masio, Quargnento, Fubine, e nel Monferrato le domus di Cuccaro, Altavilla, Moncalvo e Ponzano. Nei pressi di Casalcermelli la presenza è documentata con l’importante e redditizia precettoria di San Giovanni d’Orba, poi annessa al convento di Santa Croce di Bosco Marengo. A Castellazzo sorgeva la precettoria di San Giovanni “de Mortucio”, posta fuori dal borgo. A Montecastello ecco l’estesa commenda di San Giovanni detta anche “della Ripa”.

Ad Acqui l’Ordine possedeva la commenda di San Calogero e Santa Margherita e la chiesa e il monastero di San Giovanni, amministrando anche la commenda di San Bartolomeo di Nizza, la precettoria di San Giovanni di Roncaglia e la precettoria di Cassine.

A partire dal XII secolo svolse attività assistenziale anche a Tortona presso la commenda di Santa Croce e la precettoria di San Guglielmo. In territorio tortonese erano templari la “mansione” (stazione, tappa, dal latino “mansi”, fermarsi) di San Bartolomeo a Serravalle, nonché le precettorie di Volpedo, Pontecurone, Castelnuovo Scrivia e la commenda di Casei Gerola. Al confine con l’Appennino Ligure i cavalieri erano stanziati a Gavi, Carrosio e Voltaggio.

Altrettanta ricchezza di mistero templare, nel Monferrato  intorno a Casale e nei confinanti territori vercellesi e lomellini. Il viaggio non può che iniziare da Santa Maria del Tempio, frazione del capoluogo, caso unico in Italia: esistono (Parma, Sutri) e sono esistite (Ferrara, Milano) chiese che ricordano il Tempio, ma non borghi che lo citano nel toponimo. Tra munfrin quella località è definita quasi affettuosamente come “Madonna del Tempio”, pur se la chiesa attuale, opera del precettore templare, riedificata più volte e da ultimo nel 1829, è dedicata a Maria degli Angeli. 

La storia della frazione è legata con Casale. La precettoria aveva infatti sede appena fuori della mura della città, in “via templi”, quello che oggi è il Vicolo dei Templari. Si legge nella “Guida all’Italia dei Templari” che “l’attuale struttura somiglia molto all’ala pubblica della precettoria, con il cortile al centro, il portico, le scuderie, il forno, i magazzini per conservare le derrate alimentari”. La conferma, nell’intervento della studiosa Laura Volani durante un convegno dell’Ottobre 1985: siamo in una traversa di Via Aliora,  nelle proprietà  di  Eligio  Valentini (legna e carboni) e Alessio & Volpi  (pompe  funebri), “le planimetrie antiche scrivono di casa grande e casa piccola della Commenda, e confrontate con gli edifici d’oggi, il secondo è in via Gioberti e ha le cantine comunicanti col primo di Valentini, sono praticamente uguali”. 

Legata anche fisicamente da una galleria ora inagibile, alla chiesa della Madonna, quella di San Giovannino. Risale a fine ‘600, ma è certo sia sorta sui resti di una chiesa o convento, forse proprio di epoca templare. E insediamento dei Cavalieri c’era anche nell’antica Paciliano, ora San Germano, con un precettore autonomo, quasi a segnare una certa rivalità, a lungo durata, con la città di Sant’Evasio!    aldo timossi -1-

FOTO. Santa Maria del Tempio (f. Stefano Bragato)