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Prelati monferrini di Aldo Timossi

Giovanni Giacomo Millo, casalese, dei marchesi di Altare

Un grande monumento funebre, sulla sinistra della porta maggiore nella basilica romana di San Crisogono, già rione Trastevere e a due passi dall’isola Tiberina, testimonia dell’importanza di un cardinale monferrino, vissuto a metà Settecento, che di quella chiesa ebbe il titolo. “D.O.M. IOANNI IACOBO MILLO – CASALENSI – EX MARCHIONIBUS ALTARIS”, si legge nell’epigrafe: a Giovanni Giacomo Millo, casalese, dei marchesi di Altare.

Nasce a Casale il 16 giugno 1695, secondo figlio di Francesco Bartolomeo, signore di Altare (feudo acquistato nel 1701), vice presidente del Senato di Monferrato e titolare di molte altre cariche, e della sua seconda moglie, Ottavia Civalieri. Famiglia di ragguardevole posizione già nel Trecento, originaria di Trino. I repertori nobiliari ricordano che “Pietro e Giacomo Millo furono deputati ai parlamenti monferrini nel 1379-80 e 1431; Francesco portò il baldacchino in Trino quando passò il pontefice Nicolò V nel 1418; Marco nel 1440 fu consigliere marchionale; Bernardo fu segretario e consigliere degli imperatori Massimiliano e Carlo V; un altro Francesco fu sindaco di Trino nel 1614”, e un suo nipote, sempre di nome Francesco, segretario ducale nel 1651-54, ebbe come figlio Francesco Bartolomeo, infine padre di Giovanni Giacomo (o GianGiacomo), Federico Gaetano, Doralice e Francesco.

La formazione scolastica del futuro cardinale si svolge a Roma, all'Accademia detta “dei Pizzardoni”, dove studia diritto con monsignor Prospero Lorenzo Lambertini, futuro papa Benedetto XIV, che diviene suo amico e sarà suo protettore; dal 1716 prosegue la preparazione alla Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici. Ordinato presbitero, nel 1727 il vescovo Lambertini lo chiama nella diocesi di Ancona come suo vicario generale, quindi stesso incarico nell'arcidiocesi di Bologna dal 1731. Quando nell’agosto 1740 Lambertini viene eletto al soglio pontificio con il nome di Benedetto XIV, lo porta con sé a Roma e lo nomina Uditore di Sua Santità, carica prestigiosa (verrà abolita solo nel 1967 da Paolo VI) avendo compiti di consigliere pontificio, referente per la scelta e la nomina dei vescovi, delegato all'esame dei ricorsi contro le sentenze dei vari giudici e delle Congregazioni romane. Al tempo stesso è Protonotario partecipante soprannumerario apostolico, nonché Referendario dei Tribunali di Giustizia e di Grazia (dal 1908 riuniti nel Supremo tribunale della Segnatura apostolica). In anni successivi si aggiungerà l’incarico di Datario di Sua Santità.

Parallelamente alle responsabilità romane, monsignor Millo - che una cronaca dell’epoca descrive come “di bell’aspetto e grave portamento” - mantiene saldi agganci con la terra piemontese e monferrina in particolare. Negli anni 1740-41 è commendatario, con diritto al titolo di conte, dell’abbazia dei Santi Vittore e Corona a Grazzano (quella chiesa ospita ancora oggi una pala da lui donata, con tanto di stemma, rappresentante la Vergine venerata dai Ss. Vittore e Corona). Altre commende, all’abbazia dei Santi Nazario e Celso di Sannazzaro Sesia, a San Marziano di Tortona, quindi la più prestigiosa, dal 1742 a San Michele della Chiusa, affidata una decina d’anni più tardi al vicario Gabriele Ignazio Bogino, già abate di S. Genuario a Trino.

Il cardinalato arriva con il concistoro del 26 novembre 1753, tre giorni dopo si svolge la cerimonia di consegna del cappello rosso, il 10 dicembre l’assegnazione del titolo di San Crisogono. La notizia del nuovo porporato è accolta a Casale con grandi feste. E’ la sempre attenta cronaca del De Conti a riferirne. “Dal dì 4 sino addi 8 dicembre fu fatta un'allegria per tutta la città, con illuminazione e sinfonìa di musici, e principalmente la casa Gozano e Millo (il palazzo di famiglia è oggi occupato dal Banco BPM in piazza Tavallini; N.d.A.) distribuirono copiosamente pane, denari e minestre; ed il marchese Gozani di san Giorgio fece fare una fontana di vino assai buono. Fu fatta anche per tre giorni l'illuminazione al collegio, trovandosi colà rettore un fratello di detto cardinale, con elemosine molte. Alla sera vi fu ballo in casa Fassati. Si fecero fuochi artificiali. Si cantò il Tedeum in duomo ed a sant'Antonio, e la domenica infra octava della Concezione, alla Madonna di piazza, messa in musica e Tedeum, coll'intervento del consiglio di città, ed invito di tutta la nobiltà; e vi si ritrovarono i fratelli di esso cardinale”.

Per il cardinal Millo, ancora nuovi incarichi. Dal maggio 1754 protettore della Congregazione del beato Pietro da Pisa e dell’Ordine Carmelitano. Dal dicembre 1756 prefetto della Sacra Congregazione del Concilio Tridentino. Il passaggio all’altra vita, quasi improvviso (“repente obit”, morì d’improvviso si legge sul sepolcro) il 16 novembre 1757. Solenni esequie in San Crisogono e sepoltura nella stessa basilica per un porporato del quale l’epitaffio ricorda il “candore religioso e la spettabile integrità dei costumi”.

aldo timossi

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