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Il tartufo di Bartolomeo Bimbi
“Tartufo&Champagne, arte pittorica, enologica e culturale”
Risale al 1706 l’unica tela raffigurante un tartufo ritrovata a cavallo dei secoli nel panorama artistico europeo. E’ il tartufo di Castelleone realizzato da Bartolomeo Bimbi, artista alla corte del Gran Duca di Toscana Cosimo III de’ Medici prima e della figlia l’Elettrice Palatina Maria Luisa dei Medici. E’ risaputo che i Granduchi di Toscana si distinsero le la loro vocazione scientifica e catalogatrice: negli immensi terreni che circondavano Firenze, i Medici diedero vita a numerose colture per poter studiare le varietà delle specie, sperimentare nuovi innesti e introdurre essenze e sementi sconosciute. Il desiderio conoscitivo dei Medici non si limitava al mero lavoro di classificazione, essi si proponevano di tramandare le loro ricerche ai posteri come prezioso contributo alla valorizzazione e alla conservazione delle diverse tipologie botaniche. Da un’esigenza pratica ne scaturì la necessità di rappresentare i generosi prodotti della terra, giardino od orti che fossero, sviluppando, nel contempo, un particolare genere di pittura affine alla natura morta per soggetto, ma diversa negli intenti, ovvero con la finalità documentaristica piuttosto che estetica e simbolica.
Protagonista indiscusso di quest’arte, al servizio di Cosimo III de’ Medici fu proprio il Bimbi, formatosi nella bottega di Filippo Lippi, che nella sua lunga carriera si specializzò nel dipingere nature morte di tipo didascalico e illustrativo. “Meglio che di nature morte”, ha specificato il critico d’arte Davide Dotti ospite nel Monferrato in occasione della Fiera Nazionale del Tartufo di Murisengo e dell’evento “Tartufo&Champagne, arte pittorica, enologica e culturale” in programma al Santuario di Crea sabato scorso, “la definizione più corretta è Still life o natura in posa”, parlando delle opere del Bimbi così come di quelle caravaggesche.
“Lo stesso Caravaggio” ha aggiunto Dotti che, lo scorso 2016, ha curato una mostra sul Caravaggio a Villa Borghese a Roma facendo trasferire, dopo ben 400 anni, il famoso Cesto di Caravaggio da Milano, “sotto il punto di vista iconografico diede la stessa importanza alla rappresentazione di frutta e verdura come alla figura umana”. Nel lungo cartiglio ai piedi del Tartufo di Castelleone, così come per tutte le opere catalogatrici del Bimbi, compare la scritta: “Nel Principato di Castelleone del signor Gran Principe Cardinal Francesco Maria de’ Medici, nel mese di ottobre trovata gran massa di tartufi neri ove si producono….. nell’esterna sua apparenza qualità del fungo…mandato a Sua Eccellenza e donato a Cosimo III ….pesò libre 54,5…” (l’equivalente di circa 18 kg e mezzo. Un peso decisamente insolito per un tartufo, tuttavia possibile per la precisa trascrizione che solitamente caratterizzava i cartigli a fine scientifico del Bimbi, ma anche per le proporzioni della natura in posa adagiata su un piatto poggiato su un tavolo.
A completare l’esposizione pittorica del pomeriggio, una tela di Jean François de Troy, Le Déjeuner d’huîtres del 1735, in cui compare la prima bottiglia di Champagne dipinta nella sala da pranzo di un dei piccoli appartamenti del Castello di Versailles. Indubbia la raffigurazione dello Champagne per via del tappo a forma di fungo volato e immortalato nell’aria dopo essere stato stappato, ma anche per la forma delle bottiglie stesse (le champagnotte), così come per la presenza di ghiaccio in cui sono conservate. Un dipinto selezionato per l’evento dall’enologo Roberto Imarisio, appassionato di arte, che ne ha tracciato i caratteri e i dettagli più nascosti. Anche per il rettore del Santuario mariano monsignor Francesco Mancinelli presente all’incontro, così come per il critico Dotti, il termine “nature morte” non si addice ai soggetti che vengono rappresentati; elogi poi sono stati spesi per la bella iniziativa che ha coniugato due eccellenze indiscusse a livello internazionale “il tartufo e lo champagne”, per la prima volta unite dal fil rouge dell’arte, oltre che dell’enogastronomia, a esplicitare altresì che “Europa è comunione di bellezza, arte, storia e vocazioni e non deve respirare o, annegare, sotto il solo legame della moneta”. Un beau geste che dovrebbe accomunare tutti i popoli e le nazioni.
L’incontro si è concluso con una raffinata conviviale presso il Ristorante di Crea (foto) il cui prosit è stato rigorosamente di Champagne a cura di Petit Perlage, in un matrimonio dei sensi legato al Tuber Magnatum Pico della Valcerrina.
Chiara Cane