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Prelati monferrini di Aldo Timossi

Acivescovo Evasio Colli nato a Lu Monferrato il 9 maggio 1883

 

 
Lui si che avrebbe dovuto essere papa, non io, aveva tutto per essere un grande papa”. Questo il commento di Papa Giovanni XXIII nei confronti del confratello arcivescovo Evasio Colli, riferito dal cardinale Loris Capovilla, che del Papa buono fu segretario e ancora prima collaboratore di Colli.

Nasce a Lu Monferrato il 9 maggio 1883 ed entra giovane nel Seminario di Casale. Laureato a Roma in teologia e filosofia, in diritto canonico e civile (sarà definito come vescovo-giurista), il 5 novembre 1905 è ordinato presbitero.

Dopo un anno come viceparroco di San Germano (frazione di Casale, ndr), con lo zio arciprete don Cesare De Martini, è incaricato come docente in Seminario. E’ a Roma per seguire un corso di studi superiori nel Collegio Leoniano, dove ha per compagno proprio Angelo Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII.

Tornato all’insegnamento, mantiene tra l’altro stretti rapporti con i Salesiani successori di don Bosco, Filippo Rinaldi e Pietro Ricaldone. Nel 1915 diventa parroco di Occimiano; sono anni di guerra, e Colli da prova del suo profondo apostolato, tenendo i contatti tra i soldati al fronte e le famiglie, fondando un asilo infantile affidato alle suore di Maria Ausiliatrice, poi un oratorio femminile ed uno maschile, indi una cooperativa cattolica di consumo e “applicando in tutte queste iniziative alcuni suoi principi fondamentali costituiti da carità, bontà, fermezza e giustizia”. Nel 1923 il vescovo Albino Pella lo nomina Presidente della Giunta Diocesana, carica che “esercita con prudenza, tatto e fermezza, doti che ormai tutti gli riconoscono e che lo fanno rientrare nei canoni curiali per le nomine episcopali”. E’ anche direttore del settimanale diocesano “Corriere di Casale”.

La promozione arriva ad inizio estate 1927, come testimonia “Il Monferrato”: “Il Can. prof. D. Evasio Colli, attuale parroco di Occimiano, è stato recentemente nominato Vescovo di Acireale”. Di quel momento, un aneddoto. Era andato in bicicletta a portare la Comunione a una persona ammalata distante dalla Chiesa; arriva il sacrestano trafelato con un telegramma che annuncia la nomina a vescovo; si sente talmente compreso della nuova dignità episcopale, che non ha il coraggio di riprendere la bicicletta e torna a piedi in canonica!

Il 20 novembre la consacrazione, con la scelta dello stemma: tre colline stilizzate, sormontate da una stella, la scritta ripresa dal profeta Michea, “audiant colles vocem tuam”, i colli ascoltino la tua voce. Solamente nel gennaio dell’anno successivo la presa di possesso della Diocesi. Arrivo in treno ad Acireale la tarda sera del giorno 14, nessuna ufficialità, nessun avviso, solo un paio di persone ad attenderlo. Perché tanto ritardo e tanta riservatezza nell’insediamento? Il clima diocesano è perturbato, c’è discordia tra Curia e Fascio cittadino, si temono addirittura problemi per l’ordine pubblico, tra lo stesso clero serpeggia malumore, e Colli sa che la sua stessa figura è sotto le lente dei notabili fascisti che sanno del suo carattere vivo e forte, pur se non “pericoloso”. Di tale difficile situazione ha ragionato durante un’udienza da Pio XI, che di fronte alla sua titubanza lo incoraggia, dicendogli che “andava a trovare una buona diocesi”.

Bontà, premura e fermezza del nuovo presule avranno modo di esprimersi chiaramente nei cinque anni alla guida della Chiesa acese. Tanti episodi. Dall’impegno nell’autunno 1928 per confortare e distribuire aiuti alle popolazioni dei paesi intorno a Mascali (interamente distrutto) colpiti dall’eruzione dell’Etna. Alla memorabile, forte lettera pastorale del 1929, nella quale denuncia le “processioni/vagabondaggi per opera di esaltati”, le “funzioni religiose durante le quali si accendono più candele e si sparano più bombe che le Comunioni che si fanno”, gli sprechi in bande musicali e addobbi durante le feste patronali mentre “i tetti delle chiese sono rotti, le case canoniche mancano, gli oratori festivi sono mezzo diroccati, gli ospedali non hanno i mezzi per accogliere poveri infermi, gli asili infantili difettano ovunque...”.

Dopo un quinquennio in Sicilia, il 7 maggio 1932 è nominato 66° vescovo di Parma, dove inizia il ministero l'11 settembre, accolto con entusiasmo dalla popolazione, ma con l'impegnativa missione di succedere ad un santo vescovo come Guido Maria Conforti. Scorrendo le cronache del tempo, emerge come Colli abbia saputo tenere sotto pressione tutta la Diocesi nelle scelte che gli stavano particolarmente a cuore: l'Azione Cattolica (di cui sarà assistente generale dal 1939) in ogni Parrocchia; l'istruzione religiosa; il Seminario sostenuto da una rete di numerosi iscritti all'OVE (Opera Vocazioni Ecclesiastiche); le visite pastorali in tutto il tempo dell’episcopato, abbinate alle Missioni popolari; le preziose lettere pastorali lette dai parroci in Quaresima al posto dell’omelia; ben nove Congressi eucaristici. A Parma è sempre stato vivo il ricordo del suo impegno, durante la guerra, per evitare rastrellamenti, arresti, deportazioni in Germania, in questo aiutato da un giovane prete, Loris Capovilla, che diventerà segretario di Giovanni XXIII, poi cardinale. Dopo l’armistizio, con l’Italia divisa in due, il Papa lo vorrebbe avvicinare a Roma, ma lui lo convince a lasciarlo a Parma, “diocesi tanto cara”.

Il 18 ottobre 1955, in occasione del 50º di sacerdozio, papa Pio XII lo nomina arcivescovo a titolo personale. Partecipa ai lavori del Concilio vaticano I, ma è un rapporto sofferto. Ricorda un parroco che gli fu vicino: “La sua età anagrafica e la sua ormai datata formazione culturale e spirituale, difficilmente potevano trasformarlo in un vescovo entusiasta di partecipare alle sessioni conciliari, cui peraltro è sempre stato fedelmente presente. Durante i ritorni a Parma lasciava facilmente trasparire nelle conversazioni le sue difficoltà ad accettare il nuovo corso della Chiesa”

Muore improvvisamente la sera di sabato 13 marzo 1971. Riposa nel cimitero monumentale parmense della Villetta. Il sito web della diocesi così lo ricorda: “Mons. Colli è stato un grande vescovo per Parma, quando per Parma era necessario avere un vescovo grande”.

aldo timossi

FOTO. Sepolcro del prelato a Parma