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Ospedali in Monferrato (3)
Sta per nascere il Santo Spirito a Casale in via di Po
Per anticipare un quadro completo delle realtà ospedaliere, grandi e minime, di ogni natura, siamo giunti fino alle soglie del ‘600, trovando soggetti con tratti marcatamente religiosi, nello spirito concreto del dovere evangelico rispetto alle opere di misericordia corporale, laddove richiedono di “accogliere i forestieri e assistere gli ammalati”. Si è trattato di realtà factotum, come ben si comprende leggendo un capitolo delle “Antiquitates Italicae Medii Aevii” edite nel ‘700 da Ludovico Antonio Muratorio, che apre con un titolo onnicomprensivo: “De hospitalibus peregrinorum, informorum, infantium expositorum & C.”!
Un passo indietro, tornando a Casale per notare che alla metà del ‘400, mentre sta per chiudersi il lungo tempo del Medioevo, si assiste ad una robusta trasformazione.
Scrive Aldo Settia che, dopo il passaggio di Chivasso ai Savoia (1435), “Casale ospitava di preferenza la corte marchionale, e il marchese Giangiacomo Paleologo ebbe occasione di interessarsi anche allo sviluppo di innovative opere pubbliche, concedendo il 4 febbraio 1440 il suo appoggio alla concentrazione dei quattro antichi ospedali cantonali in un unico complesso”. Sta per nascere il Santo Spirito!
Morto Giangiacomo Paleologo nel 1445, passato il governo del primogenito Giovanni IV, dal 1464 è la volta dell’altro figlio Guglielmo VIII. E’ un periodo di calma bellica, a Casale i Domenicani iniziano la costruzione della chiesa di San Domenico; nasce nel 1474 la Diocesi; finanziati da Guglielmo, i Minori Francescani già presenti in città (una “casetta” in cantone Lago, zona dell’attuale Piazza Coppa) mettono in cantiere nel 1474-76, fuori le mura cittadine, un “pulcherrimo”, bellissimo convento e una chiesa dedicata alla Madonna degli Angeli (entrambi rovinati un secolo dopo, durante le occupazioni di Francesi e Spagnoli); si fortifica il Castello. In tale quadro evolutivo, si realizza il sogno del defunto Giangiacomo. Leggiamo in una memoria della storico di fine ‘700 Gioseffantonio Morano che il marchese Guglielmo “fondò nel 1477 in Casale uno Spedale sotto il titolo di Santa Maria delle Grazie ed assegnò al medesimo ampi proventi per mantenere i poveri e gli infermi di detta Città”, utilizzando anche i “redditi dell’antico Spedale di S. Stefano de’ pellegrini che era già fondato fin dall’anno 713 da Flavio Liutprando Re de’ Longobardi”. Nei documenti si legge il nome per esteso: "Hospitale pauperum sub vocabulo Beate Marie Virginis de Gratias".
Al pari della donazione per grazia ricevuta di Liutprando, anche il Santa Maria delle Grazie di Casale nasce da un ex voto. Secondo il De Conti, sperando e pregando san Domenico di avere un erede maschio, il marchese Guglielmo “ormai intorno ai settantacinque anni”, ma “ben tagliato e robusto”, sposa nel 1459 la tredicenne Elisabetta Maria Sforza (costretta al matrimonio nonostante non gradisca un “maritto vechio”); in effetti c’è una nascita, ma è femmina, e purtroppo la giovane moglie muore di parto poco dopo. Guglielmo non si perde d’animo, è prodigo verso i Domenicani, spera nel Cielo e impalma una terza moglie, Bernarda di Brosse, sempre aspettando il maschietto, che non arriverà! Da notare che la storia così raccontata presenta almeno due imprecisioni: le nozze con Elisabetta sono del 1469, e all’epoca il marchese è quasi cinquantenne, essendo nato nel Luglio 1420.
Sul nuovo ospedale è ancora il De Conti a fornirci una preziosa notazione, quando specifica tale realtà come “denominata di Santo Spirito”, e in altra parte dei suoi scritti la cita solo come “ospedale della Colombina”, da intendere come immagine della colomba dello Spirito Santo, quale appare sovrastare lo storico stemma del nosocomio casalese. Curioso notare che anche a Voghera, fin dal ‘300, esisteva uno “spedale” dello Spirito Santo, definito come “Colombina” o “Colombetta”, e che anche il Maggiore di Milano è talvolta definito “colombina” avendo la colomba nel proprio simbolo. L’ospedale unico nasce con la benedizione di Papa Sisto IV, che negli stessi anni ordina la ricostruzione a Roma, sulle rive del Tevere, del Santo Spirito in Saxia. All’atto della sua costituzione, e grazie anche ai buoni uffici del cardinale Teodoro, fratello di Guglielmo, l’ospedale casalese ha probabilmente gli stessi privilegi e la stessa Regola stabiliti per quello romano, si basa su disciplina, altruismo, spirito di carità, impegno a “rendere più confortevole e sana la permanenza degli infermi nella struttura”.
Quanto all’ubicazione, Castelli e Roggero, autori di una documentata monografia nel volume “I 500 anni dell’Ospedale santo Spirito” (Diffusioni Grafiche, 1997), correttamente indicano i confini nelle attuali vie Lanza (già Via di Po), Saletta, Caccia. E’ l’antica zona della Barrera. Dunque non troppo distante dal primitivo insediamento, che una mappa conservata nel Museo israelitico segna al fondo della via Lanza, dove termina l’abitato, a ridosso del fiume.
A dirigere il nuovo Santo Spirito vengono chiamati nel 1515 i padri Agostiniani, presenti in città dal 1330, nel convento di Santa Croce che oggi ospita il Museo civico; vi resteranno fino al 1609, quando la gestione passerà ad un pool pubblico-privato che comprende “in perpetuo il governatore della città, il vescovo, il prevosto della cattedrale, il prefetto giudice, il priore di San Domenico, il guardiano dei Minori Osservanti, non che due reggenti di nomina regia”. Significativo questo passaggio: la salute e l’assistenza non sono più appannaggio di soggetti religiosi, ma diventano patrimonio e dovere pubblico; in particolare l’ospedale diventa unico e più grande, inteso - scrive in “Ospedali nell’Italia medievale” Marina Gazzini, assidua indagatrice della materia - come” luogo di cura e di medicalizzazione, connotato in senso più laico, amministrata dal ceto dirigente locale e controllata dal potere pubblico, anche se mai escludente la presenza della Chiesa nel proprio governo”.
FOTO. Da una antica mappa la sede dellospedale casalese nella attuale via Lanza