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Giuseppe Campese: la leggerezza dell'acquarello
Inaugurata retrospettiva al Castello, presenti le figlie Cristina e Grazia Campese
Sabato è stata inaugurata nelle sale Marescalchi del Castello di Casale Monferrato la mostra “Giuseppe Campese. 1924-2024. Luce Poetica”, realizzata in occasione del centenario della nascita del Maestro casalese, mancato nell’agosto 2000.
L’evento è stato presentato dal sindaco ed assessore alla cultura Emanuele Capra, dalla critica d’arte Giuliana Romano Bussola (una bella prolusione, ndr), dalle figlie Cristina e Grazia Campese che ne hanno curato il progetto con un raffinato allestimento pensato anche con Marco Garione presidente della Consulta cultura.
Il percorso espositivo è diviso in quattro sezioni : la prima dedicata alle opere giovanili realizzate negli anni '50/70, la seconda con le vedute naturali ed i paesaggi urbani, collinari, la terza sui ritratti e composizioni floreali e nature morte nate in studio, l’ultima con opere dell’ultimo decennio dagli anni 90.
L’entrata della mostra propone anche alcuni stupendi lavori del padre Nino Campese maestro del primo Novecento allievo di Giacomo Grosso e grande esempio per il figlio Giuseppe e all’omonimo nonno che, pur non praticando professionalmente l’attività artistica, ha aperto la via alle future generazioni di grandi pittori
Giuseppe Campese fu in qualche modo uno degli ultimi grandi maestri casalesi del 900 , allievo all’Accademia Albertina di belle arti di Torino di Cesare Maggi e naturalmente sotto la guida del padre Nino fu fin da giovanissimo protagonista della sua pittura nata nel dopoguerra quindi colma di luce positiva e amore per la natura del paesaggio Monferrino ma non solo. Esordisce alla biennale d’arte della Filarmonica a Casale Monferrato nel 49 accanto al padre ma anche ai grandi maestri del territorio e del Piemonte come Morando , Casorati, e molti altri quindi con una consapevolezza culturale ed artistica profonda ma palesata da un grande amore e rispetto verso l’arte con un senso di umiltà verso la stessa e verso la vita .
Scelse la luce da subito e la leggerezza dell’acquarello come linguaggio poetico per decifrare meglio il suo senso estetico ed etico , delicato ma profondo , concependo una ricerca sensibile verso una natura lirica ma con una gestualità mai scontata. In particolare modo nelle opere degli anni 50 e 60 si nota una visione chiarista post-impressionista magari legata ai gruppi torinesi dei sei, ma molto personale consapevole dei grandi cambiamenti della pittura in quegli anni. La sua è una gestualità quasi espressionista dai toni sussurrati dove la natura e resa nel suo essenziale rapporto luci ed ombre attento anche al riverbero dell’anima non solo allo sguardo reale. Notevoli i ritratti famigliari dove l’artista accarezza con i colori ed affetto le dolci linee dei tratti delle figlie o dei soggetti ripresi , o come nei paesaggi di Venezia del '76 quando è sufficiente per il maestro un piccolo gesto e la delicatezza del mare per raccontare una Venezia da Museo o uno scorcio emozionante di Parigi nel 1980.
Nel suo ultimo periodo sottolineiamo l’amore grande per la sua città dove aveva un bellissimo studio in via Garibaldi, con opere di grande intensità come Santa Caterina o composizioni più dettagliate tornando alla pittura ad olio, con nature morte metafora di messaggi simbolici del suo credere nella bellezza, nella sua profonda semplicità senza mascherarsi nella viltà del buio ma amando sempre la luce di una natura infinita ed eterna.
Un video a disposizione del pubblico, infine, proietta le immagini dell’artista e alcuni interventi di Grazia e Cristina Campese, curatrici dell’iniziativa, così da avere una visione completa di Giuseppe Campese sia come artista che come uomo.
La mostra sarà aperta gratuitamente al pubblico nelle giornate di sabato e domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 19,00.Sino al 21 luglio 2024
Piergiorgio Panelli
(foto Luigi Angelino alla inaugurazione)