Luzzogno (oggi frazione del comune di Valstrona situata a 707 m s.l.m.) protagonista indiretta di questo articolo, fu la prima comunità a rendersi autonoma da Omegna nel 1312 ed erigendosi in parrocchia nel 1455 rappresentò per quattro secoli l'unità religiosa e civile della Valstrona.
Nel 1756 nacque il comune libero di Luzzogno il quale, come gli altri della vallata, rimase distinto fino al 1926 quando fu riunito nel comune di Valstrona per decreto governativo. In passato gli uomini del piccolo borgo trovarono lavoro nelle cave di marmo, nelle miniere, in agricoltura e negli alpeggi, vera fonte economica del paese.
Proficua fu l'emigrazione esterna oltre le Alpi verso la Germania, raggiunta a piedi in una settimana di viaggio attraverso il Lago Maggiore verso Bellinzona e seguendo il Ticino per fermarsi solitamente due anni. Meno proficua fu l'emigrazione interna verso la Lombardia e il Piemonte, effettuata nella stagione invernale dai concari e palai venditori di pale da riso, gioghi per buoi, cucchiai e mestoli ritornando a casa in primavera con piccoli guadagni. L'emigrazione fu interrotta dallo scoppio della prima guerra mondiale, creando grave danno economico per la comunità.
Miglior fortuna ebbe la nobile famiglia dei conti Gozzano, provenienti in passato dalla Val Vigezzo. Lasciarono Luzzogno alla metà del '500 per spostarsi a Brolo di Nonio (il paese dei gatti) sulle sponde del Lago d'Orta dove edificarono la loro bella casa nel Canton di Sopra a Nord della chiesa. Tramite cinque matrimoni con membri dei conti Tarsis di Brolo, possedevano il 40% dei terreni del borgo, costruirono la nuova sacrestia e il porticato della chiesa sorretto da sette colonne. I Gozzano-Tarsis risiedevano nell'imponente palazzo di Brolo del XVII° secolo con i suoi loggiati, le decorazioni affrescate e giardini formali. Per costruire l'oratorio annesso al palazzo, dedicato alla Vergine dei sette dolori, ottennero la dispensa dal vescovo di Novara mons. Gilberto Borromeo. Nel 1650, le due famiglie emigrarono a Madrid e ad Aranjuez dove fecero fortuna con attività commerciali e prestiti di denaro. Al rientro dalla Spagna, i Tarsis acquisirono il titolo di conti di Castel d'Agogna, segnando l'inizio di un nuovo radicamento nel novarese ed edificarono il palazzo neoclassico a Milano.
Passiamo a Briga Novarese, dove i Gozzano acquistarono nel 1730 il palazzo e l'oratorio accanto alla parrocchia dal nobile Brusati ed ereditarono i beni della cappella della Beata Vergine Immacolata, denominata Madonna del Motto, ospitando il vescovo di Novara mons. Marco Aurelio Bertone nel 1761. Altre importanti discendenze furono create all'inizio del '600 dai Gozzano di Luzzogno con le famiglie Alessi e Bialetti, fondatori delle note aziende di casalinghi.
La casa dei conti Gozzano fu ceduta nel 1709 al comune di Luzzogno, con instrumento rogato dal notaio Giovanni Albergante di Omegna, da Francesco Bernardino figlio del notaio casalese Antonio Gozzano e ultimo esponente della famiglia a lasciare la vallata, ricco proprietario di case e terreni a Casale, Cereseto e Moncalvo.
La casa è stata ristrutturata nel 1972 mantenendo l'architettura originale dove è conservato, su una parete del loggiato, un affresco del '500 di autore sconosciuto che riproduce i vizi e le virtù rappresentate da una doppia serie di figure allegoriche, restaurato da don Luigi Arioli padre rosminiano e professore d'arte a Stresa. Due importanti personaggi hanno dato risonanza a Luzzogno, mons. Carlo Antonio Gozzano oriundo nato a Casale nel 1640, arcidiacono della cattedrale casalese e vescovo di Acqui e mons. Raffaele De Giuli nato a Luzzogno nel 1884, arciprete di Domodossola e vescovo di Vallo di Lucania e Albenga.
Anche la chiesa cattolica di Luzzogno ha il proprio santuario. Dedicato alla Madonna delle Grazie, detto della Colletta, è stato eretto come ex voto da un Gozzano nel '600 su un antico oratorio dove si svolge la famosa festa triennale in onore della regina protettrice della vallata.
Le famiglie Gozzano, emigrate a metà '500 nel casalese, riuscirono ad ottenere tanta dignità e ricchezza tali da condizionare la Corte dell'epoca e furono definiti i banchieri dei Gonzaga, duchi di Mantova e Monferrato. L'accorta e coraggiosa politica patrimoniale permise loro di scalare diversi rami della nobiltà diventando signori, consignori, conti ed in seguito marchesi di San Giorgio, Treville, Odalengo Grande e Piccolo, Olmo Gentile (Asti) e Perletto (Cuneo), edificando diverse chiese e palazzi in Monferrato e a Torino.
Da aggiungere che i Gozzano erano proprietari di una fabbrica di orologi con fonderia annessa a Ginevra e gli importanti matrimoni con membri di una trentina di casate nobiliari piemontesi, liguri, savoiarde, austriache e balcaniche portarono ad aumentare il loro patrimonio, definito il più colossale di sempre del Monferrato.
Ulteriore prestigio è rappresentato dalla parentela recentemente emersa sulla linea romana dei Gozzano di Agliè con la famiglia materna del principe Maurizio Gonzaga. Sappiamo però che in genealogia le persone che portano lo stesso nome non sempre discendono da un comune antenato. Nel 1995 il marchese Titus Gozani di Dusseldorf, ultimo esponente del ramo austriaco emigrato da San Giorgio Monferrato a metà '700, ritrovò le proprie origini a Luzzogno concludendo la ricerca iniziata a Casale dal padre marchese Leo Ferdinando nel 1963, luogo di incontro con i parenti conti Cavalli d'Olivola di Lucedio e con il nostro storico e giornalista Idro Grignolio. Oggi le famiglie Gozzano risiedono in Piemonte, Lombardia, Liguria, Abruzzo, Lazio, Germania, Brasile (Itu e Sorocaba) e negli Usa (New York, Mass, Colorado e California). I loro antichi legami, che si erano interrotti, sono stati ricuciti dall'autore nel 2018 proprio a Luzzogno.
Ultima nota curiosa: nella Valstrona esistono due tipi di costumi femminili simili, pittoreschi, tradizionali ed espressione di cultura montana. Nella alta vallata (Campello Monti e Forno) l'indumento si richiama ai modelli Walser della Valsesia, composto da un vestito nero di lana, una camicia bianca ricamata con ampia apertura comoda per l'allattamento e due sottovesti, una bianca rifinita con pizzi e passamaneria e l'altra colorata più rustica, ricoperte da una pettorina ricamata fermata da due nastri colorati. Nella media vallata (Luzzogno, Massiola, Fornero e Sambughetto) il costume è composto da una gonna nera di lana pieghettata e uno scamiciato di stoffa bianca a maniche lunghe finemente ricamato ricoperto dal bustino aderente senza maniche, arricchito da motivi floreali con nastro colorato in vita.
Armano Luigi Gozzano