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C’era una volta Folkermesse
Omaggio a Martinotti
Basta uno sguardo alla Sala Marescalchi in questo pomeriggio del 5 ottobre per rendersi conto che siamo in tanti ad avere nostalgia di Maurizio Martinotti, ma forse l’errore di noi casalesi e di continuare a provare per lui un affetto che rimane confinato nel famigliare: lo zio un po’ strano che suonava la ghironda e portava in città amici come lui, magari con il kilt, le piume e le tuniche. Così tendiamo a dimenticare la sua straordinaria cultura, il suo essere un visionario capace di dare vita a un fenomeno musicale che è andato ben oltre la sua città.
Speriamo che celebrazioni come questa dal titolo “C’era una volta Folkermesse – omaggio a Maurizio Martinotti” abbia cominciato a illuminarci. Un plauso alla Biblioteca Civica e al suo direttore Luigi Mantovani che ha voluto un ricordare Maurizio e ringraziarlo per un consistente regalo: Maura Guaschino moglie di Maurizio ha donato alla città il ricchissimo fondo librario del marito, testi di musicologia antropologia, tradizioni popolari piemontesi, manoscritti musicali e periodici. E tuttavia trasformare questa occasione per un tributo più consistente era l’idea che la città aspettava da tempo: alle 17 in sala Marescalchi solo posti in piedi, dopo solo posti sugli spalti del Castello. Peccato che non ci sia spazio per ballare, accadeva sempre a Folkermesse: la creatura di Maurizio che per oltre 30 anni ha creato uno scambio a doppio senso tra Casale e la musica del Mondo. Le immagini in bianco e nero che scorrono proiettate in sala suscitano nostalgia e orgoglio, tra concerti epici ed eccentriche sfilate in via Roma.
Per certificare l’importanza del lavoro di Martinotti è arrivato anche un gigante della divulgazione del folk come Giancarlo Nostrini che ci ha spiegato quanto Martinotti fosse diventato una star a Valencia o nella Catalogna e ha ricordato il suo lavoro come curatore dell’Orchestra Nazionale Giovanile Europea di Musica Tradizionale. “Prima che partisse per l’altrove è stato un riferimento per tutto il folk-revival italiano, una figura fondamentale per il recupero di un mondo musicale”. Ma forse le parole più commoventi sono quelle di Beppe Greppi, sodale di Martinotti fin dall’inizio. “Quaranta anni fa nessuno avrebbe scommesso una lira né su questa città, né sulla cultura popolare, mentre con la caparbietà, l’intelligenza e l’ironia di Maurizio è diventata una realtà. Siamo stati protagonisti di avventure straordinarie nei festival di tutta Europa.
Le parole si possono scrivere l’emozione della musica no: se la registrazione del concerto sarà pubblicata cercatela, perché è una cosa che non si sentiva da tempo a Casale. L’atmosfera è quella delle grandi reunion che coinvolgono gli amici che avevano suonato con lui e quelli che hanno passato la vita ad ascoltarli. I Musetta scaldano il pubblico con il piffero di Ettore “Bani” Losini in evidenza insieme a Marion Reihnardt, Davide Belletti, Alessandro Losini, Piercarlo Cardinali. Ad infiammarlo definitivamente arrivano i Retanavota, supergruppo che prende il nome da un album de La Ciapa Rusa del 1992 e che unisce elementi di questi e dei Tendachënt. Ci sono Gabriele Coltri, Gabriele Ferrero, Loredana Guarnieri, Devis Longo, Enrico Negro, Bruno Raiteri e Fabio Rinaudo, a cui si aggiunge il bravissimo e giovane ghirondista Francesco Giusta che imbraccia lo strumento appartenuto a Maurizio. La sala non potrà ballare, ma l’entusiasmo è alle stelle. Per bis si esegue “Il Gutturnio di Bani” un brano che Martinotti aveva scritto per celebrare il vino dei Losini, giusto per ricordarci che era anche compositore eccellente. “Si alzava dal letto improvvisamente alle 2 di notte alle 4 ritornava dicendo ‘ne ho scritta un’altra’” ricorda Maura Guaschino.
Finisce così? si domandano tutti, dopo 90 minuti filati di gighe, curente, polke e monferrine? “Se possiamo non fermarci sono più contento”, conferma Longo. Anche noi, perché Maurizio Martinotti era un patrimonio che non può rimanere solo in una teca, ha bisogno aria che attraversa mantici, corde che vibrano e piedi che ballano. Il Sindaco di Casale Emanuele Capra ha detto stassera “Vogliamo che l’impronta che ha lasciato Martinotti sul nostro territorio continui a vivere”. Siamo onesti: noi vogliamo che continui anche la sua musica.
a.a.