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25ma Giornata Europea della Cultura Ebraica

Due appuntamenti culturali e un parterre di amici e autorità hanno celebrato un’identità in forte connessione con il territorio

 

Una domenica vissuta come una festa per tutta la città: a Casale Monferrato la 25ma Giornata Europea della Cultura Ebraica non poteva essere celebrata diversamente, considerando come la diffusione della cultura attorno alla Sinagoga sia da secoli una ricchezza per tutto il territorio. Un’importanza testimoniata dal parterre presente all’inaugurazione, nella mattina di domenica 15 settembre in vicolo Salomone Olper, e da parole che sono andate ben al di là di quelle di circostanza, soprattutto perché pronunciate in un anno in cui l’identità ebraica necessita più che mai di essere difesa.

Daria Carmi, Presidente della Comunità casalese, ricorda come la cultura della diversità permetta di sviluppare gli anticorpi della democrazia e condivide il messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La cultura nella sua pluralità assume un valore risolutivo per la difesa dell’umanità”. Frasi riprese dal Prefetto di Alessandria, Alessandra Vinciguerra, che ricorda come la giornata abbia per tema la famiglia: “E’ bello pensare che la conoscenza e la comprensione siano parte del concetto di famiglia di un gruppo di persone che mette insieme valori comuni con cui fare fronte a alle difficoltà”.

Il saluto dell’amministrazione casalese viene da Giovanni Battista Filiberti, Presidente del Consiglio Comunale, e da Irene Caruso, Assessore alle Politiche sociali e della Famiglia. Presenti anche il questore vicario Maria Olivieri, il comandante dei Carabinieri di Casale Piero Pasquino, il Comandante della Guardia di Finanza Francesco Costa, il Comandante della Polizia Municipale Vittorio Pugno. Mentre nel pomeriggio è stato Monsignor Francesco Mancinelli a portare il saluto della Diocesi di Casale.

Una comunità una famiglia

Il momento ufficiale lascia spazio al primo appuntamento culturale. L’incontro “Una comunità, una famiglia” è una testimonianza a due voci di un periodo fondamentale per l’ebraismo monferrino dalle leggi razziste del 1938 alla rinascita del dopoguerra. Le protagoniste sono Adriana Torre Ottolenghi (che rivela di aver compiuto 90 anni il giorno prima, mostrando al pubblico il suo album di matrimonio) ed Elena Ghiron, torinese ma anche lei nel Consiglio della Comunità monferrina. Un intreccio di alberi genealogici, luoghi, mestieri, incontri ramificati con le vicende della grande Storia. Adriana dipana aneddoti della sua famiglia (padre alessandrino, madre di Ferrara), descrive i primi anni della sua vita in Francia e il paradosso che porta questa Nazione ad espellere la sua famiglia perché “troppo italiana”, giusto il tempo per arrivare in Italia e subire l’espulsione dalla società civile voluta dal fascismo. Adriana ripercorre i drammatici anni dal ‘43 al ‘45 stemperati dal bellissimo racconto di come ha conosciuto suo marito Giorgio Ottolenghi (presidente onorario della comunità: oggi 102 anni). Elena, nonno vercellese e una parentela con la famiglia Foa di Torino, ricorda anche lei le vicende con cui i suoi parenti sono sfuggiti alla Shoah, per poi trovarsi in Svizzera, a Parigi e infine negli Stati Uniti. Come per i Torre e gli Ottolenghi anche la loro salvezza è dovuta ad altre “famiglie”: persone non necessariamente ebree, che non li conoscevano, ma li hanno protetti nel nome dei comuni valori dell’umanità.

Le sinagoghe del Piemonte

Nel pomeriggio è la grande “famiglia degli ebrei piemontesi” ad essere in primo piano. In sala Carmi viene proiettato il documentario “Sinagoghe del Piemonte”, un’opera che nel 1999, quando venne realizzata da Daniele Segre, fu una preziosa rivelazione di un patrimonio poco conosciuto e che oggi ha l’immenso valore di memoria storica, soprattutto perché ha raccontato questi luoghi attraverso la testimonianza di decine di protagonisti.

La figura di Daniele Segre è stata ricordata dal figlio Emanuele: “Mio padre aveva uno stile che lo connotava. Amava le storie che altri non volevano raccontare e in questo caso ha voluto confrontarsi con una realtà personale”. Daria ne ha ricordato l’amicizia che lo legava a Elio Carmi, a lungo presidente della Comunità, scomparso appena un mese prima di lui. Scorrono le immagini di Torino, Casale, Asti, Cuneo, Mondovì, Alessandria, Vercelli, Saluzzo, Cherasco, Chieri, Biella. Si mischiano alle voci di chi ha vissuto gran parte della propria vita tra queste stanze seminascoste. Ancora una volta ci parlano di vicende intime, famigliari appunto, eppure così connesse alla vita di queste città. Talvolta lo fanno addirittura in quel meraviglioso linguaggio che è il giudaico piemontese. Molte di loro sono testimonianze dirette delle persecuzioni nazifasciste e della Shoah. E’ un lavoro che non ha mai perso di attualità.

La proiezione è stata seguita da un pubblico numeroso, ben contento di apprendere che è l’incipit di una piccola rassegna cinematografica dedicata a Daniele Segre che vedrà prossimamente opere su Lisetta Carmi e Bruno Segre.

Saluti conclusivi

La giornata casalese si è conclusa con i saluti di Roberto Gabei, presidente Fondazione Casale Ebraica: “Scegliere il Piemonte come capofila della Giornata in Italia premia una presenza ebraica di 600 anni e personaggi che hanno dato lustro alla storia Italiana”. Claudia De Benedetti, direttore del Museo di arte e storia ebraica, ringrazia le tante persone che continuano a tenere accesa la fiamma della cultura ebraica a casale. Con una soddisfazione importante: quest’anno in questa giornata i visitatori hanno superato quelli del 2023

La giornata è stata coronata anche dall’apertura straordinaria del Cimitero Ebraico di Moncalvo



Prossimo appuntamento

Domenica 22 settembre nuovo appuntamento di Musica nel Complesso ebraico, la rassegna curata da Giulio Castagnoli che porta brani e compositori legati all’ebraismo ad esibirsi in Sinagoga.

a.a.

FOTO. Con Adriana Torre, Elena Ghiron, il prefetto di Alessandra Vinciguerra, il presidente del  Consiglio comunale Filiberti e il presidente della omunità ebraica Daria Carmi