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Processo BR e cascina Spiotta

Udienza preliminare del 26 settembre a Torino - Tutto parte dell'esposto del figlio di un carabiniere ucciso assistito dall'avv. Favretto

 

Presso il Tribunale di Torino, il 26 settembre, con il GUP dottoressa Ombretta Vanini, si è svolta l’udienza preliminare nel procedimento avviato dalla Procura di Torino contro i quattro brigatisti rossi Lauro Azzolini, Renato Curcio, Mario Moretti, Pierluigi Zuffada. Ha una vasta eco mediatica.

I militanti e leader delle BR sono accusati, con differenti imputazioni, di aver progettato, organizzato ed effettuato, in data 4 giugno 1975, il sequestro dell’imprenditore Vallarino Gancia a Canelli, di averlo trasferito e custodito alla cascina Spiotta di Arzello di Melazzo (nell’Acquese); il brigatista Lauro Azzolini viene imputato di aver partecipato al conflitto a fuoco con i carabinieri, avvenuto nella mattina del 5 giugno 1975, con lancio di bombe e sparatoria con armi; il conflitto provocò la morte dell’appuntato carabiniere Giovanni D’Alfonso, il grave ferimento del maresciallo Rosario Cattafi e del tenente Umberto Rocca con permanente mutilazione in varie parti del corpo, la morte della brigatista Mara Cagol, moglie di Renato Curcio.

Dopo anni di nuove indagini, provocate dall’esposto presentato alla Procura di Torino il 18 novembre 2021 da Bruno D’Alfonso, figlio di Giovanni carabiniere ucciso, con l’assistenza dell’avv. Sergio Favretto del Foro di Alessandria, si giunge alla vigilia del processo che, secondo la competenza territoriale dovrebbe svolgersi, dopo questa fase distrettuale torinese perché trattasi di fatti di terrorismo, presso il Tribunale di Alessandria.

I PM Emilio Gatti, Ciro Santoriello della Procura di Torino e Diana De Martino della DIA di Roma, con il ROS di Torino e il RIS di Parma, hanno compiuto molti atti d’indagine, di ricerca documentale, di istruttoria, di raccolta testimonianze, di compimento di accertamenti scientifici con le nuove tecnologie, pervenendo a congrui risultati per formulare l’imputazione.

Nell’udienza del 26 settembre sono state ammesse le parti civili dei famigliari Bruno, Silvia, Sonia D’Alfonso e della moglie del carabiniere ucciso Giovanni, Rachele Colalongo. Era presente solo l’imputato e brigatista rosso Pierluigi Zuffada, brigatista che secondo l'accusa avrebbe partecipato all’assalto al carcere di via Leardi a Casale e liberazione di Curcio in data 18 febbraio 1975.

Dalla difesa di Azzolini sono state illustrate alcune questioni preliminari su come la Procura ha raccolto e svolto le indagini, con intercettazioni e captazioni, accertamenti scientifici su impronte rilevate e ottenute attribuite ad Azzolini e Zuffada. Il Giudice si riserva di decidere alla prossima udienza del 16 ottobre a Torino.

Dopo la fase preliminare, il processo prenderà avvio sulla base di una articolata, capillare indagine svolta dalla Procura di Torino - commenta l’avv. Sergio Favretto - In molti fascicoli, tutti digitalizzati con migliaia di pagine, sono state raccolte testimonianze, ricostruzioni documentali, verbali di sopralluoghi, trascrizioni di intercettazioni e captazioni, file audio, immagini, album segnalatici con fotografie, esiti di accertamenti dattiloscopici e molto altro. Siamo in presenza di un grande e rigoroso mosaico di evidenze indiziarie e probatorie, con il vaglio attento della Procura. Le responsabilità sono molto chiare. I figli del carabiniere ucciso Giovanni D’Alfonso a distanza di tanto tempo non sanno chi lanciò tre bombe allora e chi sparò e uccise il papà. Di contro, molti brigatisti sanno e non contribuiscono alla verità; hanno scritto libri e rilasciato interviste, ammesso di aver ideato e progettato il sequestro Gancia, di aver sempre considerato la Spiotta un loro rifugio segreto. Mi auguro come difensore e cittadino che la verità e la giustizia oggi superino superficialità e omissioni di ieri”.