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Prelati monferrinii (17) di Aldo Timossi
Carlo Bobba con sede episcopale in Francia - Nato a Lu nel 1577 da Mario, feudatario di Terruggia e Rosignano
Tra le collezioni del Museo d’arte sacra San Giacomo, allestito nell’omonimo complesso storico di Lu (dal 1º febbraio 2019 fuso con il vicino comune di Cuccaro, a formare il nuovo comune di Lu e Cuccaro Monferrato), ci sono due dipinti con i ritratti del cardinale Marco Antonio Bobba e del vescovo Carlo Bobba.
Messi a confronto, grazie alla cortesia della curatrice museale luese Lorena Palmieri, la somiglianza tra i due prelati è notevole e in effetti sono parenti, zio e nipote. Del primo non è difficile reperire notizie (V. Il Monferrato del 14/5/24). Più complicato mettere insieme la biografia di Carlo, anche per difficoltà lessicali.
Avendo avuto sede episcopale in Francia, quasi sempre il nome appare come Charles, inoltre viene un poco storpiato il cognome; le “Mémoires pour l'histoire ecclésiastique des diocèses de Genève, Tarentaise, Aoste et Maurienne” edite nel 1759, lo citano come “Bobbaz”, e tale lo definisce persino l’attuale, diffusa Wikipedia, peraltro in poche righe in finlandese!
Carlo Bobba nasce a Lu nel 1577 da Mario, feudatario di Terruggia e Rosignano. Al battesimo ha un padrino d’eccezione, l’arcivescovo di Milano e futuro santo Carlo Borromeo, da cui mutua il nome. Le due famiglie hanno una qualche parentela, forse una zia in comune tra il Borromeo e il Bobba Marcantonio. Mentre Carlo si avvia ad un futuro da religioso, il fratello Ascanio - nato due anni dopo – inizia la carriera alla corte dei Savoia, fino al servizio del giovane Vittorio Amedeo di cui diventerà gran scudiere, e a gran ciambellano di Carlo Emanuele II.
All’inizio del ‘600 è assegnato come collaboratore (“aumonier”, cappellano) al cardinale Maurizio di Savoia, investito della porpora nel dicembre 1607, ad appena 13 anni, da Papa Paolo V. Da sottolineare che il Savoia non ha preso i voti, quindi non è né diacono né presbitero, ma è caso non raro; sono secoli nei quali si può diventare cardinale avendo ricevuto la prima tonsura, magari nemmeno quella; occorre arrivare al 1917 perché il diritto canonico stabilisca che solo preti o vescovi possono diventare cardinali, e addirittura dal 1983 il presbitero creato cardinale deve prima ricevere l’ordinazione episcopale, salvo eccezionale dispensa.
A Carlo Bobba l’aria di Roma crea seri problemi di salute, perciò dopo qualche anno torna stabilmente in Piemonte. Nel dicembre 1618, l’occasione favorevole. Monsignor Filiberto Milliet de Faverges, vescovo di Saint Jean de Maurienne, territorio dei Savoia, viene chiamato a reggere l’arcidiocesi di Torino. Ecco disponibile una cattedra vescovile per Carlo, che ne prende possesso il 13 maggio dell’anno dopo, delegando il vicario generale Amedeo Milliet. La consacrazione ufficiale, il 15 luglio.
Sofferente da tempo anche di gotta, trascorre le prime settimane senza fatiche, poi inizia la visita pastorale nelle parrocchie. Dalle pagine della “Histoire du diocèse de Maurienne”, scritta dal canonico Angley nel 1846, si ha notizia delle difficoltà dovute alla malattia: “Le continue infermità alla quali Bobba era soggetto, non gli permettevano di sviluppare nell’amministrazione della diocesi quel carattere di zelo ardente e di amore per il bene, che aveva contraddistinto la maggioranza dei suoi predecessori (…) poteva dedicarsi solo agli impegni meno gravosi”.
A turbare l’impegno episcopale, negli anni 1529-31 arriva anche la peste, portando “dolore e morte in tutto il paese”. Negli stessi anni è ancora guerra tra i Savoia e la Francia, il cui esercito occupa la Maurienne cercando di arrivare in Piemonte. Con la truppa parigina c’è anche il noto cardinale Richelieu, che accompagna re Luigi XIII; hanno quartier generale a Saint Pierre d'Albigny, arrivano anche a Saint Jean, dove il cardinale prende dimora per qualche tempo, ma è difficile immaginare che monsignor Bobba abbia modo e voglia d’incontrarlo.
Intanto l’epidemia ha mandato al Creatore anche molti sacerdoti, il vescovo ridisegna il territorio diocesano, riducendo a sole 12 le cappellanie, con tanto di benefici, che “esistevano da tempo immemorabile e si erano perse lungo i secoli e soprattutto per effetto delle ultime guerre”; questo rappresenta “uno degli atti più importanti dell’amministrazione di questo vescovo”.
A proposito di benefici e finanze, Bobba deve anche lottare a lungo per far valere i propri diritti rispetto ad un curioso e pesante problema di vitalizio, che rischia di mandare in default le finanze diocesane! Ne da conto una “Nota” redatta nel 1867 dalla “Société d'histoire et d'archéologie de Maurienne”. La vicenda. Trasferendo il predecessore Milliet a Torino, il Papa gli ha accordato una lauta “pensione” di 1100 scudi d’oro - per capire: uno scudo pesa 3,30 grammi, la valutazione 2024 dell’oro è circa 70 euro/grammo - a carico della mensa episcopale della Maurienne. A sua volta, Milliet cede quel suo diritto al nipote Paolo, anche lui sacerdote (sarà vescovo di Maurienne dal 1642), ma quando, trascorso qualche anno, viene a morire, lo stesso nipote accampa il diritto ad una sorta di reversibilità.
Monsignor Bobba invia una supplica al Papa Urbano VIII, in sostanza affermando che non spetta alle finanze della diocesi mantere, vita natural durante, l’erede del defunto! Tocca al tribunale ecclesiastico della Rota esprimere un giudizio, purtroppo sfavorevole a Bobba. Addirittura arriva una minaccia di scomunica e interdetto rivolta all’universo mondo (vescovi, preti, notai, ecc.) se non costringeranno il vescovo a pagare il dovuto! Bobba “non aspetta l’applicazione di tanto rigore per sottomettersi alla sentenza, che però apre una larga breccia nelle entrate della mensa episcopale”.
“Sempre tormentato da dolori fisici, e vedendo intorno a lui disgrazie e dolore, con l’amaro rimpianto di non poter fare meglio per una diocesi che ama sinceramente”, Carlo Bobba torna al Padre il 10 febbraio 1636, “lasciando in diocesi la reputazione di pastore d’anime dalle migliori intenzioni, e dotato d’una bontà d’animo che gli procura il sincero affetto dei fedeli e del clero”. Viene sepolto in cattedrale, nella tomba fatta costruire dal cardinale de Gorrevod.
Il ritratto nella galleria dell’episcopio di Maurienne ricorderà origine e padrino: “ex marchionibus Bobba in Monteferrato, a San Carolo Borromeo de sacro fonte susceptus”.
aldo timossi -17
FOTO. Ritratto dal museo San Giacomo di Lu