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Il libro di Matteo Piano

Venerdì 3 gennaio alle ore 21 a Casa dell’Artista di Portacomaro

 

(al.an.) Il campione di Volley Matteo Piano, 29 anni, centrale della Nazionale Italiana maschile, torna a casa e presenta il suo libro. L’appuntamento è per   venerdì 3 gennaio alle ore 21 a Casa dell’Artista di Portacomaro. “Io, il centrale e i pensieri laterali”, 262 pagine, nelle librerie da fine ottobre, edito da Baldini e Castoldi, è stato scritto insieme a Cecilia Morini.

Penso a come tutto è nato. Da una richiesta d'aiuto, e quando stiamo male o quello che stiamo facendo non ci fa stare bene, non c'è nulla di cui vergognarsi nel chiedere aiuto. Dentro la parola aiuto è contenuta la parola cambiamento. Mancavano poche ore alla finale della World Cup che avrebbe permesso di conquistare l'accesso alle Olimpiadi di Rio, e durante una seduta via skype con Cecilia Morini, la mia psicologa dello sport, le dissi che avremmo dovuto scrivere un libro a quattro mani. Il percorso che ho fatto con Cecilia non mi ha reso invulnerabile dalla paura, dall'errore, dall'ansia, ma mi ha permesso di cambiare il modo in cui vivere determinate situazioni. Accettare le proprie fragilità richiede molto coraggio ed è l'unico modo per superare i nostri limiti. Come mi dice spesso Cecilia: ‘bisogna coltivare l'imperfezione per continuare ad essere perfettibili’.

Matteo Piano, 2 metri e 9 centimetri per oltre cento chili di peso, è nato ad Asti, ma a Portacomaro ha tutti i parenti e i ricordi dell’infanzia. Oggi è uno dei più forti pallavolisti italiani e gioca nel ruolo di centrale, attualmente nella squadra Revivre Milano. Ha già vinto uno scudetto, due Coppe Italia, tre Supercoppe, due palloni d’oro, un argento olimpico e uno nella Coppa del Mondo, due bronzi nella WorldLeague, un argento e un bronzo agli Europei.

Chi leggerà queste pagine scoprirà il Matteo atleta – prosegue l’autore -, ma anche e soprattutto Matteo, una persona che è arrivata ad acquisire forza, presenza e consapevolezza dopo aver imparato a essere benevolente con se stesso e accettato di poter essere fragile e vulnerabile. Era fondamentale, per il libro che avevo in mente di scrivere, affiancare al mio racconto il punto di vista e gli insegnamenti di Cecilia Morini, con cui ho fatto questo percorso e senza la quale questo lavoro non sarebbe mai stato possibile. Ora, quasi quattro anni dopo, con un'olimpiade in più e un tendine d'Achille in meno, siamo finalmente riusciti a finire di scriverlo”.

Al. Anselmo