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Da Fassinello nella Legione Straniera

di Mario Cravino - Bellis-Bellingeri

Sul numero in edicola martedì un lungo servizio e per noi una scoperta di Mario Cravino di cui pubblichiamo alcuni brani, putroppo non esistono foto del protagonista

Uno dei temi d’attualità in questa epoca di globalizzazione totale è rappresentato dal flusso migratorio che coinvolge milioni di persone di razze ed etnie le più disparate, che, per trovare condizioni di vita migliori, la mettono spesso a repentaglio nel superare gli ostacoli frapposti alle loro ambizioni. Dopo resta comunque il problema dell’accettazione di usi, leggi e consuetudini proprie del territorio che li ha accolti, dovendo spesso risolvere le difficoltà derivanti da intolleranze motivate o no verso questi gruppi, così diversi anche per le credenze religiose ed i limiti imposti da esse che possono ostacolare la loro integrazione. I casi più eclatanti sono rappresentati dagli immigrati extracomunitari di fede islamica, dove fanatismo religioso e integralismo impediscono a molti di essi un rapido inserimento nella nostra società, pur riconoscendo in essa molte carenze. Questa premessa mi è servita come contrapposizione a quanto esporrò narrando le vicissitudini di un frassinellese che oltre un secolo fa fece il percorso inverso, accettando la fede islamica pur restando ai margini di quella società.

Negli anni ormai lontani del primo dopoguerra la lettura dei resoconti di “inviati giramondo” permise ad un’intera generazione di giovani di sognare la malia di terre lontane e misteriose, come evasione dal ristretto cerchio del mondo contadino, dove per molti l’assolvimento del servizio militare, quando non si risolveva tragicamente, rimaneva la sola possibilità di vedere orizzonti diversi. Avvincenti erano i servizi che Paolo Zappa inviava dal Marocco e poi pubblicati su “Tribuna Illustrata” e la torinese “Gazzetta del Popolo”.

Egli, volendo riportare in modo veritiero la massacrante vita della Legione Straniera, ottenuto il nulla-osta dalle autorità militari francesi, raggiunse Marrakech che descrisse così: “Marrakech si nasconde sotto una doppia cinta di mura e di palme. Circa 180.000 palme balzano dalla terra color ocra e datano, pare, dall’assedio degli Almoadi che, formidabili mangiatori di datteri, ne gettarono negligentemente i semi attorno alle mura. Queste, fatte di tufo e di fango, come d’altronde tutte le case di Marrakech, hanno una caratteristica tonalità rosa, di quel vecchio rosa dei satins Luigi XVI, che hanno passato numerosi lustri negli armadi chiusi delle nostre nonne”.

Poi da Marrakech era giunto a Sidi-bel-Abbès sede del 2° Reggimento Straniero. Zappa si era fatto assumere come aiuto da un vivandiere “tunisino di origine italiana” e con lui potè seguire per circa 250 km. di deserto una colonna formata dal 4° Reggimento della Legione in marcia verso i fortini avanzati della zona del Tafilalet. Il vivandiere, noto come Bellis, era stato autorizzato ad unirsi ai legionari in marcia ed a tenere un fondaco, suq, anche nei forti sperduti della zona dell’Hoggar. Aveva fatto fortuna vendendo ai disperati soldati senza patria, vino non sempre fatto d’uva, anche se nel suo fondaco era scritto “vin d’origine, garantì naturel” (tutto il mondo è paese!), e cioccolata di castagne, restando in stretto collegamento con Madame Souria, la quale seguiva i soldati con un bordello ambulante, il B.M.C. (Bordel Militaire de Camp) costituito da varie ragazze francesi, arabe e spagnole, che si incaricavano di ripulire quanto rimaneva della quindicina, il prèt, nelle tasche dei legionari. Era stato interessante per Zappa scoprire che Bellis era il monferrino Luigi Bellingeri .....

Dopo neppure un mese di fame si arruolava nella Legion Etrangère sotto il nome di Luis Bellis. A Sidi-bel-Abbes imparò presto a conoscere come la Legione fosse solo l’Azienda della disperazione, rifugio degli irrequieti, dei falliti, degli spostati, dei senza casa di ogni nazionalità, spesso con reati più o meno gravi sulla coscienza. Bellis parlava malissimo il francese, parlava in dialetto e specialmente l’argot, chiamava il vino pinard, il deserto bled, la malinconia cafard, il pane kesra, la guerriglia degli arabi baroud. Imparò che il motto della Legione: “Marche, quand meme!” (Avanti, nonostante tutto!) era corrispondente alla realtà quotidiana perché fra le oasi e le dune c’erano solo fatica, disciplina ferrea e morte. Cercò di fuggire, come altri, riuscendoci, ma fu denunciato dagli arabi, come altri, per la taglia di 25 franchi. Finì in prigione di rigore e la sua ferma di cinque anni fu prolungata a sette. Nel 1903, pagato il debito, era tornato a Marsiglia. Scrivendo a Frassinello seppe che suo padre era morto e che la Marianin aveva sposato l’amico che lui aveva ferito. La nostalgia delle colline natali svanì nella delusione di quanto aveva appreso. Non ebbe tempo di guardarsi attorno, perché indossando il “Clemenceau” – un abito di colore grigio fatto votare da Clemenceau per i liberati dalla Legione e dal carcere – non aveva altra scelta che il ritorno in Africa. Ora lo attraevano Sidi-bel-Abbès, le dolci dune sabbiose ed il deserto infuocato, che avrebbero cancellato gli ultimi ricordi monferrini. Divenne vivandiere, ormai la sua vita era legata alla Legione. Aveva imparato le 114 sure del Corano per sentirsi veramente un tunisino. Quando Paolo Zappa ritornò ad Orano Bellis lo salutò così: “Allah ikun fì a’ wanek u ià tik el barakah!” (che Allah ti aiuti e ti doni la sua benedizione!). Era l’anno 1931, esattamente 100 anni da quando il re di Francia Luigi Filippo ebbe l’idea di conquistarsi un impero coloniale con il sangue anonimo dei figli di altre nazioni. E come riconoscenza? – Lègionaires? Qu’est ce que c’est que ces gens là? Des canailles!. – Canaglie! 

Erano trascorsi mille anni da quando orde di predoni arabi provenienti dal Riff del Marocco erano giunti a razziare in Monferrato, accampandosi nelle grotte sotto il colle di Moleto. Ed erano trascorsi 35 anni da quando il nostro Bigin, partito da quelle stesse colline aveva venduto la sua vita, andando a combattere in Marocco. Avranno trovato pace e riposo le ossa di Bellis-Bellingeri di Frassinello sotto l’ombra accogliente di una palma da datteri?

Recentemente ho reperito su una bancarella uno dei rari volumi di Paolo Zappa intitolato “La Legione Straniera – L’Azienda della disperazione” edito nel 1932. Mi è servito per integrare quanto già scritto su questo argomento dal bravissimo Idro Grignolio alcuni anni fa, resta ancora da scoprire l’identità della bella Marianin. 

Mario Cravino

FOTO. Frassinello nel 1906