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Beethoven e l’Italia

Roberto Coaloa relatore martedì a Morbegno

Martedì 22 settembre, a Morbegno, presso l’Associazione culturale Omnibus, in via S. Giovanni, 8, alle 21.00, si ricorda il 250° anniversario della nascita di Ludwig van Beethoven. Lo storico casalese Roberto Coaloa,  che da anni indaga sui rapporti tra il compositore di Bonn e il Bel Paese, presenterà un suo poderoso studio su Beethoven e l’Italia.

Prima che di Beethoven si sapesse qualcosa in Italia, l’unico compositore contemporaneo ad accorgersi del genio di Bonn fu il piemontese Carlo Evasio Soliva, nato a Casale Monferrato il 27 novembre 1791 ma attivo a Milano, dove condivideva con Beethoven lo stesso editore di Vienna: Artaria. 

Soliva dedicò il Grand Trio concertant pour piano, harpe ou deux pianos & alto a Beethoven, che ringraziò con lettera del 9 febbraio 1821 (Soliva rispose con deferenza il 1° marzo). Soliva, poi, dal compositore tedesco ebbe un’eccezionale dedica (l’autografo è oggi conservato al Museo Nazionale di Cracovia, in Polonia, dove Soliva annoverò tra i suoi allievi Chopin), inviata da Vienna il 2 giugno 1824. L’autografo è in italiano, impreziosito da uno spartito dello stesso Beethoven, il canone a due voci Te solo adoro, le cui parole sono tratte da un libretto di Pietro Metastasio (le parole della Betulia liberata, che ispirarono le musiche di Niccolò Jammelli nel 1743 e quelle di un giovane Mozart nel 1771). Il musicista - in italiano - scrive a Soliva: «CANONE A DUE VOCI, SCRITTO AL 2DO JUNIO 1824 PER IL SIGNORE SOLIVA COME SOVVENIRE DAL SUO AMICO LUIGI VAN BEETHOVEN». 

Nell’autografo leggiamo la musica di Beethoven, accompagnata dalle parole di Metastasio («Te solo adoro, Mente infinita: Fonte di vita, di verità») scritte dallo stesso compositore, che annota sopra il pentagramma: «Divoto ed assai sostenuto».

Le parole di questo canone a due voci rappresentano anche una bella curiosità: sono l’unico testo musicato sia da Mozart che da Beethoven.

Nel 1824, reduce da un primo soggiorno in Polonia e in viaggio per Milano, Soliva incontrò Beethoven a Vienna. La sua voce è registrata nei quaderni di conversazione beethoveniani; l’incontro avvenne il 9 giugno 1824.

La Milano della Restaurazione era governata dall’Impero d’Austria e altri intellettuali italiani si accorsero di Beethoven. A Milano, ad esempio, il violinista Alessandro Rolla, che eseguì alcuni brani dalla musica per balletto Le creature di Prometeo alla Scala e, sempre a Milano, la Quarta, Quinta e Sesta sinfonia di Beethoven in concerti privati. 

I rapporti di Beethoven con Rossini e Cherubini furono pessimi. A parte Soliva e pochi altri musicisti, la conoscenza del compositore tedesco è molto limitata in Italia nella prima metà dell’Ottocento. Questo per alcuni motivi: da una parte per il gusto musicale imperante nel paese del melodramma, che prediligeva l’opera. C’era poi un problema di spazi e d’orchestre, che sarà risolto a Torino e a Milano solo all’inizio del Novecento con Arturo Toscanini.

Coaloa ha poi indagato sugli artisti e scrittori italiani che hanno dedicato le loro opere al genio tedesco, in particolare nel fin de siècle, dove Beethoven era davvero à la page. Poi c’è una sapida indagine sul cinema e un’analisi attenta agli interpreti italiani delle musiche del compositore: Arturo Toscanini, Arturo Benedetti Michelangeli e Uto Ughi, interpreti della Nona Sinfonia, della Sonata per pianoforte n. 32, op. 111, e della Sonata per violino e pianoforte, op. 47, Kreutzer.

La prenotazione è obbligatoria: 3355308189 info@associazioneomnibus.com

DISEGNO DI PAOLA BRANCATO