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Guglielmo VIII con Arte e Storia
Giornata di studi al Castello - I 550 anni della Diocesi casalese
Sabato 9 novembre l’Associazione casalese Arte e Storia, nel quadro del pluriennale progetto di Casale Capitale, e, nell’occasione, con il patrocinio del Comune di Casale, della Diocesi e dell’Archivio di Stato di Alessandria, ha proposto al Castello una giornata di studi dedicata a Guglielmo VIII la Diocesi e la città.
La presidente di Arte e Storia, Antonella Perin, ha brevemente presentato l’iniziativa, sottolineato l’importanza che essa riveste, sia per le connotazioni di tipo storico, sia per la concomitante celebrazione dei 550 anni della istituzione della diocesi evasiana, e ha ricevuto i saluti di apertura del vescovo Gianni Sacchi e del sindaco Emanuele Capra che, a vario titolo, sono stati attivi sostenitori dell’evento.
Ha introdotto i lavori la relazione di Aldo Settia, già docente di Storia medievale all’ateneo pavese e presidente onorario del sodalizio, che ha tracciato un nitido profilo di Guglielmo VIII, principe e condottiero, in rapporto simbiotico tra Monferrato e Ducato di Milano, le cui gesta furono esaltate già a quell’epoca da Galeotto del Carretto e Ubertino Clerico. Guglielmo si impegnò anche finanziariamente ad armare una galea per una progettata crociata anti-turca nel decennio seguente alla presa di Costantinopoli da parte del sultano Maometto II.
A seguire, Paolo Rosso, docente all’Università di Torino, si è soffermato sulla figura di Teodoro Paleologo, fratello di Guglielmo, che si formò alla corte di Giovanni IV, forse sotto la guida dell’umanista Antonio Astesano, prima di essere avviato agli studi liberali a Pavia e a Ferrara, per poi tornare allo Studium ticinese e specializzarsi in diritto canonico, disciplina propedeutica alla sua carriera di ecclesiastico. Dopo aver ottenuto numerosi incarichi commendatizi, tra cui la commenda di Lucedio, grazie anche ai buoni uffici della dinastia sforzesca, Teodoro giunse a ricoprire la dignità cardinalizia. Le relazioni diplomatiche di Guglielmo e la crescente influenza di Teodoro nel collegio dei porporati, senza dimenticare il ruolo rivestito nella corte paleologa dalla famiglia dei Tibaldeschi, porteranno alla decisione di Sisto IV di istituire, con bolla del 18 aprile 1474, la diocesi di Casale.
Nel terzo intervento Elisabetta Cannobio e Beatrice Del Bo, entrambe docenti all’Università di Milano, hanno trattato il tema della nascita delle diocesi, sia dal punto di vista della ridefinizione degli spazi urbani, delle competenze ecclesiastiche, dei nuovi confini, con conseguente depauperamento di diocesi più antiche. Per Casale è stata ampiamente illustrata la figura del primo siniscalco di corte, Pietro Tibaldeschi, proveniente da Roma, in possesso di ottimi rapporti con la curia pontificia, divenuto membro del consiglio del marchese e suo principale uomo di fiducia. Il figlio, Bernardino Tibaldeschi, studente di diritto a Bologna, sarà il primo vescovo di Casale e farà dell’attuale palazzo d’Alençon, già residenza del padre Pietro, l’iniziale sede episcopale.
Maria Beltramini, dell’Università di Torino, ha ricostruito una serie di rapporti, ancora in fase di studio, tra il fiorentino Antonio Averlino, noto come il Filarete – attivo nella Milano sforzesca e autore di un celebre Trattato – e gli ambienti umanistici di corte nella triangolazione Milano-Casale-Mantova.
Antonella Perin e Carla Solarino (Arte e Storia), da anni impegnate nella ricerca e con al loro attivo numerosi contributi riguardanti il territorio monferrino, hanno fornito preziose informazioni sui due palazzi che si sono succeduti come residenze episcopali, sulle vicende della evoluzione della Collegiata di S. Evasio, divenuta Cattedrale, tra cui l’enigma di un battistero “sotterraneo” posizionato fuori dal perimetro della chiesa, nell’attuale chiesa di S. Michele.
Infine Massimiliano Caldera, della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio, ha offerto un’analisi dettagliata dei contributi, delle inferenze, delle suggestioni che potrebbero aver influenzato quegli artisti presenti in Monferrato in epoca guglielmina e le cui opere sono perdute, come quelle di Cristoforo Moretti nel Castello di Casale. L’epoca indulge a influssi tardo gotici, pittura provenzale e fiamminga, e a modelli filo-ferraresi, come forse lascia trasparire Francesco Spanzotti, fratello del più noto Martino, negli affreschi della cappella di Santa Margherita a Crea.
A cura della Biblioteca Civica (era presente il direttore Mantovani, ndr) sono stati esposti incunaboli e cinquecentine riguardanti testi storici e cronachistici, testi filosofici, testi religiosi e devozionali, in massima parte riferibili agli anni del secondo umanesimo.
È prevista la stampa degli atti di questa proficua giornata di studi storico-artistici.
Gabriele Angelini
FOTO. Intervento iniziale del vescovo Sacchi, al suo fianco la presidente Perin (f. Cravino)