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Disgrazie in Monferrato (6) di A. Timossi

 Furti, spogliata la Madonna di Crea

Scorrendo l’Archivio storico del giornale, s’è visto esserci solo l’imbarazzo della scelta, per case private e pollai che hanno avuto la disgrazia di subire incursioni ladresche.

Non sono però da meno le visite a chiese, sacrestie, cimiteri. Già nell’aprile 1872, “discreto bottino” nella chiesetta del cimitero di Trino. Nel marzo ‘78 tocca a Piazzano, furto sacrilego, poiché i malviventi rubano “due  calici, due patene, due ostensori e una pisside, tutti d’argento, vuotando le ostie consacrate sull’altare, indi scassinarono il tabernacolo, e ne rapirono i vasi sacri”.

L’elenco è molto lungo. Dicembre ’81 a Rocchetta di Pontestura, dicembre 1911 a Viarigi chiesa di S. Lucia, giugno 1912 a Montiglio, agosto ’12 a S. Stefano di Casale, gennaio ’13 a Montemagno (arrestato l’autore del furto, Felice Ferrero, 44 anni, senza fissa dimora), maggio ’13 a Ottiglio, aprile ’14 al Ronzone di Casale, settembre ’14 a Balzola, novembre ’23 a S. Maurizio di Conzano, settembre ’24 a Pomaro (bottino, “paramenti in seta e cotone broccato e altri paramenti in tutta seta bianca antica, del valore di qualche migliaio di lire”) , luglio ’30 a Bozzole, dicembre ’30 a Ozzano, e cosi via.

Nel novembre ’24 è violato il cimitero di San Giorgio Monferrato, dove i ladri non esitano a scoperchiare alcune cappelle mortuarie, per appropriarsi di lastre di Eternit.

Il bottino più cospicuo è però fatto dai ladri che, nel settembre 1912, spogliano degli ex voto la Madonna di Crea. Con una scala rubata nella vicina cascina di Luigi Meda, entrano, attraverso una finestra, sul palco dell’organo, quindi si calano nel tempio con alcune funi rubate nella stessa cascina. Scassinata con spranghe la cancellata davanti alla cappella della Madonna, rubano tutti gli ex voto: orecchini, spille, catenine, anelli. “A pochi passi vi erano dei quadri del Moncalvo e del Macrino che hanno un valore immenso, bastava che essi ne avessero asportata la tela per vendere detti oggetti d’arte a prezzi favolosi. Ciò non fu”.

A Crea tornano nell’ottobre ’36, ma stavolta sono disturbati nella loro opera, e riescono a portare via solamente un Crocefisso e qualche candelabro in bronzo.

Qualche chicca tra i furti curiosi o di buon livello. Aprile ’75, sparisce la pesante insegna del liquorificio nella via del Teatro di Casale, si pensa ad uno scherzo, ma la refurtiva non è ritrovata. Nel febbraio ’78 “audacissimo furto” con martelli e scalpelli negli Uffici daziari del capoluogo, bottino 7852,77 lire. Sempre a Casale, ripulito di oggetti e denari per 14000 lire (circa 56mila euro), nel gennaio ’80, lo studio del notaio Devecchi. Lo stesso anno, furto con assassinio di una donna, in casa di Stefano Poggio, al Ronzone.

Mistero sull’incursione del novembre ’81, addirittura in casa del cavalier Stoppino,  Procuratore del Re - quello che oggi potrebbe essere definito Procuratore della Repubblica - nel palazzo Pallavicino, finita con misero bottino di cento lire. Il ladro viene descritto come  “vestito di bianco, con fazzoletto alla faccia e lumicino acceso in mano”. Socchiude una porta, “accorre la serva, se non bella, giovane”, che lo conduce in una camera dove un baule dovrebbe contenere soldi e preziosi. Prende un portafoglio ma vi trova solo cento lire! Quindi se ne va, calandosi con una corda a nodi. Modalità strana, perché la corda, esaminata dagli investigatori, dovrebbe avere i nodi stretti, ma non lo sono per nulla. Il cronista da tutta l’impressione di non credere al racconto, già dalla descrizione della “serva giovane” seppur non bella!

Doppia incursione, nell’autunno 1913, nei “Sali e Tabacchi” di Coniolo e Quarti di Pontestura. Maggio ’14, Casale, Piazza Venezia, spariscono nove fasci di tondino di ferro, valore 250 lire, dalla caserma del Genio!

Bisogna andare al 1912 per trovare la prima notizia del furto a Casale di una bicicletta, “macchina” diventata famosa da inizio secolo grazie al Tour de France e al Giro d’Italia, molto pubblicizzata anche su “Il Monferrato” (negozio Fatutto, ndr). La vittima è Luigi Spinoglio, i ladri Mario e Luigi Delonti, fratelli, milanesi. Luigi è arrestato, cerca di scappare, cade da un cornicione, passa dall’ospedale alle carceri! Da qui in avanti, è un involarsi settimanale di velocipedi, valore da 200 a mille lire. Anche dai rivenditori, come succede a Morano Po nel negozio di Giuseppe Finazzi, che nell’agosto 1913 denuncia la sparizione di due biciclette, venti copertoni e quindici camere d’aria, per un valore di 600 lire. La refurtiva sarà ritrovata a San Germano Vercellese e Santhià. Spariranno velocipedi nel Ventennio, anche davanti alla casa del Fascio!

A Moncalvo, settembre ’14, i ladruncoli sono due quattordicenni, già con precedenti penali. Rubano una bici nell’officina di Ettore Bianco ma sono arrestati dai Carabinieri del maresciallo Saffirio. Il giornalista non ha compassione alcuna: “Speriamo che l’Autorità troverà mezzo di internare i due giovani delinquenti in qualche casa di correzione; ciò che sarebbe pure il desiderio dei loro stessi genitori”.

Deve passare qualche anno prima che si trovi sul mercato un lucchetto da bici. Marca “GURI”, “rappresenta la massima sicurezza” recita la pubblicità, ma risulterà facilmente forzabile!

Con gli anni Trenta e l’avvento dell’automobile, i ladri allargano il raggio d’azione. Una delle prime vittime è l’avvocato Peppino Bergante, la cui “Balilla” sparisce dalla via Rivetta di Casale, una sera dell’ottobre ’34. Viene ritrovata qualche giorno dopo, a Settimo Torinese, ribaltata dopo aver centrato un mucchio di ghiaia.

Anche le moto iniziano a circolare e interessare i ladri. Leggiamo su “il Monferrato” del 13 luglio 1935 che il casalese Umberto Marsanasco, recatosi per affari a Vercelli sulla sua “Bianchi”, aveva la sorpresa di non più trovarla dove l’aveva parcheggiata.

Il primo grande colpo nel capoluogo risale al febbraio 1915, quando i ladri ripuliscono l’oreficeria di Emanuele Fornero, in via Trevigi angolo portici lunghi, con bottino di circa ventimila lire. Cinque anni dopo, tocca al “Paradiso delle sarte”, di Candido Saletta, tra piazza Mazzini e la Torre Civica, per un danno di trentamila lire, e pochi mesi più tardi è la volta dell’ottico Colombino, in via Roma, che denuncia furto per quindicimila lire.

Tomaie e pellami per ventimila lire sono il bottino di alcuni dipendenti infedeli che in più riprese, nel 1921, ripuliscono il calzaturificio casalese Sarzano. Sono catturati nel corso di un’operazione congiunta tra la Pubblica sicurezza ed i Carabinieri di Ticineto e Frassineto Po. Recuperata merce per appena duemila lire.

Nel maggio ’25, primo tentativo a Casale di un furto in banca, la Cassa di Risparmio di Torino, nei locali di Palazzo Treville. La banda non riesce a completare il buco e la cassaforte è salva! Riesce invece, nell’ottobre successivo, un maxi furto a Balzola, nel magazzino di stoffe di Francesco Gilardino, per un valore denunciato addirittura in duecentomila lire (167mila euro)! Stoffe per oltre cinquantamila lire spariscono a Calliano, nel novembre ’26, dal negozio di Edoardo Coggiola.

Sempre a Casale, qualche mese prima è stato completamente ripulito il negozio di maglieria di Elvira Merlo, sotto i portici corti, mentre l’anno successivo tocca all’orologeria Sosso (bottino trentamila lire, mancia di duemila lire a chi darà “utili indicazioni sull’identificazione del ladro o sul recupero della Refurtiva”), e all’abbigliamento Cicognani di via Cavour nel ’30. 

Più avanti è cronaca abbastanza recente, i cui protagonisti potrebbero riconoscersi, meglio concludere! Non prima di aver fatto notare che anche per piccoli furti, le condanne sono pesantissime. Nel 1930, i torinesi V. G. e L. T. si buscano quattro anni di reclusione ciascuno, per furto a Isolengo di Castel San Pietro, casa di Maddalena Vedano in Mongiano. Sei mesi di galera nel ‘32 ad Attilio C. di Casale Popolo, per furto di cinque conigli a Vialarda. Un mese e mezzo di sbarre con la condizionale, nel ’34, per Guido C. di Frassineto, reo di aver rubato otto chili di lumache. Quattro mesi e 15 giorni di reclusione, e multa di 675 lire per Giovanni Z., di Ozzano, reo del furto di dodici conigli. Infine, il furto di un salame costa nel 1942 la condanna a otto mesi di sbarre e multa di 666 lire, oltre le  spese processuali, alla casalinga Giuseppina A., nativa di Villanova Monferrato.

Di una pesantezza eccezionale le condanne, nel novembre ’42, per furto di 140 chili di farina, ai danni del fornaio casalese Carlo Decristoforis. Cinque anni, mesi 4, giorni 15 e multa di novemila lire a G.Z di Angelo, da Felizzano; tre anni e mesi 7 e multa di seimila lire a P.A.F. di Vittorio, da San Giorgio. Entrambi residenti a Casale.  

Restano però molti i delitti senza colpevole, e ancora nel 1938 il giornale si fa interprete di un certo malcontento popolare: “A quando la soddisfazione pei derubati e pel pubblico di sapere che finalmente è  stato acciuffato uno dei tanti ladri? Almeno uno!!!”

Pensare che il Ventennio fascista ha in qualche misura imposto forme di censura rispetto alla cronaca nera, per non dare l’immagine di un Paese percorso da ladri e delinquenti vari. In effetti anche “Il Monferrato” riporta proprio in quel periodo sempre più ampie cronache dei processi e delle condanne. Potenza delle direttive dall’alto! Esplicita, nell’agosto ’41, la breve cronaca di un incontro tra i giornalisti della provincia e il Federale di Alessandria: “Dopo di essersi intrattenuto sulle delicate funzioni della stampa impartendo precise direttive ai  presenti sull’opera da svolgere (…) il capo dell’ufficio stampa della Federazione camerata Amilcare Mogni ha impartito ai presenti disposizioni  di carattere interno”!

aldo timossi

FOTO. La statua della Madonna di Crea (part.) in una recente immagine (f. Luigi Angelino)