Notizia »

Francesco Manara: la critica

Avevamo fatto un lancio immediato post concerto di apertura della stagione alla Filarmonica; ecco oggi il pezzo del critico corredato da una foto del pubblico: 

Cosa scrivere di Francesco Manara che non sia parlare della sua rinomata bravura? Perché non ti nominano primo violino di spalla nell’orchestra della Scala se non sei nell’empireo dei virtuosi. Anche al Pubblico dell’Accademia Filarmonica di giovedì 17 ottobre bastano poche note per avere conferma di quello che già sapevano, mica era un caso che i posti di questo concerto fossero sold-out da una settimana, un record per una Casale poco abituata a pagare, anche se poco, per la musica. “Era da tempo che non si vedeva la sala della Filarmonica così piena” dichiara orgogliosa la sua presidente Serena Monina. Il che fa ben sperare per il proseguo della stagione diretta da Sergio Marchegiani.

Il compianto Mario Patrucco, critico musicale, esperto di liuteria che è stato direttore artistico di questa Accademia, sarebbe stato in grado di raccontare la bellezza e la tecnica di ogni gesto di Manara. Noi, avendo meno competenza, parleremo di quanto la bravura vada in pari con la simpatia, qualità non scontata per un musicista di rango e che incide non poco sulla performance. Manara conquista tutti anche solo entrando in uno sciccoso Tangzhuang damascato giallo, la tipica giacca cinese che non avendo colletto risulta comoda a un violinista. Dopo la terza sonata di Bach e la Sesta di Ysaye sul programma compaiono i classici tre asterischi. “Ma volete mica fare l’intervallo? - chiede retorico - Io posso continuare!” E nel tempo di bere un bicchier d’acqua torna con una camicia identica ma rossa. “E’ la stessa rivoltata”, confessa. Manara, rapido e instancabile: nel 2018 ha eseguito nell’arco di 24ore le 10 sonate per violino e pianoforte di Beethoven, nel 2019 tutte quelle di Mozart in poco di più, ma lo stakanovismo non è fine al virtuosismo: sta solo facendo la cosa che gli piace di più. Quale artista augura al pubblico non “buon ascolto”, ma “buon divertimento”? E’ chiaro che ad ogni arcata vuole renderci partecipe della sua gioia e certo non lesina nei bis, mentre il pubblico è in piedi ad applaudirlo con il sindaco Emanuele Capra in prima fila. Dopo il primo, un pezzo brillante di Kreisler, qualche spettatore fa per mettersi il cappotto, lui li blocca: “Ma no, non andate, faccio ancora una cosa di Wieniawski, dura solo due minuti”

Con una personalità del genere ovvio che un concerto dal titolo “tutti i colori del violino” si trasformi in un caleidoscopio di eccellenze sonore, mentre il prezioso Amati del 1665 diventa un’orchestra. Troviamo la sacralità bachiana in cui un violino sembra un organo e il contrappunto sfiora l’astrattismo, fino a rendersi monumentale nella Ciaccona della Partita n 2, ci sono i colori del barocco veneziano nell’Allegro Assai della Sonata di Bach, quelli folcloristici e romantici del brano di Ysaye. E naturalmente c’è Paganini, omaggio doveroso quello dedicato all’artista che nel 1836 veniva fatto socio onorario proprio della Filarmonica. I tre Capricci scelti da Manara sono il n 5, il n 13 e il celeberrimo n. 24 che già da solo con i suoi pizzicati alla mano sinistra è l’Everest delle quattro corde. “Proprio Paganini dovevate fare socio onorario!” celia Manara prima di affrontare e vincere anche questa sfida, continuando a divertirsi.

Alberto Angelino

(foto Giulia Sirolli)

ULTIME LUNEDI' MATTINA DA MARCHEGIANI. 

Anche il secondo appuntamento di Musica in Filarmonica - il recital del pianista francese Yves Henry che si terrà il 1° novembre - è da stamattina tutto esaurito con 11 giorni di anticipo.
Restano solo i posti nel Salone d’onore per i soci del Filarmonica e, per chi verrà la sera del concerto, i postinella Sala Carlo Alberto a prezzo ridotto (come per Francesco Manara).