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Karl Marx e i legami con Vidua
di Roberto Coaloa
Oggi, presso la Karl-Marx-Haus di Trier (Treviri), si tiene un ciclo di conferenze dedicato al bicentenario della nascita di Karl Marx (1818-1883), nato a Treviri (città nella Renania-Palatinato, annessa dal 1815 alla Prussia), appunto duecento anni fa: il 5 maggio 1818. Si inaugura anche un grande monumento dono della Cina.
Tra i partecipanti, lo storico di Casale Monferrato Roberto Coaloa, di cui anticipiamo una parte dell’intervento dedicato ai rapporti tra Italia e Germania all’inizio dell’Ottocento, quando i due Paesi non erano ancora due Stati protagonisti delle relazioni internazionali. Collocando il personaggio Marx nel suo contesto storico si scopre un lato sorprendente del giovane filosofo, studioso di economia e viaggiatore (un anno prima della morte fece un importante viaggio nell’Africa del Nord), come lo erano i suoi contemporanei: in Germania, Karl Josef Anton Mittermaier (1787-1867) e Alexander von Humboldt (1769-1859), in Italia, Carlo Vidua (1785-1830), conte di Conzano, per Humboldt «Ein viel gewanderter und frei beobachtender Reisender». Il casalese Carlo Vidua, oltre ad essere conosciuto come il più grande viaggiatore della sua epoca, scrisse anche di storia, politica ed economia e fu il primo tra gli italiani ad utilizzare nelle sue lettere il termine budget.
IL GIOVANE MARX E I RAPPORTI TRA GERMANIA E ITALIA NELLA PRIMA METÀ DELL’OTTOCENTO.
Di Roberto Coaloa
Il bicentenario della nascita di Marx è l’occasione per conoscere meglio il filosofo, per troppo tempo relegato a comparsa barbuta, con l’inseparabile amico Friedrich Engels, nel santuario del comunismo, accanto a Lenin e Stalin. Nella vulgata Marx (e ovviamente con lui Engels) appare un personaggio non d’inizio Ottocento, ma la figura principale del comunismo del Novecento. E questo, come vedremo, è il grande errore nell’interpretare chi è stato Marx.
Una prima osservazione: il filosofo di Treviri è certamente l’autore del pamphlet Manifest der Kommunistischen Partei, celeberrimo per il vigoroso incipit (frutto come tutto il testo del “Manifesto” della sua grande penna di letterato, mentre della prima versione di Engels non rimase quasi nulla): «Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi», ma sul comunismo Marx scrisse poco, rispetto a ciò che è più noto tra gli studiosi: il grande critico del capitalismo. Il filosofo, sul capitalismo, scrisse più di trentamila pagine e la sua opera più importante non si chiama Il comunismo o Il socialismo, ma Il Capitale.
Una seconda osservazione: Marx pretese di essere uno scienziato dell’economia, il suo modello era Darwin. In realtà il suo essere scienziato non fu una professione ma il completamento di una vita di studioso titanica e il complemento di una vita disordinata. È quindi, ora, di raccontare chi fosse realmente Karl Marx, cittadino prussiano di uno Stato, quello tedesco, che stava per nascere, come quello italiano, mettendo nel caos il difficile equilibrio europeo nato nel Congresso di Vienna. Ecco, fuori dalla prigione bolscevica, la figura storica di Marx, collocata nel suo tempo (il filosofo nasce tre anni dopo il Congresso di Vienna, concluso a Vienna il 9 giugno 1815, e tre anni esatti prima della morte di Napoleone, avvenuta il 5 maggio 1821), già inizia a poter essere riletta e valutata in modo nuovo. Insistiamo su questo punto: lo sbaglio fatto fino ad ora dagli storici del pensiero e dagli agiografi del filosofo di Treviri, è stato quello di proiettare sulla sua straordinaria vicenda umana e intellettuale gli effetti di eventi politici che lui ha senza dubbio contributo in modo decisivo a mettere in moto, ma di cui non si può certo portare la piena responsabilità morale.
Quindi, se da una parte il contributo di Marx e Engels al comunismo è stato un sistema che dimostra perché il regno dell’uguaglianza non è solo desiderabile e attuabile, ma anche inevitabile (ricorrendo a metodi presi in prestito dalle scienze naturali, che con Darwin avevano preso prestigio nell’Ottocento), d’altra parte la vita dei due amici va collocata in un dato periodo storico e l’immagine che ne viene fuori è più quella di due flâneurs di genio, che amano in maniera incommensurabile le donne e il buon vino. La filosofia di Marx è quella di un giovane hegeliano che non si rivolge a un pubblico di professori. Anzi, come ha notato Gareth Stedman Jones nella sua brillante biografia appena pubblicata in Inghilterra, l’opera di Marx è il risultato dell’opera di un ragazzo del secolo romantico che non si accontenta di descrivere il mondo, lo vuole esplorare e anche cambiare.
Karl Marx nato a Treviri da Henriette Pressburg (1788-1863), zia degli industriali Anton e Gerard Philips, futuri fondatori della Philips, e da Heinrich Marx (1782-1838), avvocato, ammiratore di Voltaire e di Rousseau, fu un giovane studioso, che, nel 1835, su consiglio del padre, si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Bonn, seguendo però i corsi di letteratura di Wilhelm August Schlegel.
Il giovane Marx realizzò non un partito comunista ma una vita bohémienne, avant la lettre, tipica dei romantici tedeschi, alla quale si mescolano anche forme di opposizione politica (Marx è contemporaneo del tumultuoso Richard Wagner, che nel 1849 scrive L’arte e la rivoluzione). Il filosofo di Treviri è anche protagonista del duello di rito fra le matricole universitarie, trascorrendo anche un giorno in prigione per ebbrezza. Famosa una lettera di Engels del periodo: «Marx conto su di te per il vino». Marx sposò la più bella ragazza di Treviri, la figlia di un barone. Con lei, Johanna Bertha Julie "Jenny", Freiin von Westphalen (1814-1881) condivise una vita originale e drammatica per certi versi. Alcuni figli della coppia morirono appena nati, Jenny (1844-1883), morì qualche mese prima del padre; le figlie Laura (1845-1911), moglie del socialista francese Paul Lafargue, e Eleanor (1855-1898), sposata con il socialista inglese Edward Aveling, moriranno entrambe suicide. Marx morì a Londra il 14 marzo 1883, due anni dopo la sua “baronessa”.
[…] All’epoca di Marx, i rapporti tra Italia e Germania (due Stati non ancora unificati, “perturbatori” delle relazioni internazionali fissate al Congresso di Vienna) erano molto stretti da un punto di vista culturale. Gli studi storici, i viaggi per il mondo, fatti non all’inglese da «turista» (diceva Vidua con immensa sprezzatura), ma fatti come esploratori, erano condivisi dall’élite politica e colta dei due Paesi. Gli scritti che uscivano negli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento, a Heidelberg o a Torino, descrivevano un piano politico di risorgimento nazionale. Inoltre, il tentativo di svecchiamento e sprovincializzazione della cultura italiana e tedesca passava per i romantici dei due Paesi attraverso il viaggio, sentito come «modo di promovere le cognizioni» (tema di un’opera molto dibattuta in Italia e in Germania: Dello stato delle cognizioni in Italia, di Carlo Vidua). Un filo sottile unisce i nomi, ad esempio, di Karl Josef Anton Mittermaier (1787-1867) e quelli di Cesare Balbo (1789-1853), Alexander von Humboldt (1769-1859), Carlo Vidua (1785-1830), per Humboldt «Ein viel gewanderter und frei beobachtender Reisender», Gian Domenico Romagnosi (1761-1835) e Federico Sclopis (1798-1878). L’economia, romagnosianamente intesa, era un tema importante, decisivo anzi, per realizzare l’indipendenza del Paese, trovando delle ragioni molto pratiche, quelle economiche. Erano delle motivazioni di carattere economico, ad esempio, ad unire i tedeschi della Baviera con quelli della Prussia o gli italiani del Piemonte con quelli della Lombardia. Questo è l’ambiente culturale che assapora il giovane Marx, cittadino prussiano, che vorrebbe essere un prussiano dotto come il viaggiatore Alexander von Humboldt o un pensatore che rivoluzioni l’economia, come Darwin, vero rivoluzionario del pensiero dell’Ottocento. Marx fu un genio e un sognatore. Fu anche un profeta: le sue previsioni si sono oggi avverate. Marx teorizzò che il sistema capitalistico impoverisce le masse e concentra la ricchezza nelle mani di pochi, causando come conseguenza crisi economiche e conflitti sociali tra le varie classi. Le sue analisi sono ancora più pertinenti oggi di quanto non fossero all’epoca in cui scriveva. Quello che ai suoi tempi era un sistema economico dominante solo in un piccolo angolo del mondo ora si estende su tutta la terra. Marx è stato uno studioso attento alla miseria del proletariato industriale e questo fatto ce lo fa amare più degli autori di Germinal, Oliver Twist, Les Misérables e anche del vecchio Tolstoj, che nei suoi ultimi scritti ricordò sempre gli “ultimi”. Le opere di Marx, insomma, come quelle di Zola, Dickens, Hugo e Tolstoj non sono nate certamente dall’immaginazione degli autori…
Questo fu Marx e la Rivoluzione russa, da lui non prevista (e non vista), fu una tragedia per il popolo russo e l’inizio della sanguinosa dittatura di Lenin. Il marxismo, però, fu un’altra cosa…