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Domenica al Municipale
VIDEO - Il compleanno di Bonfanti festeggiato in concerto
Un teatro pieno come non si vedeva da tanto tempo, Paolo Bonfanti in grande spolvero con una band capace di fare scintille, un pubblico che segue, applaude, canta.
Un teatro pieno come non si vedeva da tanto tempo, Paolo Bonfanti in grande spolvero con una band capace di fare scintille, un pubblico che segue, applaude, canta. Non sapremo mai se questo concerto, nato per i 60 anni del bluesman genovese, sarebbe stato diverso un anno fa, quando il Covid l’ha bloccato sul nascere. Ma certo, proposto per i 60 + 1 domenica 14 novembre, si è caricato di una commozione che lo stesso Bonfa fa fatica a mascherare tra aneddoti e battute.
I motivi per una lacrimuccia sono molteplici: siamo qui per beneficenza, non manca mai nei concerti di Bonfanti, e questa volta il partner è AVIS, così prima del concerto salgono sul palco il presidente AVIS Casale, Gabriella Bionda, e Lauro Luppi di AVIS Ferrara; siamo qui per presentare un album: Elastic Blues, che se n’è fregato della pandemia ed è uscito in pieno lockdown, doveva essere un regalo di compleanno è diventato il racconto di una vita in musica, mentre proprio la musica diventava una attività non necessaria; infine siamo qui anche per commemorare chi in quest’anno ci ha lasciati e per questo Bonfanti intona “We’re Still around” (siamo ancora in giro) per Piero De Luca, bassista dei Big Fat Mama. “La registrazione di questo pezzo su Elastic Blues è stata la sua ultima traccia, ma Piero gira ancora con noi nel nostro cuore”.
Non è l’unico, il chitarrista ricorda Giulio Garavana, Filippo Castore e Andrea Marti, ma c’ un altro motivo per far diventare la commozione contagiosa: a molti sembra di essere tornati indietro nel tempo, ai concerti di Bonfa che ogni anno riempivano il Municipale. Un appuntamento fisso nella sua città adottiva per concludere una tournée e un nuovo lavoro. Per un pomeriggio dimentichiamo la quarta ondata e che portiamo tutti una mascherina e ci godiamo la folla di artisti sul palco. Un supergruppo con il cuore della Bonfanti Band (Alessandro Pelle, Nicola Bruno, Roberto Bongianino), coadiuvati da un ospite di lusso come Aldo De Scalzi alle tastiere e dietro di loro quella sezione fiati (Alberto Borio, Simone Garino, Daniele Bergese ed Igor Vigna) che finalmente ci fa ascoltare Elastic Blues con quel micidiale tiro funky con il quale è stato concepito. Su tutto domina una nota di colore jazz che è la tromba di Giampaolo Casati.
La scaletta è praticamente l’intera track list del nuovo album, ne abbiamo parlato a lungo su Il Monferrato, sia in occasione dell’uscita, sia della prima presentazione dal vivo con un concerto più intimo, ma altrettanto “energetico”, ad agosto nel cortile del Castello. Certo in un teatro pieno le canzoni diventano un'altra cosa. Bonfanti sceglie di aprire con i pezzi più genovesi: (Sciorbì/Sciuscià, Fìn De Zugno, A O Cantu, dedicato al suo quartiere natale di Sampierdarena), poi fa nutrire i pezzi più Rock, come Don't Complain, dell’energia del pubblico. Il riflesso dell’occhio di bue sulla chitarra acustica rende ancora più struggenti ballad come ‘The noise of nothing’, una canzone che ci riporta al silenzio della primavera 2020.
Dopo due ore sono ancora lì a suonare e la fine del concerto si intravvede solo perché Bonfanti ringrazia una sterminata platea di amici che lo hanno sostenuto, suonando con lui, sponsorizzando il concerto, venendolo a vedere questo pomeriggio. “C’è anche mia mamma, ormai sono rimasti lei, Keith Richards e la regina Elisabetta ad essere inossidabili”. La lista di ringraziamenti dura più o meno quanto un suo brano e comprende nomi da una ventina di provincie diverse di tutto il Centro Nord, di inossidabile non c’è solo la signora Bonfanti.
Applausi per l’ultima canzone in scaletta, ma si sa che è una finta: il tempo di indossare la maglietta 60+1 per i bis e sono di nuovo tutti sul palco. Prima per intonare “tanti auguri” e poi, nella migliore tradizione della Bonfanti Band, per un bel funkone finale che invita tutti se non a ballare quanto meno a provarci: è un brano di Archie Bell & the Drells che si intitola Tighten up (stringiamoci): più che un invito un auspicio. Chissà come saranno i 60 + 2.