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Sala Cattaneo a Pontestura
China e metallo: le creature irreali di Colombotto
Nove chine e nove xilografie, non le prime il risultato delle seconde, si incontrano in un dialogo speculare
Seconda domenica di apertura dell’inedita esposizione tematica di lastre xilografiche e chine dal titolo “Inchiostro e Metallo” del maestro Enrico Colombotto Rosso, allestita dall’Assessorato comunale alla Cultura nella Sala Cattaneo del Palazzo Municipale di Pontestura.
Nove chine e nove xilografie, non le prime il risultato delle seconde, si incontrano in un dialogo speculare che rimanda al mondo fantastico del Colombotto Rosso, fatto di personaggi e di animali altrettanto fantastici. La serie di carte a china è popolata da una raffinata entomologia che racchiude, prevalentemente, insetti dotati di una irreale espressività umanoide. Le lastre, tutte libere dalla consueta biffatura, ovvero dal taglio profondo che ne segna la fine della matrice per impedirne l’ulteriore utilizzo, e abilmente restaurate da Paolo Gili del Laboratorio Mnemosyne Servizi di Torino, rappresentano un unicum dell’espressività artistica del maestro pedemontano.
La xilografie è una tecnica di stampa e di produzione artistica in serie molto antica. Originariamente, veniva fatta su legno; col tempo, si preferì ricorrere al metallo. La superficie delle lastre metalliche veniva coperta da una sostanza bituminose, sulla quale, munito di punteruolo, l’artista incideva un disegno rimuovendone la sostanza nera. In seguito, il supporto metallico veniva sottoposto a cicli di acidatura che andavano ad abradere il metallo, in corrispondenza dei solchi definiti dal punteruolo. Al termine del ciclo di acidatura, veniva rimosso lo strato bituminoso per apprezzare l’incisione su metallo. La superficie, poi, veniva nuovamente trattata e, successivamente, veniva distesa la china per la stampa. L’inchiostro restava all’interno delle scanalature, per poi passare sotto un torchio e venire impresso sulla carta.
Ad inaugurare “Inchiostro e Metallo” domenica 25 ottobre, il vicesindaco Massimo Coppo insieme a Milena Zanellati alla presenza del restauratore Gili, il quale ha offerto un prezioso contributo tecnico e storico, per una visione maggiormente completa e consapevole delle opere del Colombotto Rosso. L’appuntamento è stato anche occasione per visitare la magnificenza della impattante personale dell’artista monferrino d’adozione, esposta nel vicino Deposito Museale: una sessantina di opere che nell’apparente staticità espositiva, osservano e inseguono il fruitore urlando il sempre attuale dramma interiore inconfessato dell’umanità e, al contempo, sollecitando imprevedibili suggestioni. Tra le tante che vestono e colorano le pareti, spicca un trittico paravento di nudi realizzato nel 1990 ad olio su cartone e sistemato a terra all’ingresso della prima sala.