l cantone di Cioccaro parte del comune di Penango e della parrocchia di Moncalvo si trova diviso in tre fertili colline nel centro delle quali in apice più sollevato si trova la chiesa isolata di S. Vittore, che domina visualmente sulla maggior parte delle loro campagne. Tre cantoni separati e 18 cassinali dispersi comprendono circa 500 abitanti”.
“Il cantone di Cantoglio all’occidente è diviso dalla chiesa per mezzo di due alpestri colli ed una valle intermedia e confina con Penango. All’oriente il cantone di Biletta più frequentato apre la strada al terzo cantone della Bolla, che dalle falde della collina si estende con intervalli sino al piano superiore a distanza di mezzo miglio e più dalla chiesa all’oriente e mezzodì, e da Moncalvo poco men di due miglia, confina con Grana e Calliano”.
Questo il dettagliato profilo di Cioccaro, raccolto da Alessandro Allemano nella “Storia di Penango”, pubblicata dal Comune nel 2004. E’ tratto da una memoria scritta nel 1802 dal vicario, don Celestino Malaterra, esponente di una potente famiglia locale, seguace della causa giansenista e sostenitore di una completa autonomia della vicaria cioccarese dalla chiesa madre di Moncalvo.
L’attuale parrocchiale di San Vittore venne eretta in poco più di due anni di lavori sull’antica chiesa romanica, dove era attiva fin dal Cinquecento la Compagnia dedicata al soldato romano, originario della Mauritania, martirizzato nel 303 sotto l’imperatore Massimiano. Attribuita, senza la certezza della documentazione, a Francesco Ottavio Magnocavalli, dilettante di architettura.
Venne benedetta il 2 ottobre 1762 dal vicario inquisitore, padre Giovanni Crisostomo Chiesa, che aveva deciso la ricostruzione della chiesetta in condizioni precarie.
Nel 1845, abbandonato il progetto dell’ing. Bezzo di sopraelavazione della torre campanaria, pericolante e più bassa della chiesa, il capomastro Cuniberti di Calliano riedificò il nuovo campanile sul lato destro della parrocchiale.
Nelle due cappelle laterali, sono conservate due pale d’altare di Guglielmo Caccia, entrambe restaurate dal Laboratorio Nicola di Aramengo nel 1975. Una raffigura la “Madonna del Rosario con i Santi Carlo, Francesco, Domenico e Caterina”. L’altra la “Madonna col Bambino e i Santi Vittore e Francesco” ricorda nell’iscrizione in latino la committenza di Caterina Biletta, Margherita Patelli, Alesina Cattaneo e la data del 1602. Quest’ultima è, tra le opere della prima maturità del Moncalvo, la più coinvolgente, secondo l’autorevole parere di Giovanni Romano, “per come tenta di conciliare la affettuosità dei protagonisti, cara a Gaudenzio Ferrari, e una nuova etichetta di rapporti formali, velati da una malinconica introspezione”.
Panorami
Puntiamo su Cioccaro in una limpidissima giornata di sole, provenienti da Moncalvo, in direzione Asti. Raggiunto l’abitato lo percorriamo tutto fino alla zona cimitero da cui godiamo un singolare panorama sul colle di Crea da una parte e di Grazzano dall’altra, sotto la piscina di un noto complesso nato come ristorante di alto livello (Sant'Uffizio, Beppe e Carla Firato, due grandi)
Ritorniamo sui nostri passi per imboccare sulla destra un ripido viale che ci porta alla parrocchiale di San Vittore, casualmente e in questo caso, fortunatamente, aperta.
Il titolare della chiesa è raffigurato in facciata nella lunetta sopra il portale settecentesco e all’interno dalla grande statua lignea. Ci accolgono il parroco don Jean-Baptiste Tsogbetsey, che regge anche le parrocchie di Penango, Cereseto e ora anche di Grazzano. Con lui il catechista Carlo Barosso di Cantoglio.
Sono stati appena ultimati i lavori di sfalciatura dietro l’abside, che ci consentono di ammirare sul muro esterno dell’edificio settecentesco l’arco romanico dell’antico portale occluso e gli archetti intrecciati. Di particolare interesse le numerose iscrizioni a graffito con croci e date ottocentesche. Il parroco ricorda che sono necessari fondi per il restauro del tetto del campanile.