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Si apre il sipario
Giovanni Scifoni in un Municipale tutto esaurito per "Frà - La superstar del Medioevo"
Giovedì 13 marzo alle 21

“Frà - San Francesco, la superstar del medioevo”, arriva con un tutto esaurito giovedì 13 marzo alle ore 21 al Teatro Municipale di Casale Monferrato. Protagonista dello spettacolo l’attore Giovanni Scifoni.
Orchestrato con le laudi medievali e gli strumenti antichi di Luciano Di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli, Scifoni si interroga sull’enorme potere persuasivo che genera su noi contemporanei la figura pop di Francesco, e percorre la vita del poverello di Assisi e il suo sforzo ossessivo di raccontare il mistero di Dio in ogni forma, fino al logoramento fisico che lo porterà alla morte, dalla predica ai porci fino alla composizione del cantico delle creature, il primo componimento lirico in volgare italiano della storia, Francesco canta la bellezza di frate sole dal buio della sua cella, cieco e devastato dalla malattia. Il gran finale, il rapporto di fratellanza, quasi di amore carnale che aveva con Sora nostra morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò scappare. E neanche il pubblico potrà scappare da questo finale, incollati alle poltrone del teatro saranno costretti anche loro ad affrontare il vero, l’ultimo, grande tabù: non siamo immortali.
Come è arrivato a questo testo e ci parli del suo rapporto con la Fede
Ho studiato moltissimo, tanti ne hanno parlato, risulta un campo minato. Ho letto tutto quello che potevo leggere sulla letteratura sterminata di San Francesco. Mi sono messo a parlare con tutti i frati che incontravo… Ci ho messo molti anni a redigere questo testo, una prima versione uscita qualche anno fa “Mani bucate” e ora “Frà”. Per quel che riguarda il mio rapporto con la fede? Vado a messa e sono cattolico.
Francesco, santo o superstar?
Ho voluto affrontare il tema di Francesco come performer, l’uomo che incantava le folle con i suoi discorsi…con le sue straordinarie prediche. Radunava migliaia di persone nel Medioevo… Cosa che significa essere superstar. Una volta morto è diventata la figura più famosa di quell’epoca. Mi sono interrogato sul rapporto che aveva Francesco con la fama, insomma aveva un ego smisurato, credo fosse uno dei suoi demoni che combatteva. Ha lottato fino alla fine con la “vanitas”, fino a quando ha compiuto il gesto della grande rinuncia, ovvero lasciando la guida dell’ordine da lui stesso fondato. Ritorna un frate qualunque, compie un gesto potentissimo.
San Francesco, amato da tutti, aveva dei difetti?
Uno dei suoi più grandi difetti stava nel carattere che aveva, non era buono, ogni tanto si arrabbiava ed era burrascoso. Poteva essere mite, ma anche durissimo.
Lo potremmo definire influencer della Fede?
Tutti quanti influenziamo, le persone non devono essere influenzate… Lo definirei un grande artista della fede, un enorme comunicatore, un narratore della Parola di Dio. Mescolava sacro e profano, utilizzava le canzoni cavalleresche, era uno sperimentatore di linguaggi nuovi.
La risata come veniva utilizzata dal “giullare di Dio”?
Si doveva essere allegri. Obbligava i frati a ridere, chi non rideva veniva punito. Tutti ridevano continuamente anche durante le funzioni e allora ha introdotto punizioni per chi rideva troppo… Era un personaggio molto poco classificabile.
Come si inserisce la musica nello spettacolo?
La musica diventa fondamentale. Luciano Di Giandomenico, Maurizio Picchiò e Stefano Carloncelli suonano strumenti antichi e moderni, componendo musiche straordinarie, che partono dalle Laudi medievali, ma si innestano al jazz e al rock progressive. Ci sono dei pezzi che sembrano suonati dal Banco del Mutuo Soccorso. La musica è senza tempo, travalica i secoli come Francesco, un uomo che parla a qualunque epoca.
Come va letta la Parola di Francesco, nel nostro tempo?
La Parola di Francesco va letta come lui ha detto, lui è stato amplificatore del Vangelo. La Parola di Francesco non è altro che il Vangelo.
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