Al Castello di Masino con molte testimonianze monferrine
di Luigi Angelino e Dionigi Roggero
La visita al castello di Masino, a meno di un’ora d’auto da Casale, inizia bene, nella sala degli stemmi sotto quello dei marchesi di Monferrato imparentati con i conti di Masino. In alto un grande stemma di re Arduino e della moglie Berta di Borgogna. Un secondo legame è offerto dalla vicina cappella dedicata a San Carlo con la pala d’altare di Guglielmo Caccia. Ma non è il solo, come vedremo...
Il castello di Masino si raggiunge facilmente in autostrada, direzione Aosta, uscita Albiano. E’ molto conosciuto per la Tre giorni per il giardino, a maggio, espositori e molti visitatori giungono dal Monferrato.
Arrivo, biglietteria, conoscenza con la guida, il volontario Fai Ezio Boux di cui scopriamo l’origine balzolese della mamma (Guaschino).
Il tour prosegue attraversando la terrazza interna del castello verso gli appartamenti settecenteschi. Siamo nella Galleria degli antenati; le pareti sono coperte dai ritratti dei membri della famiglia e attraverso le “didascalie” (e non riusciamo a leggerle tutte...) ecco un Antonio di Valperga governatore di Casale ai tempi di Vincenzo I Gonzaga, Giovanni Giacomo, “imparentato con i marchesi di Monferrato” e Giorgio “barone di Brusasco e Fubine”.
Passiamo al Salone degli Dei dell’Olimpo: grandi figure monocrome che guardavano i signori mentre banchettavano. Al centro un divano ci ricorda quello del Castello di Giarole.
Molto bello l’appartamento della regina che prende il nome da Giovanna Battista Savoia Nemours reggente del futuro sovrano Vittorio Amedeo II. Curiose le tappezzerie in carta cinese.
Lo scalone settecentesco imprezioziosito da ritratti e da arazzi della manifattura di Bruxelles introduce alla lunga galleria dei poeti ideata da Tommaso Valperga, noto come l’abate di Caluso. Grande illuminista non ha dimenticato tra i maggiori letterati italiani un medaglione dedicato a Jacopo Sannazzaro, giriamo subito la notizia al conte Giose, che ringrazia per il libro che sta scrivendo a Giarole sulla storia della sua famiglia nobiliare.
Proseguiamo con il salone dei Savoia importante per la quadreria seicentesca (da amici degli animali ammiriamo un tondo di fanciulla con cane, foto a fianco). Passiamo alle camere degli ambasciatori di Spagna (qui si trova il quadro don dida originale“Facino Cane detto il Terribile…”, Facino capitano di ventura monferrino lasciò il suo terribile ricordo da queste parti come da libro appenna edito dalla benemerita associazione Marchesi del Monferrato), Austria e Francia (vetrinette racchiudono preziose ceramiche).
Poi un salottino etrusco, un gabinetto delle stampe, la camera da letto del vicerè di Sardegna Carlo Francesco II, il biliardo...
Un virtuale (sono un treppiedi...) giro di valzer nel grande salone da ballo conclude la visita interna. Rimane l’esterno cui dedichiamo il pomeriggio. La grande allea di alberi secolari ci porta al labirinto di carpini; ci allarma il cartello all’entrata che indica la lunghezza di un chilometro, ma noi troviamo la scorciatoia. Passeggiamo ancora nell’altro parco che si affaccia sul borgo e la chiesa di Masino, siamo nel lato orientale con palme, rose, cipressi e in fondo un tempietto neo gotico. Un Paradiso.
Il salvataggio del FAI
lI castello di Masino venne ceduto al FAI nel 1988 da Luigi Valperga, dopo la morte della madre, la marchesa Vittoria Leumann. Restaurato negli anni conserva l’Archivio storico e l’importante Biblioteca, voluta dall’abate Tommaso Valperga di Caluso, una delle menti più brillanti dell’Illuminismo, orgoglio di una delle famiglie aristocratiche più antiche del Piemonte.
La balconata panoramica è un luogo memorabile per la vista esaltante sulla catena delle Alpi e sulla carducciana “Ivrea la bella” che specchia le sue rossi torri nella “cerulea Dora”. Di particolare interesse la piccola cappella di famiglia, dedicata a San Carlo Borromeo. Un vero scrigno di arte e di storia.
Domina il piccolo spazio la bella pala d’altare dipinta da Guglielmo Caccia nei primi anni del Seicento con la Madonna e il Bambino tra i santi Ludovico, Francesco e Michele, oltre all’ignoto donatore con lo sguardo fisso sul visitatore. I nomi dei santi, ricorrenti nella genealogia familiare, sembrano avvalorare l’ipotesi che il misterioso committente dell’opera del Moncalvo, realizzata tra il 1605 e il 1608, potrebbe essere quel Carlo Francesco I di Masino, figlio di Giovanni Ludovico scomparso pochi anni prima, nel 1602, che ebbe altri due figli Francesco Ludovico e Carlo.
Al di sopra della pala l’inconfondibile ritratto di San Carlo ricorda l’incontro nel castello di Masino tra il cardinale e Carlo Emanuele I di Savoia, che lo invitò nel 1581 a Torino per venerare la Santissima Sindone. Un’altra importante testimonianza presente nella chiesetta castellana è la lapide di marmo a sinistra dell’altare, compilata da Cesare Valperga di Masino nel 1892. Ricorda la vita avventurosa e la morte, avvenuta nell’abbazia di Fruttuaria a San Benigno Canavese di Arduino, proclamato re d’Italia a Pavia nel 1002.
Le sue spoglie furono trafugate dal conte Carlo Francesco II nel 1764, con l’aiuto della marchesa di Agliè Cristina Saluzzo Miolans, e portate a Masino dove riposano nel piccolo sacello. Si è così avvalorato il mito che faceva di Arduino l’illustre capostipite della famiglia Valperga. Dal 15 febbraio 2002, in occasione del millenario dell’incoronazione e sulla base del rinnovato spirito di pace dell’Anno giubilare, nell’atrio della Cattedrale di Ivrea, dove Arduino sarebbe stato scomunicato dal vescovo di Vercelli Varmondo, campeggia la lapide commemorativa che ha segnato l’atto conclusivo della “Messa di riconciliazione della memoria” celebrata dall’allora vescovo mons. Arrigo Miglio (oggi arcivescovo di Cagliari) nei confronti dell’indomito marchese di Ivrea, prodigo finanziatore di abbazie e santuari mariani, morto monaco e penitente a Fruttuaria.
PER SAPERNE DI PIU'. Il Castello è aperto al pubblico marzo e novembre: dalle 10 alle 17, dal mercoledì alla domenica (lunedì e martedì se festivi). Aprile, maggio e ottobre: dalle 10 alle 18 martedì alla domenica (lunedì se festivo). Da giugno a settembre: dalle10 alle18 da martedì a venerdì (lunedì se festivo), dalle10 alle 19 sabato e domenica. Ultimo ingresso 1 ora prima della chiusura. Tel. 0125 778100
E-mail: faimasino@fondoambiente.it