Alessandrino di origine e figlio d’arte (il padre Bartolomeo aveva già lavorato a Nizza e ad Alessandria), Giorgio Soleri fu attivo per oltre un decennio (1575-1587) a Torino, da poco elevata al rango di capitale dal duca Emanuele Filiberto, il vincitore della battaglia di San Quintino.
Purtroppo la produzione artistica di quegli anni, in particolare la ritrattistica sabauda, è andata quasi interamente perduta e finora l’unica opera di sicura attribuzione è la “Sacra Famiglia con San Lorenzo” realizzata nel 1573 e collocata sul primo altare di destra, di patronato dei marchesi Scarampi di Camino, della chiesa di San Domenico a Casale Monferrato.
Ora le recenti ricerche archivistiche condotte presso l’Archivio di Stato di Alessandria dal ricercatore Carlo Bianchi hanno gettato nuova luce sugli artisti della famiglia Soleri, Bartolomeo e i figli Angelo Raffaele e Giorgio, di cui sono emersi i contratti per la fornitura di due ancone lignee e di una tela destinate alla parrocchiale di San Salvatore.
«Il San Michele del terzo altare destro della parrocchiale di San Martino, a San Salvatore Monferrato, era nel 2007 una tela ancora sporca e offuscata anche se di evidente qualità. Appena all’inizio della pulitura (restauro di Veruschka Proto, Caresanablot) da sotto i resti di un’ala che spuntava dalle nuvole, è emersa tutta intera la figura del diavolo, prima invisibile. Non un diavolo qualunque, un generico mostro compresso al suolo e poco visibile […], ma un grande nudo maschile di impeccabile anatomia, solo munito i piedi e mani unghiate, baffi da gatto, e delle classiche orecchie lunghe e piccole corna caprine». Così scrive Alessandra Guerrini nel saggio “Un San Michele di Giorgio Soleri a San Salvatore Monferrato”. E poco dopo aggiunge: «Ma forse l’aspetto più curioso di questo dipinto è proprio la sua iconografia, così particolare da aver provocato una rapida cancellazione della figura del diavolo, e la probabile apposizione, in contemporaneo, dei due angioletti in alto, entrambe avvenute in antico (forse al momento della collocazione nell’attuale altare in stucco, datato 1677). Il demonio i San Salvatore è insieme umano e animalesco, a ricordare ai confratelli disciplinati che il male è qualcosa di molto vicino all’uomo […], Il San Michele di Soleri, pittore ben più disciplinato non ne ha bisogno: a fine Cinquecento, in un raro momento di pace e relativa prosperità economica, il diavolo fugge spaventato con la coda tra le gambe, e supplichevole, inutilmente munito di un elegante forcone, più attrezzo da focolare che da tortura».
E allora non resta che attendere la comunicazione ufficiale, a firma di Fausto Miotti, Carlo Bianchi e Carlo Prosperi (curatore della trascrizione dell’atto notarile), corredata dal testo del contratto e dalle note archivistiche, di imminente pubblicazione sulla “Rivista di Storia, Arte ed Archeologia per le Province di Alessandria e Asti”.
Dionigi Roggero
AFFRESCHI E STUCCHI
Quando facciamo questo ‘Viaggio’ via Panza è di nuovo chiusa al traffico e per viette arriviamo alla cattedrale. Cinque minuti in più ma ne vale la pena perchè troviamo ad attenderci il restauratore Giovanni Bonardi che ci accende tutte le luci e ci fa da cicerone. Prima tappa sul fondo della navata sinistra dove sono venuti alla luce i resti di un grande affresco, un Battesimo di Gesù, gli esperti lo hanno attribuito a Guglielmo Caccia, il Moncalvo che in questa chiesa molto lavorò e lo attestano quadri splendidi come nella cappella del Rosario. Bonardi e Francesca Regoli stan conducendo, con contributo CrAl, un lavoro notevole, hanno in questi giorni finito i restauri a tutte le cappelle della navata sinistra mettendo in luce anche stucchi raffinati e curiosi come quello che sotto una Madonnina, in alto, mostra un leone ruggente
Luigi Angelino