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Il rilancio del commercio e quell'isola davanti al ponte sul Po...
Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Stefano Laugelli e Matteo Miceli di Casale Futura in merito al rilancio della città e alle proposte di intervento per il territorio casalese.
Basta una breve passeggiata in via Roma per cogliere in tutta la sua interezza la grave crisi economica e commerciale che si è abbattuta sul nostro territorio. A fronte di chi esalta una presunta ripresa del centro commerciale naturale, ci sentiamo di evidenziare la poca precisione di tali affermazioni. Attraverso una piccola raccolta fotografica, abbiamo constatato che solo nelle vie centrali non bastano le dita delle mani per contare esercizi commerciali chiusi, mentre altri affiggono già il cartello “vendesi” o “affittasi” come ad annunciare l’imminente chiusura. E, a fronte di qualche negozio riaperto, ne chiudono almeno il doppio!
È arrivato il tempo di affermare con forza l’emergenza e di fronteggiarla con tutti i mezzi disponibili, tra i quali sicuramente non può rientrare la pubblicità social sul presunto rilancio della città. Ci permettiamo di consigliare un approccio sistematico di aiuto agli imprenditori, simile a quello legato alle ristrutturazioni, e a tutti coloro che vogliano aprire un esercizio commerciale nel centro storico, magari con la concessione, per i primi anni di attività, di una tassazione ridotta e di una maggiore flessibilità per quanto riguarda la normativa comunale. Ciò che preoccupa, però, è che questi numeri non riguardano solo via Roma e il centro storico, ma tutta la città. Sottolineiamo che manca, ancora, un piano accurato di ripresa delle periferie cittadine e che, soprattutto nelle zone industriali, da Oltreponte a Strada Valenza, si assiste a uno spettacolo catastrofico con moltissimi edifici e capannoni che appaiono vuoti e diroccati.
Il tutto ha come risultato, oltre alle brutte impressioni dei turisti che non possono solo stare on the river, il rigetto da parte di grandi gruppi privati ad investire nel nostro territorio con conseguente perdita e diminuzione dei posti di lavoro. I cento giorni sono passati e gli obiettivi promessi entro tale scadenza non sono stati raggiunti se non in piccolissima parte, come noi abbiamo già avuto modo di spiegare in un precedente articolo.
La nostra speranza è che, almeno sulle questioni principali, pensiamo fra tutte all’isola davanti al ponte sul Po che avrebbe già dovuta essere eliminata da qualche mese, si percorra la strada di una maggiore serietà e responsabilità negli annunci. Cosa sarebbe successo, in termini di opinione pubblica, se si fosse abbattuto sull’asta del Po la stessa tempesta alluvionale che ha colpito il Basso Alessandrino? Pacta sunt servanda, dicevano i latini, e le questioni della difesa idrogeologica del nostro territorio vengono prima di qualunque discussione politica, prima di qualunque schieramento! Ricordiamo che la tragedia dell’alluvione di Alessandria precedette di poco quel che avvenne in seguito nella nostra città e che nessuno oggi in Italia può dichiararsi tranquillo di fronte alle trasformazioni radicali del clima.
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