A un'ora di volo - Collegamenti Casale-Cannes: storici e aeronautici - Dalla scrittrice Cappellano
di l.a./d.r.
‘‘A un’ora di volo da Casale’’ si arricchisce di due mete una sorvolata e una provata...
Rullaggio dal Cappa alle 9.45 di venerdì su un Piper Pa28 quadriposto, il pilota Matteo Conti imposta le frequenze radio: Casale 118.35, Genova 116.90, Albenga 420.
La meta è Cannes, 114 miglia; Linate controllo autorizza subito il decollo e scorre in un attimo San Germano con dietro l'aguzzo campanile di Terruggia, poi Montalbano, p Conzano, Acqui Terme, saliamo a 4.500 piedi per sorvolare il Cadibona (la Bocchetta di Altare, ultimo comune del vecchio marchesato del Monferrato) da cui vediamo il mare (ore 10,20), sotto di noi un grande elicottero Agusta.
Scendiamo a 2.000 piedi su Savona annunciata dalle alte ciminiere della centrale elettrica (quella dei vagoncini sull’autostrada).
Dieci minuti dopo siamo su Albenga e vediamo nella vicina valle l’aeroporto di Villanova D’Albenga.
Sono le 10.30, non atterriamo ma è la dimostrazione che in quaranta minuti -e anche meno- si può raggiungere un punto nodale per le spiagge della Riviera di Ponente evitando code sull’autostrada o stop per incendi.
Infatti il nostro Matteo riceve l’ordine dal controllo di portarsi al largo per non intralciare l’opera di spegnimento di un grosso incendio nella zona di Andora ad opera dei Canadair (che vediamo).
Rientriamo sulla costa alle 10,40 dopo Imperia, individuiamo Sanremo (non si può sbagliare col grosso vulnus di Porto Sole davanti ai giardini di Comune e Villa Ormond).
Alle 10,55 ecco Bordighera e si passa sotto la frequenza di Nizza (20.85). Da 500 piedi Monaco sembra New York (grattacieli), c’è una grossa nave in rada.
Scendiamo su Nizza e alle 11,10 le isole di Lérins annunciano Cannes, si può quasi toccare il forte Royal del Vauban (l’architetto del Re Sole, attivo anche a Casale per cittadella e castello), famoso per aver ‘‘ospitato’’ la prigionia della Maschera di ferro (Ercole Mattioli, altro legame: aveva guidato -1678- le pratiche segrete per la vendita della Cittadella). Il forte è all'isola Santa Margherita divisa da un canale (barche e barche) dalla Saint Honorat (dove un giorno andremo a cercare il liquore dei cistercensi chiamato Lerina).
Torniamo in diretta. Il pilota Conti riceve l’ok da Cannes, lo slot tra il traffico (intenso) con l’ordine di scendere sottovento.
Atterraggio alle 11,20 e lungo rullaggio fino al parcheggio. Ritorno (a piedi) alla torre tra un laghetto con ninfee. Le due segretarie sono efficienti e carine.
In taxi in un attimo siamo alla Croisette, la famosa passeggiata a mare con alberghi lussuosi, il Municipio (il monumento ai Caduti è abbellito da composizioni floreali a mo' di bandiera) e il palazzo del Festival e dei Congressi. Una scoperta alla chiesa di Notre Dame: la grande lapide napoleonica (vedi articolo prof. Roggero).
Siamo anche alla ricerca di un collegamento con il noto commediografo Armand Gatti che studiò al seminario di Saint Paul alla periferia della città. Nulla sanno all’ufficio turismo (anche qui impiegate gentili, eleganti e carine), un po’ di più l’anziano taxista che ci riporta in aeroporto. Il seminario è stato frazionato in condominio. Gatti è originario di Cerrina, rendemmo omaggio insieme a lui alla tomba della madre Letizia (Viaggio d’autore di martedì 24 maggio 2005).
All'aeroporto, alla sala vip, Nizza autorizza Conti allo stesso percorso di rientro. Secondo via dall’elica alle 15,05, lungo rullaggio tra gli executive (mai visti così tanti) e decollo dalla seconda pista alle 15,20; c’è molto vento che il pilota affronta con bravura. E' uno spettacolo rivedere le nostre isole davanti a Cannes con tantissime vele nel canale che le separa.
Alle 15,45 entriamo nello spazio aereo italiano in cinque minuti siamo a Sanremo, poi Albenga, Savona, Acqui e Casale (16,30) tra nubi che annunciano (finalmente) l’arrivo della frescura.
NAPOLEONE: DALL'ELBA A CANNES
Napoleone fuggì dall’isola d’Elba il 26 febbraio 1815, dopo un ballo di Carnevale in onore di Paolina dato al Teatro dei Vigilanti di Portoferraio (si veda il viaggio d’autore pubblicato il 22 luglio 2011), imbarcandosi segretamente con i suoi fedeli generali Bertrand, Drouot e Cambronne sul brigantino imperiale l’Incostant, armato con ventisei cannoni. Era scortato da altri velieri, tra cui l’Étoile e la Caroline, armati di bombarde, e di quattro piccoli battelli che imbarcavano un migliaio di soldati della vecchia guardia e alcuni cavalli. E quando, nel primo pomeriggio del 1° marzo, il marinaio di guardia gridò: “Terra!”, l’imperatore lo fece chiamare e gli regalò tutto il denaro che aveva con sé. Quell’episodio, lontano ormai quasi duecento anni, viene ricordato ogni anno ai primi di marzo da una serie di manifestazioni sulla spiaggia di Golfe-Juan, dove avvenne il celebre sbarco, quando la rada era ancora un porto naturale con poche capanne di pescatori a poca distanza da Cannes.
Il 1° marzo 1815 segnò l’inizio di una pagina indimenticabile della storia francese: la sbalorditiva e leggendaria epopea dei Cento Giorni che il grande scrittore francese Stendhal così ricordava nella “Vita di Napoleone” (Garzanti, 1999), iniziata nel 1817 e mai ultimata, pubblicata postuma dall’amico Romain Colomb con molte omissioni recuperate nell’edizione critica.
“Il pomeriggio del 28 febbraio, fu avvistata Antibes e il 1° marzo, alle tre, la flottiglia gettò l’ancora nella baia. Un capitano e venticinque uomini furono inviati a impadronirsi delle batterie che potevano dominare la zona di sbarco. Questo ufficiale, vedendo che non vi erano batterie, decise di propria iniziativa di marciare su Antibes. Vi entrò e fu fatto prigioniero. Alle cinque della sera, le truppe presero terra sulla costa vicina a Cannes. L’imperatore fu l’ultimo a lasciare il brigantino. Si riposò un poco in un bivacco preparato nel mezzo di un praticello circondato di uliveti, vicino al mare. I contadini mostrano ora agli stranieri la piccola tavola sulla quale egli consumò il pranzo”.
Di quel breve soggiorno resta il ricordo in una lapide collocata il 1° luglio 1932 a Cannes sulla parete laterale della chiesa di Notre Dame de Bon Voyage in occasione dell’inaugurazione della “Route Napoleon”, un itinerario di 57 km. che collega la Costa Azzurra alle Prealpi meridionali.
In marcia verso Parigi per riprendersi il titolo, il generale e le truppe che lo accompagnavano, evitarono Marsiglia e Antibes, rimaste monarchiche, attraversando Grasse, oggi capitale mondiale dei profumi, poi Digne, ricercata località termale, fino a Grenoble, nel cuore dell’Isère. L’evento suscitò clamore e meraviglia in tutta Europa e la Francia si divise subito tra realisti e bonapartisti. Simbolo della rinascita primaverile furono le violette che il popolo agitava sempre al passaggio dell’imperatore, proprio perché come lui anche quei fiori tornavano a spuntare inaspettati in freddissimo mese di marzo sullo chemin de Napoléon. Ma il volo dell’Aquila, durato tre settimane e concluso con l’ingresso a Parigi e la fuga del re, fu l’inizio dell’ultima disperata avventura culminata nella terribile disfatta di Waterloo.
DALLA SCRITTRICE ELENA CAPPELLANO RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
-AEREI-
Da Nizza, che è un po’ la mia città perchè lì viveva mia nonna a casa della quale sono andata per la prima volta quando avevo tre anni, lì erano le mie zie, lì sono oggi i miei cugini paterni ( ne ho di tre generazioni), lì ho un piccolo “studio”, sempre nella zona che conoscevo bene perchè ci andavo quando passavo a Nizza qualche vacanza più o meno breve, non manco mai di fare una puntatina a Cannes. Ci vado quasi sempre nei giorni del Festival, per annusare l’atmosfera che in quel periodo diventa allegra e febbrile.
Ma non mi è mai passato per la mente che ci si potesse arrivare in poco più di un'ora di aereo da Casale, come invece hanno fatto i miei amici Dionigi e Luigi.
La notizia del loro volo a Cannes ha fatto affollare alla mia mente tanti ricordi.
Parecchi anni fa, un altro amico mio che si chiamava Gustavo (gli piaceva volare con l’aereo e anche con l’aliante, e con questo spesso sua moglie volava insieme a lui) e che in realtà era un importante ingegnere Fiat (aveva progettato lui il Fiorino) una volta andato in pensione aveva preso l’abitudine di trasportare persone da Torino a Nizza, e immagino anche a Cannes, su piccoli aerei da turismo.
Poichè conosceva il mio affetto per la capitale della Costa Azzurra capitava che mi telefonasse qualche pomeriggio, mentre stavo ancora facendo lezione di greco: - Vuoi fare un giro a Nizza? Ci devo andare alle quattro e mezza, e in serata saremmo di ritorno. -
Ma non mi è mai stato possibile accettare.
Lui, che ricordo come una persona gentile e spiritosa - alle cene importanti del Club ci divertivamo a ridere delle persone troppo solenni, “mettendo i baffi alla gente”, come ancora anni prima, a Casale, mi aveva insegnato a dire il mio amico Mimmo Pugno - è scomparso presto.
Gustavo fu tradito dalla sua passione per l’aliante: un giorno mi dissero che era caduto per un attimo di vento contrario.
Ricordo di avere pianto molto al suo funerale a Mondovì, dove tanti abitanti si chiamano Gallo, e perciò spesso aggiungono un altro cognome. Lui si chiamava Gallo Orsi.
Anche il grande scrittore francese Max Gallo, Accademico di Francia, mi raccontò un giorno come da Mondovì fossero in passato emigrati i suoi. Anche lui è una persona gentile: legge puntualmente i miei libri che gli mando, e mi scrive sempre a mano il suo commento.
Del Golf Juan Dionigi Roggero parla nel suo articolo a proposito di Napoleone che lì sbarcò per i cento giorni. Così ho ricordato come lì tutto sia pieno dei ricordi dell’Empereur - una volta ho partecipato al brindisi di un’associazione che si riunisce tutti gli anni per l’anniversario dello sbarco -: a lui penso quando giro per il museo del forte di Antibes, così pieno di ricordi, oltre che di opere d’arte..
E mi sembra che da queste righe traspaia la mia invidia per i coraggiosi trasvolatori casalesi.
Elena Cappellano
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