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Risorgimento: lettera del Pellico su Ludovico di Breme -La guerra al Roggione - Le Nature morte del nonno

Il primo nucleo del castello di Sartirana, che con la sua poderosa torre circolare domina l’abitato, risale alla fine del Trecento, quando il borgo fu conquistato da Galeazzo Visconti nell’ambito del rafforzamento militare delle terre di confine. A pianta quadrangolare con il fossato, il cortile interno e le quattro torri angolari, il maniero è un chiaro esempio di architettura viscontea. Fu infeudato nei primi anni del Quattrocento al capitano Angelo Della Porta da parte di Filippo Maria Visconti, che aveva acquisito i domini e le milizie del famoso capitano di ventura casalese Facino Cane, sposandone la vedova Beatrice di Tenda. Nel 1447 alla morte del duca, il castello passò agli Sforza che lo assegnarono, pochi anni dopo, a Francesco Simonetta, detto “Cicco”, il potente ministro ducale accusato di tradimento e fatto decapitare a Pavia nel 1480 da Ludovico il Moro. Sono gli anni in cui fu innalzata la fortificazione e rafforzata la base della grande torre rotonda su progetto del bolognese Bartolomeo Fioravanti, detto “Aristotele”, famoso architetto militare trasferitosi poi a Mosca per la realizzazione del sistema difensivo del Cremlino. Nel 1522 il feudo di Sartirana passò Mercurino Arborio di Gattinara, l’abile cancelliere di Carlo V, scomparso ad Innsbruck nel giugno 1530 all’età di 65 anni. Gli eredi dell’illustre casato dei Gattinara, che acquisirono il titolo di marchesi di Breme e di conti di Sartirana, tennero il castello fino al 1934. Tra loro si distinse in epoca risorgimentale il celebre Ludovico di Breme figlio, nato a Torino (1780-1820) da Marianna dal Pozzo della Cisterna e da Lodovico Giuseppe padre. Discepolo di Tommaso Valperga di Caluso, ordinato sacerdote, si trasferì a Milano nel 1806 come elemosiniere del viceré Eugenio Beauharnais e poi Consigliere di Stato nel Regno Italico. Scrittore e saggista, il marchese di Breme fu un esponente di spicco del primo Risorgimento (aveva anche incontrato Madame de Staël) e l’ispiratore con Silvio Pellico de “Il Conciliatore”, il bisettimanale milanese che si pubblicò a dal settembre 1818 all’ottobre dell’anno successivo quando fu soppresso dalla censura austriaca. Il 13 ottobre 1820 l’arresto di Silvio Pellico concludeva un periodo particolarmente difficile per lo scrittore di Saluzzo, aggravato dalla morte per tisi a soli quarant’anni dell’amico Ludovico (15 agosto), unico punto di riferimento letterario e affettivo dopo la partenza del Foscolo per l’esilio. Dieci giorni dopo la morte del marchese di Breme in una lettera al fratello Luigi il Pellico rivelava con queste tristi parole il forte legame con l’amico scomparso: “Noi abbiamo perduto un cuore eccellente che ci amava molto e l’Italia pure l’ha perduto. Questo vile paese non ha conosciuto Ludovico, non lo poteva conoscere: e mi duole che sia esistita una pianta così egregia in un deserto”. Dionigi Roggero 427-continua. Ultimi pubblicati villa Braccio di Ozzano e Valenza. GLI AUSTRIACI ANNEGANO NEL ROGGIONE DI SARTIRANA Strada provinciale di Valenza, a sinistra, ponte sul Po, due passaggi a livello (uno chiuso) e siamo a Sartirana, una delle perle della Lomellina. Passiamo davanti al teatro intitolato a “Pina Rota Fo” (fummo presenti all’inaugurazione con il premio Nobel Dario Fo, Pina è la mamma di Dario). Arrivo al castello. Un miliare romano anticipa la sua grande storia. Abbiamo assistito alla rinascita dl questo grande complesso e il merito è di Giorgio Forni, medico, nato a Veleggio nel 1947 nel rivellino di quel vicino castello. Forni è anche il responsabile della Fondazione Sartirana Arte che gestisce eventi di livello a incominciare dalla mostra antiquaria (anche qui ricordiamo le prime edizioni e in particolare l'antiquario trinese Alberto Savio tra i fondatori della rassegna per la quale preparava il salone d'onore con arredi d'alta epoca). Tornando a Forni per il suo lavoro (e la sua competenza) è stato “premiato” (ma la mamma non è tanto d’accordo) con la prestigiosa carica di assessore alla cultura a Vigevano Entriamo nelle sale espositive ammirando (ma non è le prima volta) preziosita di nomi come Pomodoro e Consagra e novità come la collezione di Carla Maria Burri, direttrice dell’istituto italiano di cultura de Il Cairo e di Virgilio Forni, nato nel 1889 a Vespolate, nonno di Giorgio, pittore e amico di artisti. “Nel 1952 il nonno da Albisola mi aveva portato a conoscere Picasso, ricordo poco sia perchè avevo cinque anni sia perchè, causa gelato, pativo l’Aurelia ricordo meglio Teresita Fontana la bella modella di Lucio”. Il nonno regalò al nipote nature morte, peperoni per la maturità e e pomodori per la laurea in medicina del nipote. Nel cortile ci soffermiano sullo stemma degli Arborio di Gattinara e Sartirana e sotto l’androne che porta al parco sulla lapide della infeudazione viscontea che il nostro esperto prof. Olimpio Musso da Colle Val d'Elsa così interpreta: ‘‘FYLIP(P)US MARIA DUX M(EDIO)L(AN)I ET CETERA MCCCC XVII” e aggiunge che il 1417 è l’anno in cui, come si legge in Benvenuto Sangiorgio (Cronica del Monferrato, p.308), nacquero “alcune differenze tra Filippo Maria duca di Milano e Teodoro marchese di Monferrato, tra i quali per avanti era stata una gran intrinsichezza e fraternità”. Sullo scalone una bella scritta gotica ricorda soggiorni reali ad iniziare, nel 1848 con Carlo Alberto “il magnanimo”. Uscendo da Sartirana il pensiero -visto che stiamo anche imbastendo un libro sul Risorgimento- va al “Roggione” raffigurato dal Bossoli (Forni ne ha copia) nel corso della Seconda Guerra di Indipendenza con i soldati austriaci che, respinti, annegano nelle acque. Il canale seguì le sorti del feudo di Sartirana; nel 1452 passò a Ciccio Simonetta e nel 1522 alla nobile famiglia degli Arborio di Gattinara, che lo mantennero fino alla cessione allo stato nel 1857. Luigi Angelino FOTO. Il dottor Forni ci riceve all'ingresso del castello; la scritta che ricorda le visite reali e l'incisione del Gonin sul fatto d'armi risorgimentale al Roggione

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Michele Castagnone

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