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La scelta nel campo rimangono due spighe...

Il pudore della formicadavanti al grano nudo

L’Esopo monferrino Zoofavole dialettali raccolte e scongelate, tradotte e commentate a cura di Pietro Giordano Odalengi (31)

 

Il pudore della formica

Passà l’amsun,‘nt al camp j’arman dui spi:jün l’è d’gran biut e l’atr ‘d gran vistì.

J’è ‘na furmìa ch’la sern al sicunde,

ai pirché,

la rspund:«Llu sö ch’l’è mei al gran,

ma cme ch’fass ambrassalu,

s’l’è patàn!?Mi sun ancùra fìae certi robi ai fas mìa».

 

La traduzione

Passato il periodo della mietitura, nel campo rimangono due spighe: una di grano normale (che ha il chicco nudo) e l’altra di farro, detto anche grano vestito (per il suo rivestimento che si richiama un po’ a quello del riso, in quanto va decorticato).Una formica sceglie di portarsi via il farro e si giustifica così: «Lo so che sarebbe meno fasti-dioso avere del grano comune da mangiare. Ma come faccio a prenderlo tra le braccia, se è nudo!? Io sono ancora signorina e certe cose non le faccio».

 

Il commento

Si direbbe una satira-caricatura della cosiddetta «Età Vittoriana», quando (si dice) ricoprivano anche le gambe alle poltrone, affinché non dessero scandalo.


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