Stephan Schmidheiny rinviato a giudizio, ma saranno quattro le sedi processuali. Un'altra batosta per la giustizia?
di Massimiliano Francia
«Stephan Schmidheiny è stato rinviato a giudizio per omicidio colposo plurimo aggravato, ma il processo a carico dell’ultimo proprietario dell’Eternit si terrà in quattro sedi diverse: Torino (il 14 giugno), Vercelli, Napoli e Rubiera». Ad annunciarlo è la presidente dell’AFeVA, Giuliana Busto, appena giunta la sentenza del giudice per le udienze preliminari.
«Al momento è difficile comprendere bene tutta la sentenza appena letta al Tribunale di Torino, che conclude le udienze preliminari, pare che ci siano anche diversi casi prescritti».
E la paura, per i familiari delle vittime, è che questa prescrizione possa esserci anche per gli altri casi tenuto conto della tempistica dei futuri processi.
Nei fatti si tratta di un'altra brutta batosta alla lotta per ottenere giustizia per le morti causate dall'Eternit.
La derubricazione in omicidio colposo plurimo aggravato, che è un reato pesante ma non comprende il dolo, comporta infatti la prescrizione dei casi di Cavagnolo, cosa che avrebbe mantenuto il processo unificato a Torino, e - quindi - lo spostamento della stragrande maggioranza degli omicidi a Vercelli. Solo un paio sarebbero quelli destinati alle altre Procure: due a Torino, due a Reggio Emilia (per Rubiera) e altri due o tre a Napoli per Bagnoli.
Inoltre se per i casi di Torino è già stata fissata una udienza per il prossimo 17 giugno 2017 nelle altre Procure l'iter dovrà ricominciar da capo, commenta Bruno Pesce, Comitato vertenza amianto.
«È chiaro che la cultura giuridica non è ancora matura per digerire il dolo nella criminalità di impresa, anche in presenza di migliaia di morti che non dovevano esserci. È questo il dato più amaro e che induce una riflessione che consegniamo alla società civile, alla politica e alle istituzioni. Inoltre sappiamo che - sia pur a fronte di un reato grave - prima che si arrivi in fondo, per gran parte delle nostre vittime la possibilità di ottenere giustizia sarà preclusa per effetto della prescrizione, che va avanti inesorabilmente a favore dell’imputato. Ecco, è questa la "morale della favola", che dovrebbe far riflettere tutti e portare a provvedimenti conseguenti da parte del legislatore, perché la prescrizione tutela i responsabili e umilia chi subisce il reato».|
Sull'argomento della prescrizione era stata suonata la grancassa all'indomani della cancellazione del primo processo da parte della Cassazione nel novembre 2014, con grandi proclami da parte del Governo. Anche se in quel caso la prescrizione era stata solo il cavallo di Troia che aveva portato a una sentenza favorevole allimputato. Sentenza che avrebbe potuto essere anche di segno opposto, nonostante la prescrizione.
In ogni caso l'istituto che mira, giustamente, a evitare che la lentezza della giustizia di trasformi in una ingiusta persecuzione a vita per gli imputati, non è stato riformato per consentire (come già allora si chiedeva da più parti e come avviene in altri Paesi) che in caso di omicidio venga bloccata al momento del riinvio a giudizio e fino alla conclusione dell'iter giudiziario.
In Italia il tempo non è galantuomo.