"Muntalè l’è pòeù nen granquè: d’antel bas, / ‘t vegghi na ciesa e ‘n castè. // ‘L rest, se ‘t voèli trualu, ‘t devi mnì e ‘nsema a / nujacc, giralu. // Perché Muntalè l’è bel da vivi qui, sensa daji tròp / pejs a lò che ‘t sinti dì”.
Montalero non è poi granchè, dal fondovalle vedi chiesa e castello, se vuoi scoprire il resto, ci devi andare di persona e visitarlo con qualcuno del posto. Questo il celebre adagio del poeta dialettale Renato Marchiò dedicato al piccolo borgo monferrino con l’antico maniero e la chiesa parrocchiale (che ha sostituito quella più antica in prossimità dell’antico cimitero) in posizione dominante sul dimesso abitato.
“Era l’antica cappella gentilizia dei Montalero che nel 1648 la cedettero alla popolazione del paese con atto notarile di donazione, di cui l’archivio parrocchiale conserva parecchie copie, stipulato alla presenza del vescovo pro tempore Scipione Agnelli Maffei. E’ conservata anche la traduzione dal latino ad opera di don Corrado”.
Così scrive Irene Camagna nel volume “Montalero. Il paese, la gente, la storia”, pubblicato dall’Editrice Fondazione Sant’Evasio (Casale, 2002).
Vi è contenuta la trascrizione dell’atto di cessione alla comunità della cappella del castello da parte del feudatario del luogo, Ottaviano Mazzetti, che porta la data dell’11 maggio 1648.
“La chiesa è stata costruita nel 1600; - si legge più avanti - ne fa fede il sepolcreto dei castellani costruito sotto il pavimento della navata centrale con la scritta: Monumentum D. Jo. Petri Montalerij Ac Familiae – 1609”.
E poi aggiunge ancora: “In stile Barocco, ricca di volute, di dorature e di colori, ha nella volta centrale, a cupola, dipinti di Angeli coi loro strumenti musicali secondo l’usanza del secolo; originariamente aveva una sola navata ed era più piccola, fu ampliata allungandola e costruendo due navate laterali per allargarla perché potesse accogliere la popolazione e per avere più altari; fu un lavoro lungo e faticoso durato una quindicina di anni, terminato nel 1851».
Rimaneggiata più volte all’interno, con il rifacimento completo nel 1859 del pavimento a mosaico del presbiterio e due anni dopo di quello della chiesa, l’edificio sacro conserva il ricordo dell’antica destinazione nell’elegante cornicione con drappi a festone ed eleganti volute che racchiudono gli stemmi dorati degli antichi signori.
Di particolare interesse il campanile, a ridosso della cinta del parco del castello e non in asse con la chiesa.
I motivi decorativi in cotto nella parte bassa e lo spessore del muro fanno pensare ad una torre di guardia del maniero, poi sopraelevata con la costruzione della cella campanaria in stile barocco e adattata alla nuova chiesa parrocchiale dedicata alla Natività di Maria Vergine.
Dionigi Roggero
LO STEMMA MARMOREO DA PRESERVARE
Saliamo, nel cielo cupo, dalla statale della Valle Cerrina a Montalero, nei ricordi l’inaugurazione dei restauri del castello (by arch. Castelli) e del ristorante (by Oggiano), il primo con una stella Michelin della zona.
Irene Camagna e Luigi Bertana ci aprono la piccola-grande chiesa parrocchiale di Montalero dove entriamo per la prima volta stimolati da un libro acquistato al mercatino dell’antiquariato di Casale.
Puntiamo subito al sepolcreto ,qwstemmato di inizio seicento al centro della navata, è di pregevolissima fattura, sarebbe da proteggere con un vetro dalle scarpe odierne. Splendidi gli arredi: dal pulpito alle sedie destinate ai celebranti (stile impero). L’aquila bicipite dorata, stemma dei “Montaleri” impreziosisce i capitelli. L’importanza di questa chiesa che oggi serve meno di duecento fedeli (ma una volta erano molti di più) si evince anche dai reliquari, ne ammiriamo qualcuno: di San Francesco da Paola (patrono, che passò di qui), della Croce (ben due), della Santa Spina, di Santa Rosa.
Si evince anche dal paliotto dell’altare maggiore che ci ricorda quelli di San Domenico di Casale firmati da maestranze luganesi.
Nel presbiterio è importante il quadro della Madonna con Santi. Altri quadri raffigurano San Bovone, San Rocco, Sant’Elmidio.
Cappelle sono dedicate a San Luigi Gonzaga e San Francesco da Paola.
Importante anche l’armadione in Sacrestia.
Una chiesa bella e raccolta (se volete visitarla è aperta per le funzioni alla domenica) e lo apprezziamo di più uscendo in un temporale che abbassa l’afa di questa primavera che è già estate.
Luigi Angelino
FOTO. Reliquari, tra cui una stauroteca (contiene la reliquia della croce), lo stemma marmoreo e particolare del paliotto dell'altar maggiore